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Caro Mancini hai sbagliato tutto. L’Italia contro la Polonia è un guazzabuglio

Balotelli tocca 10 palloni nel primo tempo, uno solo in area. Pellegrini e Gagliardini non accompagnano, Bernardeschi ci prova più di tutti ma Zappacosta è bloccato. Meglio il debuttante Biraghi. Mancano i movimenti senza palla, Jorginho sbaglia troppi passaggi ma segna il primo gol in azzurro. Bene Chiesa e Bonaventura, entrati dalla panchina.
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Seconda stella a destra, questo è il cammino. Riprendere il filo interrotto di un'Italia in crisi a livelli molto più profondi della nazionale è come individuare la strada verso l'isola che non c'è. Anche l'Italia, a Bologna, non c'è, fino al rigore di Jorginho che almeno salva l'onore. Le promesse di calcio propositivo, però, sbattono sulla bella dose di realtà della Polonia, e riecheggia il Ventura del 4-2-4 in Spagna.

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Centrocampo inconsistente, Jorginho si perde

L'Italia è una squadra scollata, le transizioni a centrocampo sono macchinose. Le mezzeali rimangono bloccate mentre i tre davanti restano alti. Jorginho, così, finisce per ricevere palla tardi da un Bonucci costretto ad aspettare spesso un tempo di gioco o due in più per far fluire il gioco e si ritrova con le linee di passaggio chiuse. L'italo-brasiliano, uno dei "cervelli" più fini del calcio europeo, capace di oltre 100 palloni distribuiti a partita, ha bisogno di una squadra che si orienti in modo tale da generare un possesso fluido. Una caratteristica che è tanto più importante per contrastare, con il 4-3-3, un 4-4-2 (o 4-4-1-1) svelto e dinamico. Servono transizioni efficaci e compattezza nella copertura degli spazi. Se le salite sono irregolari e tra centrocampo e attacco c'è troppo spazio perché le mezzeali non accompagnano, la manovra si fa macchinosa, il recupero del pallone non facilita la creazione di occasioni da gol e le palle perse aumentano.

La heatmap del match: la Polonia svuota il centro e copre bene, l'Italia attacca molto da sinistra ma fatica a entrare in area
La heatmap del match: la Polonia svuota il centro e copre bene, l'Italia attacca molto da sinistra ma fatica a entrare in area

Jorginho, e condivido il pensiero del nostro Jvan Sica sul suo profilo Facebook, fatica ad esprimersi nel ruolo di regista arretrato nel contesto di una partita di inseguimento, in cui ha più campo da coprire e deve correre spesso all'indietro. Si riscatta con la freddezza sul rigore che vale il pareggio e il primo gol in azzurro ma è da un suo errore, dalla sua lentezza a liberarsi del pallone, che si era scatenata l'azione del gol polacco. Bernardeschi gli lascia un pallone scomodo, Jorginho temporeggia troppo , non ha passaggi liberi, Biraghi prova a stringere su Zielinski sul cross di Lewandowski ma ormai è tardi. Possiamo imputare solo noi stessi per lo svantaggio, e il blocco di Kurzawa che taglia verso il centro e allontana Chiellini dal secondo palo.

Quanti problemi sulle fasce

Biraghi esordisce, per Criscito che ha qualche problemino. Con il 4-3-3, per contrastare una possibile inferiorità numerica sulle fasce nella zona di centrocampo, i terzini devono spingere molto. L'esterno viola, che ha un buon piede e ha iniziato la stagione con due convincenti gare da titolare, non deve fronteggiare però Blaszczykowski, che contrariamente alle previsioni parte a sinistra, a spezzare la catena Zappacosta-Bernardeschi. Proprio sulle corsie si definiscono strategie e vantaggi competitivi. Reca e l'ex viola da un lato, Berezynski e Kurzawa dall'altro rimangono molto vicini. Non sempre invece Zappacosta e Biraghi riescono a salire, a mantenere ampiezza e profondità, quando Bernardeschi e Insigne tagliano dentro per controllare gli spazi di mezzo. Proprio nel primo vero "buco" al centro nasce l'unica occasione azzurra del primo tempo (diagonale stretto di Bernardeschi).

Balotelli non incide

Balotelli, unico dei convocati ad aver già segnato alla Polonia, parte al centro dell'attacco con Bernardeschi e Insigne nel 4-3-3. Brzeczek, il nuovo tecnico della Polonia, disegna un bel 4-4-1-1 con Zielinski trequartista dietro a Lewandowski. Proprio l'uso della mezzala del Napoli in una posizione troppo difensiva, e il cambiamento di struttura difensiva sarebbero le maggiori colpe al Mondiale del ct Nawalka secondo Tomaszewski, il portiere che a Wembley salvò la qualificazione al Mondiale 1974 della Polonia  e lanciò il cammino raccontato dal documentato libro di Alberto Bortolotto "A ritmo di Polska", in un'intervista al Corriere della Sera.

Mancini vuole che Balotelli si muova fra Bednarek e Glik, che non sono rapidisissimi, per allargarli e dettare la profondità. Ma tocca solo dieci palloni nel primo tempo, di cui solo uno nell'area avversaria: nessun azzurro è meno coinvolto prima dell'intervallo. "Non rientra, non aiuta, non detta il passaggio" commenta Maurizio De Santis. 

Mancini gli chiede, nel secondo tempo, qualche taglio in più fuori linea, movimenti senza palla per favorire gli inserimenti da dietro. La staticità da centravanti vecchio stampo, che non viene in verticale tra i centrali avversari, non aiuta: nell'ultima mezz'ora spazio a Belotti che almeno va a pressare su ogni avversario, ma è un pressing isolato, non orchestrato, improvvisato e non collettivo.

Poco movimento senza palla, poche occasioni

L'Italia, ha detto Mancini alla vigilia, fatica un po' a trovare spazi contro squadre solide. Brzczek, anche lui alla prima da ct, vuole testare le sue idee contro un'avversaria di prestigio. Si vede subito l'intenzione di ribaltare subito il gioco anche con i lanci lunghi per pescare Lewandowski nello spazio tra Chiellini e Bonucci.

Nella fase di copertura, Krychowiak si abbassa e ha troppa libertà per pensare e individuare le linee di passaggio libere mentre ali e mezzeali rimangono a supportare Zielinski proprio per favorire il ribaltamento dell'azione.

Su queste verticalizzazioni, Mancini mantiene la linea difensiva alta, per giocare sul fuorigioco,  ma la squadra rischia sulle palle perse. Gagliardini, con la squadra che sale, ne regala una che libera Lewandowski bravo a innescare Zielinski che si inserisce senza marcatura nello spazio allungato fra difesa e centrocampo azzurro: solo un grande Donnarumma tiene in piedi l'Italia, prima dello svantaggio.

La buona volontà non basta

L'ingresso di Bonaventura, mezzala più di corsa del bocciato Pellegrini (25 passaggi di cui 14 in avanti) che si vede annullare una volée per fuorigioco, insieme al maggior movimento senza palla all'inizio della ripresa, consente a Biraghi di andare al cross per Balotelli e a Bernardeschi di avere spazio e tempo per sfiorare il pareggio. Biraghi, che rispetto a Zappacosta si propone di più e ha anche più campo visti i tagli al centro di Insigne, fa sì che la circolazione di palla degli azzurri sia più orientata verso la corsia sinistra. Chiesa, entrato per Insigne, cambia la partita.

Blaszczykowski , secondo polacco per presenze nella storia della nazionale, aggancia la stella della Fiorentina, che pure partirebbe da sinistra, sulla prima vera ripartenza in verticale dell'Italia. Bravo ad accompagnare la controfuga di Bernardeschi all'interno e a dettare la verticalizzazione in area, che spinge l'ex Fiorentina all'intervento scomposto: il rigore è netto, il sollievo azzurro per il pareggio anche. Ma il risultato certo non basta a nascondere mancanze strutturali che certo nessun nuovo ct avrebbe potuto risolvere nel giro di una partita ufficiale. Mancini, però, ha fatto davvero troppa confusione.

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