L’Irlanda non fa paura ma che brutto ricordo a Usa ’94
Che Irlanda incontreremo? E' un bel quesito per Antonio Conte perché, nonostante gli uomini schierati fossero quasi del tutto gli stessi, nelle due precedenti partite ha giocato due incontri totalmente differenti. Con la Svezia è stata una squadra “latina”, con un buon possesso palla e la capacità di sfruttare la buona tecnica di base e l’inventiva di alcuni dei suoi uomini. Contro il Belgio, che è di sicuro un altro avversario rispetto agli svedesi, ha giocato un tempo completamente schiacciata dentro i propri 25 metri e un secondo alla deriva, cercando azioni individuali e nessuna coesione fra i reparti.
Come spesso accade per molte squadre anglosassoni danno tutto nella prima partita (anche noi abbiamo un brutto ricordo del’Irlanda, che ci ha sconfitti alla prima partita del girone di Usa ’94), calando verticalmente nelle altre due. Ma contro l’Italia i tre punti all’Irlanda servono per sperare in un terzo posto che dà il passaggio agli ottavi.
Davanti al portiere Randolph, la difesa potrebbe essere la stessa dell’esordio contro la Svezia, con i due terzini, Coleman e Brady, molto bravi nell’appoggiare l’azione d’attacco, meno nel chiudere le incursioni avversarie (Florenzi potrebbe andare a nozze), e i due centrali-bastioni, O'Shea e Clark. I due sono molto bravi nel prevalere di fisico sugli attaccanti avversari, ma se attaccati in velocità rischiano il tutto per tutto con interventi belli tosti ma spesso imprecisi.
Il centrocampo, che nella partita con la Svezia aveva dato un’ottima impressione, con il Belgio si è liquefatto di fronte a quello iper-tecnico del Belgio. Davanti alla difesa uno schermo puro, Whelan, che ha il compito di frenare le incursioni centrali avversarie e di raddoppiare tutto il raddoppiabile che arriva dalle sue parti. In fase di costruzione si limita a fare il passaggio più semplice che c’è. Ai suoi lati, McCarthy e Hendrick hanno caratteristiche opposte. Il primo è più un mediano di contenimento, che si propone molto poco, il secondo è un cavallo pazzo, che lascia quasi sempre la sua zona di competenza per andare dove la partita lo porta. In fase di offesa è un fattore da seguire, in quella di attacco è un’occasione da sfruttare.
Sulla sinistra gioca “Wessi”, al secolo Wes Hoolahan, piccola ala che sa soprattutto accentrarsi e dribblare. Il paragone con Messi ha una distanza immensa, ma non è inadeguato. Anche se parte dal lato opposto rispetto a dove il 10 argentino ama ricevere palla, ha una cadenza di tocco, frenetico, e di andatura, nervosa, che richiama Messi. In attacco O’Neill non farà l’errore di lasciare solo Long, disperso in lande vastissime e circondato da difensori avversari. Giocherà di sicuro una punta più fisica, Walters, oppure potrebbe provare Robbie Keane dal primo minuto togliendolo poi dopo un’ora di gioco.
L’Irlanda della prima partita richiamava molto il Celtic degli anni di O’Neill. Una squadra che puntava sulla tecnica di Stilian Petrov, la rudezza difensiva di Balde e la leggerezza instancabile di Henrik Larsson. Sapremo solo mercoledì se quella squadra li ispirati di nuovo. (articolo di Jvan Sica)