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Messi: “Il calcio italiano mi affascina”. Stoccata a Pep: “Rijkaard più importante per me”

La Pulce si racconta ai microfoni di una tv egiziana. A fare notizia sono i complimenti alla Serie A (“vedo i big match”) e l’apprezzamento per l’olandese piuttosto che Guardiola.
A cura di Maurizio De Santis
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L'Italia, esperienza che lo affascina. Rende grazia a Rijkaard e non a Guardiola (che smacco per Pep). Chiudere la carriera al Barcellona anche se "non si sa mai". Lionel Messi si confessa ai microfoni della televisione egiziana MBC. L'eco delle sue parole fa rumore, soprattutto quando eleva il calcio tricolore al livello della Premier. Nonostante l'evidente disparità di fondi e capacità d'investimento, per la Pulce blaugrana la Serie A conserva un fascino particolare. Chissà, forse avrà chiesto maggiori informazioni ai compagni di nazionale (Dybala e Higuain) che militano tra le fila di Juventus e Napoli.

Fatto sta che i concetti espressi dal cinque volte Pallone d'oro rappresentano lo spot migliore per il nostro movimento. "Seguo le grandi partite del calcio italiano – ha ammesso il campione argentino -, mi piacciono. La mia intenzione è continuare a giocare con il Barcellona e lì concludere la mia carriera. Però, come si dice, nel calcio tutto può succedere". Ma senza alimentare illusioni, nessuno in Italia può permettersi un calciatore del genere.

Tanto basta a scatenare curiosità e orgoglio, così come destano impressione anche le frasi che dedica all'ex allenatore olandese. Apprezzamenti che non rivolge a Guardiola, quasi a voler stabilire una gerarchia nelle sue preferenze, in termini di riconoscenza. "Tutti i tecnici che ho avuto mi hanno insegnato qualcosa – ha aggiunto Messi – però se devo sceglierne uno allora dico che il più importante per me è stato Rijkaard. Mi ha dato grande fiducia e mi ha fatto esordire al momento giusto". A Pep fischiano le orecchie… .

 

Inevitabile il riferimento a Cristiano Ronaldo, alter ego nella Liga e a livello internazionale. Messi rifiuta illazioni e, piuttosto che rinfocolare una rivalità che definisce "inventata dalla stampa" dribbla le chiacchiere e lo stesso CR7 alla sua maniera: "Penso ad aiutare la squadra e a crescere sempre, non a confrontarmi con qualcun altro. E quando ha vinto il Pallone d'Oro (ben cinque, ndr) è perché li ho meritati". Fortissimo da solo ma micidiale nel tridentazo assieme a Suarez e Neymar. La Pulce gioca di squadra: "Il gruppo viene prima del singolo e con uno sguardo ci intendiamo". 

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