La Serie A 2012 sta tornando alla normalità: le grandi tornano a vincere e risalgono la classifica

Se lo si potesse domandare ad Adriano Celentano, la risposta sarebbe di sicuro una sola: il campionato è lento, non certo rock. Dal 1994 ad oggi non si era più vista una classifica tanto corta e dall'era dei tre punti a vittoria, mai la capolista dopo quattro giornate aveva la miseria di 8 punti. Oggi a dividersi la testa della serie A ci sono due squadre accomunate dagli stessi colori, il bianco e nero, Juventus e Udinese. Anche in questo caso, mai tinte sarebbero state migliori nel rappresentare il ‘piattume‘ generale.
Manca una squadra leader, ne approffitta chi può
Non ce ne voglia di certo la capolista virtuale Atalanta (che è ‘rock‘ per dirla con il Molleggiato), ma pensare che il nostro calcio sia rappresentato dalla formazione orobica guidata da Colantuono è davvero deludente. A due giorni dal ritorno nell'Europa che conta (Champions ed Europa League) non possiamo di certo essere allegri, tanto più che l'Italia scivola piano piano ma inesorabilmente nel ranking internazionale, perdendo posti e appeal. Un declino che dovrebbe durare ancora poco viste le reazioni giunte dalle due milanesi e la Roma, ma che è già durato fin troppo. Anche perchè, senza una vera guida in vetta alla classifica, si stenta a comprendere la reale qualità di questo campionato. Non è certo la Juventus, pur sempre in vetta, a dover delineare l'asticella della stagione. La squadra di Antonio Conte potrà solo nel tempo dimostrare di che pasta sia fatta: oggi gestisce al meglio un inizio di campionato abbastanza in discesa ma già il prossimo weekend ospiterà il Milan per il primo vero test-match che ne decreterà le condizioni generali. I bianconeri sono un'officina del calcio dove si sta ancora lavorando all'assetto della squadra. Intanto, c'è il "cuore", vocabolo ultra utilizzato quando vengono meno gambe, idee e schemi tattici. Oltre che le vittorie. Ma il "cuore" non è certo il segno distintivo di questa Juventus; intendiamoci, fa sempre comodo vedere un gruppo ipermotivato, ma ciò che dovrà far cambiare alla Juve il trend negativo degli ultimi tre anni, dovranno essere la qualità dei giocatori acquistati e tenuti a Torino e gli schemi tattici adottati via via da Antonio Conte. Il resto è tutto in più.

Udine gode, Napoli torna con i piedi per terra
Non può delineare la qualità effettiva di questo campionato nemmeno l'altra capolista di giornata, l'Udinese. I friulani stanno confermando una continuità sorprendente che evidenzia tre aspetti: l'ambiente bianconero è dei migliori (fuori e dentro al campo), il lavoro societario sul mercato si sta rivelando ancora un volta molto positivo (via Sanchez, Zapata e Inler, stanno nascendo i Torje, i Badu e i Danilo), il tecnico Guidolin è "sprecato" in periferia (perchè sa costruire i gruppi, mantenerli nel tempo e conquistare gli obiettivi prefissati, con il bel gioco e il lavoro). Una squadra che ha pareggiato 0-0 a Cagliari anche soffrendo e dimostrando di poter reggere l'urto anche contro formazioni che mostrano un buon calcio, come in questo caso gli isolani. 8 punti in quattro partite sono ottimi, danno morale e compattezza anche per l'Europa League. Non si può dire lo stesso per il Napoli che invece, dopo la super partenza agganciati al tornado Cavani, si è leggermente perso nelle ultime due gare dove ha racimolato solo un punto. Se la sconfitta di Verona era figlia del turn-over, oggi il pareggio napoletano con la Fiorentina è nato dalla qualità più alta dell'avversario di turno. Gli esami per gli uomini di Mazzarri sono ancora tanti e pronti ad arrivare: martedì ospiteranno il Villarreal al San Paolo, in una bolgia da tutto esaurito per il ritorno della Champions a Napoli; nel fine settimana voleranno a San Siro per vedersela con l'Inter. Poi si tirerà una linea e si inizieranno a fare i primi conti.

Il risveglio dell'Inter passa per la Champions e il Napoli
Proprio l'Inter era, è e resterà ancora per qualche settimana la più grande incognita del nostro calcio. Se per il Napoli gli esami stanno arrivando, per l'Inter continueranno e dopo aver fallito inesorabilmente i primi, non avrà altri appelli a disposizione. La vittoria nerazzurra per 3-1 a Bologna ha ridato fiducia in se stessi più che convinzione che il peggio sia passato. Questo lo diranno le partite e i risultati: in Europa c'è l'esame CSKA Mosca, in trasferta (che dopo lo scivolone con il Trabzonspor, sa di quasi ultima spiaggia), in campionato c'è proprio il Napoli a San Siro. Claudio Ranieri avrà la possibilità di dimostrare di aver davvero preso per mano il gruppo ancora campione del Mondo in carica sulla carta ma che i risultati hanno relegato nell'anonimato quasi assoluto. I problemi ci sono e nessuno li nasconde con Sneijder, Thiago Motta, Stankovic fuori per infortunio, Forlan (in Europa) fuori per errore e una formazione da reinventarsi in una manciata di giorni cercando un risultato che scacci in modo definitivo il "fantasma-infortuni" che un anno fa segnò il triste cammino nerazzurro in campionato ed Europa.
L'Ibradipendenza del Milan ha messo in ginocchio Allegri
Lo stesso ectoplasma che sta popolando Milanello e MilanLab, con il club rossonero che annovera una infermeria piena colma di giocatori infortunati. Allegri ha fatto di necessità virtù con un Milan brutto e lento ma spietato a San Siro grazie al gol-partita di Seedorf contro il Cesena. Potrebbe bastare così contro il Victoria in Champions ma non contro la Juventus, prossimo appuntamento di serie A. E così, mentre la classifica si è smossa, si cerca di capire quando i giocatori più importanti potranno rientrare: Ambrosini sembra farcela per mercoledì (con riserva), Ibrahimovic andrà forse in panchina ma ci sarà con la Juventus, niente da fare per Boateng, Gattuso e Robinho. Capitolo chiuso per Pato, infortunato doc e habituè dell'infermeria rossonera negli ultimi due anni. Per lui se ne riparlerà non prima di fine ottobre. I campioni in carica, dunque, dovranno ancora una volta stringere i denti per ritrovare se stessi e i risultati visto che il problema maggiore intravisto in questo primo mese di gare ufficiali è la mancanza di continuità.

In Capitale, sulle montagne russe di Lazio e Roma
Lo stesso problema che ha fermato sul più bello anche le due romane, la Lazio e la Roma a correnti alternate tra campionato ed Europa. Edi Reja ha sempre difeso i suoi ma davanti all'ultimo pareggio della Lazio 0-0 col Palermo ha accettato senza cipiglio i fischi dell'Olimpico. Ci si aspettava la conferma dopo il successo in trasferta di Cesena e invece è arrivato l'ennesimo stop che ne ha involuto gioco e risultati. Troppo poco per chi si candida ad una stagione da protagonista e vera alternativa a chi si gioca lo scudetto. Un po' come la Roma che ha vinto il match con il Parma 0-1 grazie ad Osvaldo, ma arriva da un periodo altamente preoccupante che l'ha obbligata ad uscire anzitempo dall'Europa e che l'ha vista sull'orlo di una crisi di nervi. I tre punti, al di là dell'importanza di aver smosso la classifica si spera in modo definitivo, dovranno servire da scossa: Luis Enrique ha ricevuto la fiducia della società ma è sempre sotto verifica costante anche perchè gi acquisti da lui voluti (Pjanic, Bojan, Lamela) sono tutti una delusione dietro l'altra.
Infine, le ‘piccole‘ che si ritrovano ad essere Golia in un mondo di nani. Già lodata l'Atalanta capolista virtuale e l'Udinese capolista reale, applausi anche per il ‘piccolo' Chievo capace sempre di sorprendere, fermando la corsa del Genoa del capocannoniere Palacio (4 gol in 4 gare), il Siena che vince senza problemi il match-salvezza con il malcapitato Lecce e lo stesso Catania di Montella che – anche se sembra essere passata in secondo piano – ha disputato una partita impari con la voglia giusta che le ha permesso di fermare la Juventus e prendere una boccata di ossigeno in attesa di tempi migliori. Per tutto il calcio italiano, si spera.