L’incompetenza del Consiglio Federale fa esplodere la rabbia Juve sullo scudetto 2006
Tutto resta come era, cioè il titolo del 2006 rimarrà in bacheca nerazzurra e negli annali del calcio varrà tanto quanto gli altri scudetti. Insomma, quel tricolore avrà un padrone, giusto o sbagliato che sia, smentendo la relazione del Procuratore Palazzi che lasciava aperta la strada per la revoca dello scudetto. Così, da oggi 18 luglio anche i nerazzurri hanno la certificazione da parte degli organi della Federcalcio sui loro 18 titoli nazionali, tanti quanti il Milan, con buona pace della Juventus e di tutti i suoi tifosi.
Queste, infatti, sono decisioni che sono giunte in queste ultime ore dal ‘Palazzo‘ dove il presidente Abete ha riunito attorno a sè la Federazione con i suoi membri e, davanti al resoconto dei legali della FIGC che hanno setacciato articolo per articolo la giustizia sportiva, hanno preso atto che non sono competenti a prendere alcuna iniziativa attorno alla questione.
L'INCOMPETENZA E L'ASSENZA DI NORME – «La posizione diffusa, all'interno tra i presidenti delle componenti federali, sulla questione dello scudetto 2006, è di non competenza. Il parere legale che abbiamo ricevuto è che il Consiglio Federale non è competente a decidere», ha specificato Ulivieri, presidente dell'Associazione Allenatori che – di fatto – ha solo anticipato la decisione finale. Lo stesso Ulivieri ha poi aggiunto: «La nostra decisione, come Consiglio Federale, dovrebbe essere quella di non pronunciarsi sulla vicenda dello scudetto del 2006. Poi, però, ci sarà da valutare ogni singola posizione. Siamo politici e non giudici. Lunedì andrà fatta una valutazione politica in generale: non sarà una censura, ma una posizione legittima del presidente Abete e del Consiglio». Per Andrea Agnelli è l'emblema della preoccupazione bianconera maggiore, quel "spero che non si decida di non decidere" sentenziato qualche settimana fa, ora è l'evidenza. Eppure, c'è una motivazione di fondo nella possibile scelta federale al di là di partiti e prese di posizione. Nel parere negativo a procedere dell'ufficio legale della Federcalcio, risulta determinante l'assenza di un atto amministrativo di assegnazione, come era stato già scritto nel parere dei saggi che diedero il via libera a Guido Rossi per l'assegnazione alla squadra di Moratti di quel tricolore 2006. Senza questa delibera, che nella storia del nostro campionato di calcio non è mai stata fatta, il Consiglio Federale non ha potere di sostituirsi alla giustizia sportiva.
LA CREDIBILITA' DEL SISTEMA E LA GIUSTIZIA ORDINARIA – «Qui non è in gioco l'onorabilità delle persone, che in taluni casi non sono in condizione di argomentare, qui è in gioco la credibilità del sistema. La Fiorentina e i suoi principali azionisti hanno correttamente sottolineato la disparità di trattamento subita da alcune società calcistiche nel 2006. Disparità che rischia di perpetuarsi se le indiscrezioni dovessero essere confermate da Consiglio federale di lunedì 18. Il dialogo tra gli attori principali del mondo del calcio è certamente auspicabile ma le condizioni di parità tra questi soggetti devono ancora essere garantite, anzi ristabilite, dopo 5 anni di doppiopesismo». Queste le parole di fuoco, invece arrivate sul tavolo della FIGC da parte del numero uno della Juventus, Andrea Agnelli, mentre è pronta ad arrivare anche la pernacchia dei tifosi bianconeri alla sentenza. Dopo gli sviluppi di Calciopoli2, dopo l'esposto presentato in procura da parte del club bianconero, dopo anche la scesa in campo di altgre società e presidenti – vedasi in primis i Della Valle ma anche Galliani e Zamparini – non ci si può permettere, a detta del patron bianconero, che tutto rimanga così com'è. Tanto più – come anticipano alcune indiscrezioni – oltre alla non revoca dello scudetto, non ci sarà neppure la "nota di demerito" nei confronti del club nerazzurro che in un primo momento sembrava essere parte portante del giudizio finale espresso oggi. Insomma, danno e beffa e Agnelli giura che questa volta la Juventus non starà a guardare: «Ribadisco che ogni azione legale sarà esperita a tutela della Juventus, se l'ordinamento sportivo dimostrerà di non essere in grado di garantire ai suoi membri pari dignità ed eguale trattamento. Questo non è il tempo della burocrazia, questo è il momento della sostanza. Il dialogo potrà stabilirsi solamente quando queste condizioni saranno garantite».
L'ACCUSA INFAMANTE E IL SILENZIO ASSORDANTE – In casa Inter, dopo i proclami presidenziali in memoria di Facchetti a non esasperare toni già troppo alti attorno ad un argomento più politico che calcistico, Massimo Moratti è rimasto in silenzio. Dopotutto ci aveva già pensato il patron nerazzurro, all'indomani della lettura delle argomentazioni di Palazzi a gettare benzina sul fuoco delle polemiche: «Palazzi si sbaglia, considerare Facchetti come nelle accuse della Procura federale è offensivo, grave e stupido. I tifosi dell'Inter conoscono perfettamente Facchetti e lo conoscono perfettamente anche i signori che si saranno seduti a quel tavolo per decidere non so cosa. Un attacco grave e assolutamente inaccettabile». Queste le parole a caldo; poi il ‘gelo' davanti alle decisioni che lasciano tutto invariato, con l'Inter che mantiene l'assegnazione del titolo più controverso della storia del pallone italiano.
LA FINE E IL NUOVO INIZIO – Alla fine – ma anche in questo caso, il vero elemento discriminante saranno le motivazioni e bisognerà quindi leggere i verbali del Consiglio del Prossimo prima di argomentare qualsiasi conclusione – questa volta, potrebbe anche andar bene così. Ma è giusto che la Juventus si muova per difendere i diritti che ritiene essere violati, nelle sedi che ritiene più opportune andando – se possibile – anche a difendersi attraverso la giustizia ordinaria. Com'è giusto che altre parti in causa, come Fiorentina e Milan – allora coinvolte pesantemente nelle pene di Calciopoli – pretendano chiarezza fino in fondo e una volta per tutte. Ma sarebbe anche giusto che, questa volta, il popolo interista non scendesse in piazza come nel 2006 a sventolare un titolo che è meglio venisse subito accantonato e messo nel cassetto, buono solo per il palmares ma non da raccontare ai nipotini.