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Luis Enrique: bidone a Roma, campione a Barcellona

Il tecnico del Barcellona ha vinto il premio come miglior allenatore del 2015, nella serata dedicata al Pallone d’Oro e a Leo Messi. Il 45enne tecnico asturiano è il terzo spagnolo, negli ultimi cinque anni, a conquistare l’ambito riconoscimento.
A cura di Alberto Pucci
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Dopo la straordinaria stagione del suo Barcellona, nella quale ha vinto la Liga, la Champions League,  la Coppa del Re, la Supercoppa Europea e, nello scorso dicembre, anche il Mondiale per Club, Luis Enrique ha portato a casa un altro premio per l'indimenticabile anno appena passato: pieno di trionfi e soddisfazioni. Insieme a lui, a contendere il "Fifa World Coach of the Year", c'erano anche l'attuale tecnico del Bayern Monaco Pep Guardiola e la rivelazione Jorge Sampaoli: colui che ha portato in trionfo il Cile, nell'ultima edizione della Copa America. Davanti al Pallone d'Oro Leo Messi, e paradossalmente davanti agli occhi dello sfiduciato allenatore della "sua" Roma, il mister asturiano si è preso una bella rivincita nei confronti di chi, all'inizio della sua avventura blaugrana, aveva un po' storto il naso davanti al suo nome.

Dimenticato Guardiola

Allenare il Barcellona non è mai stato semplice per nessuno. Luis Enrique lo ha però saputo fare senza paura, andando anche a "modificare" quel marchio di fabbrica reso celebre da Pep Guardiola. Dopo aver preso in mano la squadra da Tata Martino, il 45enne di Gijón ha infatti reso più moderno lo stile di gioco del Barcellona e ha saputo ben miscelare le risorse umane che la società gli ha saputo mettere a disposizione. Luis Enrique ha vinto in campo, ma anche e soprattutto fuori nei rari momenti di crisi del la sua gestione, dimostrando di avere la stoffa per reggere il peso del confronto con Guardiola e la capacità di gestire talenti straordinari e una tifoseria sempre ingorda di successi.

Quel litigio con Messi

Le poche critiche che gli sono piovute addosso, specialmente all'inizio della sua gestione, non lo hanno scalfito ma reso più forte. Come nell'ottobre 2014 quando, dopo la brutta sconfitta nel "Clasico" contro il Real Madrid, qualcuno puntò il dito contro di lui: "C’è gente che è capace di ascoltare le critiche, io non ne sono capace", disse candidamente in sala stampa. "Hombre vertical" tutto d'un pezzo, Luis Enrique è rimasto in piedi anche dopo l'incredibile lite con Leo Messi che, nei primi giorni del 2015, conquistò tutte le prime pagine dei giornali sportivi spagnoli. L'unico neo della sua brillante carriera di allenatore, rimane il periodo passato alla guida della Roma. Chi, in quei giorni di bufera, si divertiva a chiamarlo il "demental coach" o "lo stordito si sta ancora mangiando le mani.

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