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Mattijs de Ligt alla Juventus, quanto risparmia il club grazie al Decreto crescita

Le ultimissime notizie di calciomercato rilanciano che la Juventus è sempre più vicina all’acquisto di Mattijs de Ligt, e per l’ingaggio dell’olandese può contare su un alleato in più: grazie al decreto crescita, finalizzato a favorire l’ingresso di professionisti nel nostro Paese, i bianconeri potrebbero ottenere uno sconto sostanzioso sullo stipendio lordo del giocatore.
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L'intento era quello di attrarre in Italia  imprenditori, manager, professionisti stranieri che possano contribuire alla crescita del nostro Paese. Il Decreto Crescita, approdato oggi in aula al Senato, prevede sgravi fiscali sul lordo se si assumono persone che non hanno lavorato in Italia negli ultimi due anni: un'occasione ghiotta per la Juventus, che potrebbe approfittarne per ottenere uno sconto sullo stipendio di Mattijs de Ligt. Il centrale olandese è sempre più vicino a vestire i colori bianconeri: con lui è già stata trovata un'intesa, la trattativa procede spedita anche se resta da convincere l'Ajax.

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Quanto risparmia la Juventus sullo stipendio di de Ligt

Il decreto prevede uno sconto del 50% sul lordo da pagare al giocatore. L'offerta della Juventus al giocatore è di 12 milioni a stagione, di cui 9,5 fissi e i restanti 2,5 legati a bonus: l'olandese allora finirebbe per versare di Irpef 1.612.500 euro, risparmiando una cifra simile rispetto a quanto prevedono le norme attuali. Resta da capire se il bonus per gli "impatriati" si applica o meno anche alla parte variabile dello stipendio: in attesa dei decreti attuativi e delle circolari dell’Agenzia delle entrate De Ligt può sperare in un ulteriore sconto fiscale di 966.855 euro. Totale, circa due milioni e mezzo.

I vincoli del decreto crescita

Tutto ciò resta valido a patto che de Ligt giochi almeno due anni in Italia. Se il giocatore dovesse decidere di lasciare il Paese prima di questa scadenza, verrebbe obbligato a restituire la differenza sul lordo dello stipendio. In più, solo gli atleti sono chiamati a pagare all’Erario uno 0,5 per cento dell’imponibile. Ma attenzione: l'Unione Europea potrebbe decidere di bloccare gli effetti del decreto – come fece per la cosiddetta "legge Beckham" – considerandola "aiuto di stato" e, quindi, contraria alle regole del mercato.

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