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La Procura della Figc chiede la prova tv per il gol di Cutrone

Prova televisiva per l’attaccante del Milan che ha siglato il gol del vantaggio contro la Lazio deviando la palla con l’avambraccio. Spetterà al Giudice Sportivo valutare se la prova può essere considerata ammissibile e successivamente se il tocco è volontario.
A cura di Maurizio De Santis
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La decisione era nell'aria. Le forti polemiche scaturite dal clamoroso flop del VAR in occasione del gol di Patrick Cutrone contro la Lazio (palla deviata in rete con l'avambraccio) hanno spinto la Procura della Federcalcio a chiedere la prova televisiva per valutare il tocco dell'attaccante milanista che ha siglato il momentaneo vantaggio dei padroni di casa. La palla adesso passa al Giudice Sportivo: spetterà a lui valutare, ai fini di un'eventuale squalifica del giocatore per condotta antisportiva, anzitutto se la prova può essere considerata ammissibile e successivamente se il tocco è volontario.

Cosa è successo domenica. Né il direttore di gara (che ha la visuale coperta), né i suoi assistenti né gli arbitri addetti al VAR si accorgono del fattaccio. Nemmeno il portiere Strakosha protesta, ingannato evidentemente dalla dinamica e dalla concitazione dell'azione. La rete viene convalidata anche perché nella control room – con ogni probabilità – l'ispezione dei fotogrammi prende in esame un altro particolare: se c'è o meno fuorigioco della punta rossonera. Solo alla fine del primo tempo, quando le immagini della moviola mostreranno cosa è accaduto in quegli attimi, si ha contezza dell'episodio.

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Alla rabbia del tecnico della Lazio, Simone Inzaghi, si sommano le polemiche – durissime – per l'ennesimo errore arbitrale gravissimo che danneggia i biancocelesti. L'allenatore prima rimprovera Cutrone – che nelle immagini si giustifica dicendo di aver toccato la palla con la spalla – poi si sfoga davanti alle telecamere nel corso delle interviste. Nella giornata odierna è arrivata anche la reazione del giocatore: in un post pubblicato sul profilo Instagram si è difeso facendo appello anzitutto alla propria buonafede, respingendo qualsiasi ipotesi di volontarietà. Cosa rischia? Due giornate di squalifica per condotta antisportiva.

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