Massimo Moratti e i suoi primi diciotto anni nerazzurri

Massimo Moratti è diventato maggiorenne. Sono infatti 18 gli anni della sua presidenza all'Inter (era il 18 febbraio 1995 quando arrivò la notizia del passaggio di testimone da Ernesto Pellegrini, anche se poi l'investitura ufficiale arriverà solamente il 25 dello stesso mese), un traguardo importante che lo pone tra i decani presidenti del calcio italiano in testa alla stessa squadra. In un mondo come quello del pallone che travolge tutto e tutti è sempre più difficile trovare dirigenti che restano alla guida dei club per molti anni, nella buona e nella cattiva sorte. Tra questi, Massimo Moratti capace di vincere tutto e perdere molto. Dopo la sconfitta dolorosissima di ieri sera per 4-1 contro la Fiorentina e un brutto arresto in classifica ci sarà poco da festeggiare. C'è un terzo posto da riconquistare, una gara di ritorno di coppa con il Cluj, battuto 2-0, da difendere e un derby oramai alle porte contro un Milan lanciatissimo nel morale e pronto a sgambettare i cugini nerazzurri con il grande ex di turno, Mario Balotelli.
Il biglietto da visita: Javier Zanetti – Tornando a Moratti, i diciotto anni passati alla guida dell'Inter l'hanno portato ad essere tra i più longevi presidenti nerazzurri di sempre. E tra i più vincenti con il famoso anno del Triplete (2010) e il periodo d'oro post-Calciopoli che ha visto l'Inter vincere sia in Italia che in Europa. E' stato da subito un presidente molto amato dai propri tifosi. All'inizio per aver sempre speso più di quanto avrebbe dovuto o potuto, sempre per amore dei colori nerazzurri di cui è da subito stato – anche per una questione di famiglia e di tradizione – il principale tifoso. Grazie a Moratti, l'Inter ha avuto Ronaldo, Adriano, Eto'o, Recoba, Milito. Tutti fuoriclasse di tempi passati e più recenti che hanno fatto sognare intere generazioni di tifosi. Acquisti azzeccati in una moltitudine quasi infinita di giocatori ingaggiati a volte a peso d'oro, con cifre spropositate e sbagliate. Eppure, quando si pensa a Massimo Moratti si pensa anche al suo primo acquisto in assoluto, con cui si presentò 18 anni: un giovanissimo terzino destro argentino, sconosciuto ai più. Ma che avrebbe fatto la storia nerazzurra: "el Tractor", Javier Zanetti, il capitano che oggi alla soglia dei 40 anni galoppa ancora sulla fascia come un ragazzino.
Dai debiti al Triplete – Ma Moratti è stato anche il presidente delle grandi contraddizioni, colui che a discapito di una precaria preparazione propria e degli uomini di cui si circondava, colmava questo gap con investimenti spropositati pur di ingaggiare i giocatori ritenuti migliori tra quelli in circolazione. Un presidente dai grandi slanci d'amore, dalle scelte impulsive ed emotive che sepsso non badavo a spese (basti ricordare che nei primi 15 anni, fino al 2010, Moratti acquisì perdite per 1,2 miliardi di Euro e debiti per oltre 460 milioni di Euro) come quando scelse sulla panchina nerazzurra Roberto Mancini, ancora senza patentino ufficiale ma con tanta voglia di emergere. O come, poi, indicò nel proprio condottiero lo Special One, Josè Mourinho, l'uomo della svolta storica del ritorno della Grande Inter di papà Angelo, vincendo la Champions dopo oltre 40 anni di astinenza.
Il nuovo progetto, il pass per il futuro – Fino ai tempi attuali, con un nuovo inedito Massimo Moratti. Quello che ha sposato – nolente o volente – il fair play finanziario, i tempi della morigeratezza economica altrimenti sconosciuta e rifiutata, i bilanci da far quadrare e un club da rifondare ripartendo – per l'ennesima volta – da zero o quasi. E così ecco l'addio forzato agli eroi del Triplete tra rimpianti e piccoli dissapori, il delicato compito di ricostruire un progetto partendo dalle basi, abbattendo il costo del lavoro, gli ingaggi, i costi. Sacrificando anche le ambizioni sportive, dando fiducia ai giovani iniziando dalla panchina dove oggi siede Andrea Stramaccioni uno dei tecnici più giovani della serie A a cui è stato affidato il compito più difficile: riaprire un ciclo. Sempre con Moratti in prima fila, ovviamente.