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L’olandese volante e il giro dell’Inter in 85 giorni

Dal 9 agosto al 1° novembre. Tanto è durata la parentesi di Frank De Boer sulla panchina nerazzurra, diventando il classico capro espiatorio di una situazione che ha un unico colpevole: la proprietà. De Boer è stato una scelta di Suning, che ha preferito all’autorità di Mancini, l’accondiscendenza dell’olandese. E quindi il fallimento dell’allenatore è in realtà il fallimento del progetto cinese.
A cura di Alessio Pediglieri
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Il primo annuncio era arrivato il 9 agosto scorso e determinava il nuovo corso Inter con alla guida l'olandese Frank De Boer prelevato in tutta fretta dalla panchina dell'Ajax per la gran gioia del presidente in pectore, Erick Thohir. L'ultimo annuncio è giunto quest'oggi, primo novembre, in cui la società nerazzurra annuncia la rescissione del contratto con il tecnico, sollevato dal suo incarico di primo allenatore della squadra. In mezzo, un giro a 360 gradi, compiuto in soli 85 giorni da parte dell'olandese volante, poco più di quanto ci mise Phileas Fogg, con la sua mongolfiera nel fantastico racconto di Giulio Verne. Ma in quel caso, si circumnavigò il mondo, il povero Frank solo l'Inter.

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Olandese, ma poco volante

Che fosse un allenatore senza futuro si era capito qualche settimana fa, dal fallimento di Bergamo contro l'Atalanta di Gasperini. Con l'ultima presa di posizione della società che difendeva il tecnico malgrado tutti parlassero di esonero. Un ultimo disperato tentativo per salvare il salvabile e sollevarlo dall'incarico nel modo più indolore possibile, essendo stato una scelta ufficiale del club. Poi, il brodino con il Torino che aveva stemperato i sapori, fino all'umiliante e definitivo ko in quel di Marassi ad opera della Sampdoria. Che ha costretto la proprietà a prendere una decisione, allineandosi – in negativo – alla precedente gestione Moratti: dal Triplete ad oggi, con de Boer, sono otto i tecnici passati per le Forche Caudine nerazzurre.

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Il buio, oltre la siepe

Oggi, l'Inter si appresta ad affrontare il nuovo turno di Europa League e il prossimo di campionato, in una bolla di sapone con l'ex allenatore della Primavera, Vecchi, chiamato d'urgenza a sedersi in panchina, mentre si conclude il nuovo contratto di lavoro con Stefano Pioli, neo eletto ad assumersi la responsabilità di allenatore dell'Inter con nuova scadenza giugno 2018. Una situazione paradossale che vede in De Boer il classico capro espiatorio di una situazione tanto complicata che non può avere mai soluzione definitiva finchè non vi sarà una società solida e presente.

Il fallimento del progetto cinese

Perché il fallimento del progetto De Boer è il fallimento del progetto Suning. Nessuno ne parla, ma la realtà è questa. De Boer l'ha voluto espressamente Thohir, colpevolmente scegliendolo a metà agosto. Quando in panchina c'era Mancini, non uno qualunque ma un tecnico che il mondo Inter conosceva benissimo e che avrebbe saputo muoversi all'interno dei flutti. Senza compromessi, però. Ed è questo il secondo fallimento di Suning: non accettare un carattere forte e determinato a livello tecnico e preferendo il profilo morbido e aziendalista come alternativa. Finendo nelle sabbie mobili.

La soluzione, sbagliata, a tutti i mali

Che De Boer avesse avuto necessità di tempo era evidente ancor prima della sua ufficialità. In Olanda giocava con un 4-3-3 votato all'attacco dove la fase difensiva era determinata da un campionato in cui spesso vince chi segna di più, e con un livello tecnico generale più modesto rispetto a quello italiano. Dove, se è vero che mancano i campioni, si fa della disciplina tattica ancora l'elemento che lo rende comunque complicato. Soprattutto per un tecnico subentrato a metà estate e che si ritrova una squadra non sua, giocatori sul piede di partenza e poi rimasti, altri giunti ma non graditi. L'Inter ha assimilato le regole tattiche, il pressing alto, la fase di non possesso ma lo ha messo in pratica solo a tratti. A conferma che se avesse voluto, la squadra avrebbe seguito il tecnico, un tecnico con cui non ha però mai avuto un confronto. Difficile sostenere il contrario con chi non riesce ancora a parlare in italiano e ha in squadra una babele internazionale. Altro elemento che pone De Boer nel posto sbagliato al momento sbagliato e che fa della scelta di Suning una volontà sbagliata.

La perseveranza nell'errore

Tanto quanto l'assenza della proprietà stessa, colpevolmente impegnata dall'altra parte del mondo a coltivare progetti economici a sfruttamento del marchio Inter disinteressandosene dell'aspetto quotidiano, quello sportivo. L'ultima scelta, di aver preso tempo ma averlo sprecato, esonerando il tecnico senza già averne pronto il sostituto è l'ennesima scena di una società che vede nella gestione tecnica e nei risultati sportivi soltanto un problema e non la principale risorsa per rinascere. Unica via possibile per ritrovarsi se non con un'Inter vincente, almeno con un'Inter che giochi per vincere.

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