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L’accusa di Bale: “Il calcio? Siamo come dei robot, è come aver perso la propria vita”

L’attaccante del Real Madrid, in un’intervista concessa a BT Sports per la produzione di una nota serie televisiva sui calciatori, ha puntato il dito contro il sistema: “Nel calcio d’élite siamo comandati. Ci viene imposto dove andare, a che ore trovarci, che cosa e quando dobbiamo mangiare e a che ore incontrare l’allenatore”.
A cura di Alberto Pucci
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Gareth Bale è sempre più vicino a lasciare il Real Madrid. Il ventinovenne attaccante gallese, dopo una stagione al di sotto delle aspettative, è finito infatti tra i giocatori in "esubero" ed è in attesa di trovare un accordo con i Blancos prima di accasarsi in un altra grande del calcio europeo. A poche ore dalla sua sfuriata contro il club di Florentino Perez, l'ex Tottenham ha rilasciato altre dichiarazioni destinate ad alimentare nuove polemiche. In una recente intervista concessa a BT Sports, in occasione della produzione del film "State of play" (serie televisiva che racconta il lato umano dei calciatori), Gareth Bale si è infatti lamentato del trattamento riservato ai giocatori.

"È come se fossimo robot: nel calcio, soprattutto di un certo livello, non è come in altri sport, ad esempio il tennis o il golf, che si può decidere come organizzare il proprio calendario degli impegni – ha spiegato l'attaccante del Real Madrid – Quando si parla di squadra, siamo comandati: ci viene imposto dove andare, a che ore trovarci, che cosa e quando dobbiamo mangiare e a che ore incontrare l’allenatore".

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La ribellione di Gareth

Senza ovviamente citare il cospicuo ingaggio che riceve dalla società di Madrid (15 milioni di euro netti all’anno, più di ogni altro giocatore della rosa di Zidane), il giocatore nativo di Cardiff ha così puntato il dito contro il "sistema" calcio: "In un certo senso è come aver perso la propria vita – ha aggiunto – Non possiamo più scegliere quello che vogliamo, quando lo vogliamo. Però è giusto ricordare anche che è giusto fare certi sacrifici, sapendo che la carriera calcistica è molto breve. Quando sei bambino hai tanti sogni e pensieri per la testa, ti diverti con i coetanei e ridi con loro; nel momento in cui arrivi all’élite subentrano pressioni di ogni tipo, la gente continua a parlare di te, spesso negativamente e si perdono tutti i valori".

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