Le pagelle di Italia-Polonia: Balotelli e Insigne flop
L’Italia impatta con la Polonia e salva l’onore delle armi al termine di una gara divisa in due: complicata nella prima parte, all’attacco nella seconda. Logica conseguenza? Un pari, meglio di niente, nell’esordio azzurro nella nuova competizione europea della Nations League. Un pari che non compromette l’eventuale successo nel gruppo, completato dal Portogallo, ma che rivela lo stato attuale della nostra nazionale ancora a metà del guado fra quella imbarazzante di Solna, e poi di Milano, e quella del Mancio che cerca di voltare pagina ed emanciparsi dallo schock mondiale.
Ma se il risultato può esser letto in maniera positiva, specie dopo lo svantaggio di Zielinski, le prestazioni individuali di molti uomini chiave del rilancio italiano preoccupano non poco con i vari Jorginho, Balotelli, Insigne a subire una pesante bocciatura nel giorno più importante del nuovo ciclo nostrano. Per fortuna però, fra 72 ore si rigioca e tutti i dubbi, ma anche i duelli, vinti, impattati o persi, saranno cancellati per un Portogallo-Italia, ora, fondamentale per i futuri destini di questo girone e delle ambizioni della selezione tricolore.
Pellegrini sale quasi in attacco, Kurzawa molto propositivo: duello pari
La mediana, specie nel primo tempo, è un campo di battaglia dove si fronteggiano uomini con qualità ed attitudini differenti. Eppure, a svettare, sponda azzurra, su tutti, c’è Pellegrini che, in un centrocampo spesso in confusione, si mostra lucido, attento e tatticamente perfetto. In fase passiva, infatti, cerca di controllare il vispo Kurzawa dalle sue parti, in quella offensiva si inserisce senza palla trasformando il 4-3-3 originario in un 4-2-3-1 con lui al centro a sostegno di Balotelli. Buone le sue geometrie, le sue giocate ed i suoi tagli in verticale. Ma nelle sue zone Pellegrini non è il solo a disimpegnarsi molto bene con proprio il 25enne Kurzawa dell'Amiens a dargli del filo da torcere col suo mancino, le sue imbeccate e la sua costante pressione sulla fascia di ordinanza per un duello, sul campo del dinamismo e della qualità, davvero niente male. Un duello però, che non impedisce al Mancio, nell’intervallo, di privarsi del giallorosso per la maggiore propensione in attacco di Bonaventura.
Zielinski inarrestabile, Jorginho in apnea (malgrado il rigore segnato)
Il derby fra ex compagni di squadra e fra due dei centrocampisti più talentuosi di Italia e Polonia, Jorginho e Zielinski, lo vince nettamente quest’ultimo che, al di là del gol, pure prezioso negli equilibri del match, mette più e più volte in crisi la mediana di Mancini. Eppure, il numero #20 biancorosso, questa sera, viene spesso aiutato dal regista del Chelsea incapace, specie nel primo tempo, di trovare la posizione giusta, guadagnare la parte centrale del campo e, come di consueto, guidare, da playmaker, in fase d’impostazione. E proprio su un suo errore, mortifero, al limite dell’area difesa da Donnarumma, Lewandowski recupera la sfera, la butta in mezzo con Zielinski, spina nel fianco specie nella prima parte di gara, a spingere di piatto destro la palla in rete (sesto sigillo in nazionale per lui). Il tutto, per una sfida, individuale, agli antipodi col nativo di Zabkowlce Slaskle al top e l’ex Verona a soffrire, fra il pressing di Krychowiach e Klich, le pene dell’inferno col gol del pari, su rigore, che non lo scagiona però, dalle sue evidenti responsabilità.
Balotelli statico, Lewandowski molto attivo
Nel primo tempo, forse anche per via di una condizione fisica non ancora al top, il calciatore più atteso, la punta centrale dell’Italia, Balotelli, non garantisce il suo atteso apporto. Un apporto non solo in termini di conclusioni verso il bersaglio grosso, appena una e pure sbilenca nella prima frazione, ma anche in termini di movimento senza palla con la sua mancanza di tagli in profondità e la sua scarsa propensione a svariare su tutto il fronte per regalare spazi alle mezzeali, esiziali per lo scarso sviluppo del gioco della banda Mancini.
Non a caso, in molte circostanze, l’uno-due centrale non si concretizza, con Mario sovrastato dalla coppia Glik–Bednarek, ed il portatore di palla, senza un punto di riferimento lì davanti, temporeggia per poi sbagliare scelta. Tutt’altra storia quella dell’altro #9 di serata con Lewandowski, più embedded, maggiormente integrato con Zielinski, decisamente più mobile, pericoloso e produttivo, anche per i compagni. Non a caso la rete dell’1-0 viene da un suo traversone dalla sinistra per l’accorrente numero #20 di Brzeckzek.
Chiellini e Bernardeschi top class: la Juve in azzurro ci prova
Nella gara a mezzo servizio degli azzurri, nell’inattesa, ennesima delusione a tinte azzurre, almeno sul piano della prestazione, in pochi, nella formazione del Mancio, si salvano meritandosi almeno un voto positivo. E sono, proprio in continuità con la sua polemica con i club della Serie A rei di non investire sui talenti tricolore, Chiellini e Bernardeschi che, nella loro Juventus, stanno giocando, forse, più di tutti. Il capitano, in difesa, ci mette cuore e limita, per quanto possibile, il temibilissimo Lewandowski facendosi sentire anche in sede di primo passaggio con l’esterno mancino ex Fiorentina unico (poi aiutato da Chiesa) a mettere in crisi la retroguardia polacca, il diretto avversario Reca e a calciare, pure finendo spesso vicino al gol, verso la porta avversaria. Al netto di qualche errore, derivante dal loro sturm und drang, tempesta e impeto personale, i due, in tandem, onorano con continuità la maglia e l’impegno continentale.
Chiesa stellare, Belotti meglio di Balo, bene Bonaventura: che hai combinato Mancio?
Leggi l’undici iniziale e ti preoccupi, specie se segui bene il calcio, della tenuta di Balotelli, della continuità di rendimento di questo Insigne, troppo alterno in avvio di stagione, e di una coppia di terzini inedita, con Biraghi a sinistra e Zappacosta a destra, per il paradiso della classe operaia. Ma se i fluidificanti se la cavano bene, spingendo il giusto e coprendo con discreta efficacia, gli altri calciatori su cui gravava la spada di Damocle del dubbio, non hanno reso secondo le loro potenzialità.
E così i cambi, Chiesa per Lorenzo, Belotti per Balotelli ed in minor misura Bonaventura per Pellegrini, rivelano una duplice verità: la bravura del Ct nel leggere il match ma anche l’errata formazione iniziale schierata dall’ex tecnico dello Zenit incapace di interpretare i segnali provenienti dal campionato e mandare in campo gli uomini giusti. Una lezione, quella del rettangolo verde, da assimilare in fretta e da mettere in pratica lunedì col Portogallo dove, al Da Luz, non sarà possibile, nonostante l'assenza di CR7, concedere primi tempi e uomini agli avversari.