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Lotta alla Sla, Ricksen lancia l’ultima sfida: “Facendo squadra possiamo vincere”

Fernando Ricksen è stato colpito dalla Sla nel settembre dell’anno scorso. Ma l’ex centrocampista della nazionale olandese non si dà per spacciato e vuole vincere questa battaglia. Tanto che grazie a una nuova cura le sue condizioni sembrano essere migliorate.
A cura di Alessio Pediglieri
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Potrebbe essere un vero e proprio miracolo se tutto venisse confermato da ulteriori analisi e i prossimi monitoraggi medici: le condizioni di Fernando Ricksen, colpito dalla Sla nel settembre dell'anno scorso, sembrerebbero leggermente migliorate grazie ad una nuova cura sperimentale. L'ex centrocampista della nazionale olandese è da tempo in prima linea nel combattere la "stronza", la malattia che colpisce da vicino il mondo dello sport e del calcio in particolare spesso non lasciando alcuna speranza di guarigione ai malati. E in una lunga intervista alla ‘Gazzetta dello Sport' prova a spiegare la sua verità sulla terribile malattia e al modo in cui tutti si possa combatterla.

La nuova speranza. Quest'estate è stata caratterizzata dall'Ice Bucket Challenge, l'iniziativa nata negli Stati Uniti e poi diventata virale in tutto il Mondo con la ‘gara' benefica di gettarsi un secchio di acqua gelata addosso per capire gli effetti devastanti della SLA e donare dei fondi alla ricerca di nuove cure. Attraverso moltissimi personaggi famosi l'Ice Bucket ha avuto grandissima fortuna e risonanza facendo sì che moltissimi media si occupassero di una delle malattie più spietate di sempre e che coinvolge molto da vicino il mondo del calcio.  Da oggi però qualcosa potrebbe anche essere cambiato, stando alle parole di Ricksen: "Mia moglie Veronika mi ha suggerito di contattare un dottore russo con cui sto lavorando adesso. Comunque mi sento molto meglio adesso. Ho più energia di prima. Sarei già molto grato se la situazione rimanesse così, o almeno non peggiorasse molto. Anch'io voglio arrivare a 55 anni. Almeno a 55 anni. Vedrà. Non mi do per finito. Non mi arrendo. Continuero a lottare. Sono sempre stato un lottatore. Da giocatore e ancora di più oggi".

L'accettazione della malattia. Ricksen ha cambiato radicalmente la propria vita, vivendo giorno per giorno, convivendo con la SLA, accettandola e provando a combatterla positivamente per quanto si possa fare: "All'inizio chiaramente ero sotto shoc. Ho provato a rimuovere il fatto della malattia, come se non fosse successo niente. Ma questo ha solo peggiorato la situazione. Si, è vero, sono stato un animale da feste. Mi sono ubriaccato. Sono uscito fino a tardi. Spesso la mattina andavo dal bar direttamente agli allenamenti. Però questo è il passato. Adesso sono diventato un padre di famiglia e genitore di una figlia di due anni. Lei è bellissima, il mio tesoro. Questo è il mio nuovo ruolo e mi ci sono mi buttato dentro a capofitto".

Il testimone ereditato da Borgonovo. Adesso è proprio Ricksen ad essere il testimone internazionale per combattere la SLA. Dopo la scomparsa di Stefano Borgonovo è lui il punto di riferimento per gli sportivi affetti dalla malattia, un ruolo che ha intenzione di onorare fino alla fine: "Ho anche letto il suo libro. Sua moglie Chantal me l'ha regalato e mi ha fatto anche una bella dedica. Stefano è stato un gran campione, un grandissimo uomo, un personaggio eccezionale. dobbiamo fare squadra, per forza, altrimenti non avremo nessuna chance. Ho saputo di un paio di fondazioni Sla nel calcio. Dobbiamo lavorare insieme, ma non solo nell'ambiente calcistico, in tutto il mondo, soprattutto per quanto riguarda la ricerca sulla Sla. L'Ice Bucket Challenge, al quale ho participato anch'io come d'altronde tanti personaggi nel mondo del calcio, ha aiutato molto a far parlare della malattia e sensibilizzare la gente. Grazie alla sua popolarità il calcio può dare un contributo importante. Sono veramente convinto che possiamo fare l'impossibile. Sono convinto che un giorno batteremo la malattia"

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