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Milan-Inter, arrestato capo ultrà in possesso di materiale esplosivo

Trovato un vero arsenale da guerra nell’auto del tifoso rossonero.
A cura di Francesco Ferrara
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Preoccupazione per Milan-Inter: capo ultrà rossonero trovato in possesso di un ordigno

La Digos ha arrestato presso lo stadio San Siro Marco Richetto, capo ultrà 35enne del Commando Ultrà Tigre, uno dei gruppi storici del Milan. L'uomo è stato trovato in possesso di un ordigno esplosivo, giudicato dal potenziale micidiale dagli agenti che lo hanno fermato. Ma non finisce qui. Nell'auto dell'ultrà infatti sono stati anche rinvenuti una mazza da baseball, quattro coltelli ed una bomboletta di spray urticante.

L'uomo è stato arrestato per possesso di materiale esplosivo e violazione della legge sulle armi. Decisamente un brutto segnale in vista di Milan-Inter. Eppure lo stesso gruppo del Commando Tigre si era recato poco prima  a Milanello per sostenere la squadra. La polizia stava procedendo all'autorizzazione del materiale coreografico, quando ha scoperto l'arsenale in possesso del capo ultrà. Il calcio italiano è ancora molto lontano dalla strada giusta, se un tifoso (se così lo si vuole chiamare) va ad una partita in possesso di un vero e proprio arsenale bellico.

Il fenomeno violenza, purtroppo spesso accompagnato da episodi di razzismo, negli stadi purtroppo sta dilagando anche in Europa. In Germania un guardalinee è stato colpito da una birra lanciata dagli spalti, mentre tifosi scozzesi si sono resi protagonisti di un brutto episodio di razzismo lanciando delle banane verso Neymar nell'amichevole Scozia-Brasile. Tuttavia esistono ancora delle oasi felici in Inghilterra ed in Spagna spesso si vedono diverse famiglie e bambini recarsi agli stadi, per assistere alla partita e vivere un giorno di festa. In Italia invece le curve sono in mano agli ultrà, dove spesso si annidano persone che vanno allo stadio solo per commettere violenza, e si autoproclamano padroni delle curve senza importarsi del risultato finale della propria squadra. Evidentemente i casi Paparelli, Ercolano e Raciti non hanno insegnato proprio niente, serve una rivoluzione mentale e culturale che purtroppo allo stato attuale delle cose è ben lontana.

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