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Milan, esonero Inzaghi: la situazione

Dieci punti in dieci partite nel 2015 per il Milan di Inzaghi. Sono 35 quelli raccolti in 26 partite nel complesso, gli stessi ottenuti da Seedorf ma in 19 incontri. “Volete sapere se sarò in panchina ancora? Non chiedetelo a me”. Esonero inevitabile: Tassotti soluzione interna con Brocchi promosso dalla Primavera.
A cura di Maurizio De Santis
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Chi è il nuovo allenatore del Milan? Sì, perché l'avventura Inzaghi è già alle spalle. La soluzione interna più naturale è quella di Mauro Tassotti, attuale secondo. A lui il compito di traghettare la squadra fino al termine della stagione, provando a condurla in porto nella maniera più dignitosa possibile, salvando il salvabile. Nelle ultime ore però è emerso anche il nome di Brocchi, ex centrocampista rossonero e pure lui – come Inzaghi – impegnato come allenatore nel settore giovanile milanista. Affiancherà l'ex difensore, uomo di fiducia del club. Situazione rimediabile se non con soluzioni estreme: alla società non è piaciuta la sostituzione Pazzini-Bocchetti per difendere il vantaggio negli ultimi quindici minuti contro l'Hellas.

A giudicare dalle cifre e dal trend di rendimento l'esonero di Inzaghi è cosa fatta: 35 punti in 26 partite in questa stagione, gli stessi ottenuti da Clarence Seedorf l'anno scorso ma in 19 match. Bilancio decisamente negativo, Adriano Galliani è uscito scurissimo in volto dallo spogliatoio rossonero subito dopo il pareggio beffa subito a San Siro contro il Verona (rete di Nico Lopez al 95′). Il futuro del tecnico sulla panchina è segnato (da tempo): "Volete sapere se sarò in panchina ancora? Non chiedetelo a me", ha ammesso Pippo nel dopo-gara. "E' veramente dura pareggiare così".

Eutanasia di una stagione. Staccare la spina e amen. A Pippo Inzaghi poteva accadere questo se anche contro il Cesena il Milan, al netto delle attenuanti per infortuni e malasorte, avesse balbettato, ma alla fine – complice la vittoria per 2-0 – l'allarme sembrò rientrato dopo il summit tra Berlusconi e Galliani. Dove si decise di non ricambiare in corsa, visti i pessimi risultati del recente passato, confermando l'allenatore malgrado tutto. Con l'Empoli si è rischiato grosso perché con un po' di coraggio in più e i toscani avrebbero inflitto l'ennesimo ceffone sul muso al tecnico che balla sul filo dell'esonero. A Verona (contro il Chievo) è arrivato solo un pareggio striminzito (0-0). Un altro, questa volta durissimo da mandare giù, è giunto a San Siro con l'altra metà della città scaligera, l'Hellas di Mandorlini.

Inzaghi era già andato vicino poche settimane fa (dopo la baruffa contro la Lazio) all'esonero, poi la dirigenza gli ha confermato la fiducia perché un cambio in corsa può essere traumatico e perché la speranza di risalire la china c'era ancora. Il trend di rendimento, però, non è cambiato. E nemmeno è bastata la ‘chiamata alle armi' anti-juventina (ricordate la polemica di Galliani sul fuorigioco di Tevez?) per compattare un ambiento in disarmo. La strada sembrava tracciata, non c'era alternativa ai 3 punti da conquistare a tutti i costi contro i romagnoli: niente scossoni, ogni decisione solenne verrà presa solo al termine della stagione. Forse.

Media da retrocessione. Le cifre condannano Inzaghi, il 2015 è iniziato (e proseguito) sotto una cattiva stella. Dieci punti raccolti in dieci partite. In questo lasso di tempo non ispira fiducia anche il confronto tra i gol subiti (37) rispetto a quelli segnati (32). Quattro sconfitte (contro Sassuolo e Atalanta in casa, contro Lazio e Juventus in trasferta), due pareggi (Torino, Empoli, Chievo, Hellas Verona), due vittorie (ottenute con il Parma, virtualmente in B e zavorrato anche dalla profonda crisi societaria, con il Cesena).

Chi allenerà il Milan nella prossima stagione? Le ipotesi sul tavolo sono diverse: nonostante la smentita da parte del diretto interessato, il tecnico più gettonato è attuale allenatore della Fiorentina, Vincenzo Montella: è giovane, gode di ottime referenze, e la carta d'identità lo rende ideale in base al progetto di una squadra ‘italiana' e da rifondare. Negli ultimi giorni è venuto prepotentemente alla ribalta la candidatura dell'ex ct dell'Argentina, Sabella. Meno probabilità invece per Cesare Prandelli. Basse anche quelle relative a Luciano Spalletti, che costa troppo e per liberarlo dallo Zenit andrebbe corrisposta una penale ai russi. Quanto ad Antonio Conte, è uscito definitivamente dal radar a giudicare da quanto lui stesso ha affermato nei giorni scorsi ("resto alla guida della Nazionale, penso a Euro 2016").

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