L’Italia non gira, ma Sacchi sgrida solo Balotelli: “L’intelligenza conta più dei piedi”
E' bastata la prima partita giocata con la sua solita indolenza, per scatenare un vespaio di critiche e polemiche. Il commissario tecnico Mancini sbaglia i giocatori e tutta la squadra non gira come dovrebbe, eppure le colpe sembrano tutte di un solo giocatore: Mario Balotelli. Certo, l'attaccante del Nizza ci ha messo del suo. Condizionato da una preparazione non ancora ottimale e da un "piccolo problema" (come ha dichiarato il ct), il giocatore azzurro più atteso e chiacchierato ha messo in campo tutto il peggio del suo repertorio. Ma viene spontaneo chiedersi: why always him? Perché sono solo per lui le critiche?
Sacchi attacca Balo
A sparare sulla Croce Rossa guidata dall'ex campioncino della Primavera dell'Inter, è arrivato nelle ultime ore anche Arrigo Sacchi. L'ex ct della Nazionale italiana, intervistato a Radio Deejay, non è infatti andato per il sottile: "Cosa direi a Balotelli dopo la partita con la Polonia? Gli direi che si gioca di squadra. Bisogna avere poche idee ma chiare – ha esordito il "Guru di Fusignano" – Il calcio è uno sport collettivo e l’intelligenza conta più dei piedi". "Per prima cosa sceglierei giocatori che abbiano intelligenza – ha continuato Sacchi – Serve generosità, passione, professionalità. Tutti hanno la macchina, ma per farla muovere serve la benzina. E nel calcio la benzina è l’intelligenza, la passione, la professionalità. Ecco, diciamo che basta lo spirito di squadra: già quello ti fa essere una persona degna".
L'arroganza dell'Under 21
Parole dure che l'ex ct ha dedicato anche alla Nazionale Under 21, sconfitta dalla Slovacchia per 3 a 0: "I giocatori dell’Under hanno avuto un atteggiamento vergognoso. Sono stati presuntuosi e arroganti. Spesso nel calcio i veri nemici non sono gli avversari, siamo noi stessi. In Italia pur di vincere si venderebbe l’anima al diavolo: non si fa differenza tra una vittoria meritata e una poco meritata. E invece quella poco meritata porta poco futuro dentro di sé". Infine una stoccata anche per la Federazione: "Questo è un Paese in cui il singolo conta di più, e la Federazione non impone regole perché si cerca il potere più che un progetto utile al calcio. Cerchi di non farti mai nemici, accontenti tutti così non accontenti mai nessuno. Al nostro calcio manca l’orgoglio: oggi fare il ct della nazionale è ancora più difficile".