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L’esonero di Gasperini ufficializza la crisi Inter: Moratti verso la soluzione Claudio Ranieri

La squadra è stata affidata al momento a Bernazzani e Baresi ma Moratti esclude traghettatori estemporanei. In attesa anche Delio Rossi e Sanchez Flores. Solo suggestioni da tifosi le ipotesi Figo, Roberto Baggio e Walter Zenga.
A cura di Alessio Pediglieri
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esonero gasperini

Ci ha messo ottanta giorni. Ottanta giorni, cinque partite, quattro sconfitte e un pareggio a reti inviolate. Tanto c'è voluto a Massimo Moratti per decidere. Decidere che Gian Piero Gasperini debba concludere la sua avventura in nerazzurro. Quest'oggi all'ora di pranzo è arrivato anche il comunicato ufficiale dell'esonero di Gasperini. Ma già da ieri sera, dopo la sconfitta di Novara per 3-1, in casa Inter c'erano musi lunghi e tiratissimi. Il presidente, in tribuna del ‘Piola' vicinissimo – ironia della sorte – a tifosi del Novara che gli esultavano a pochissimi metri di fronte, aveva già in mente il cambiamento che avrebbe condotto l'Inter nelle mani di Rossi o – più verosimilmente – Ranieri.

La legge del contrappasso 1: Delio Rossi, ieri inadeguato, oggi candidato

Una sorte di legge del contrappasso. Ottanta giorni fa, proprio Delio Rossi, cacciato malamente e ingiustamente da Palermo, mentre l'Inter mal digeriva l'ultimo tradimento di Leonardo scappato con i soldi al PSG, si era proposto volontariamente per la panchina nerazzurra. Una convizione, dentro il tecnico, di essere pronto per un'occasione importante; tanto importante che – malgrado in estate non venne nemmeno ‘calcolato‘ dai dirigenti nerazzurri – lo stesso Delio Rossi aveva già risposto ‘picche‘ a Zamparini per un rientro da eroe a Palermo (dove è arrivato il giovane Mangia al posto di Pioli), subodorando che qualcosa poteva ‘muoversi‘ in casa nerazzurra dove Gasperini stava lavorando ad un totale cambio tecnico e tattico. Sensazione azzeccata, tanto che adesso proprio il nome di Delio Rossi ritorna alla ribalta – almeno tra gli addetti ai lavori  che ne hanno sempre tessuto le lodi di tecnico esperto e capace, supportato dai risultati passati. Chi non lo voleva a luglio e lo ‘snobbava' potrebbe ingaggiarlo oggi, dopo aver perso del tempo preziosissimo, tra incomprensioni, sconfitte, disagi e testardaggini. Oggi, mentre Gasperini non si è presentato all'allenamento per seguire la seduta ma per parlare con Branca & co. per concordare i dettagli dell'esonero, la squadra è sì affidata alla scelta interna Baresi-Bernazzani, ma questa scelta sa di poco, di traghetto che già vede un nuovo approdo.

La legge del contrappasso 2: Ranieri, ieri nemico di Mou, oggi salvatore della patria

Difficilmente Moratti lascerà la sua Inter in balia di se stessa o di qualche traghettatore di passaggio. Non è sfiducia ai due tecnici che da tempo lavorano nello staff nerazzurro, bensì la precisa volontà di ridare la squadra in mano ad un tecnico che abbia gli attributi per risollevare le ceneri che restano del Triplete 2010. Così, Delio Rossi potrebbe essere un'alternativa, in ritardo e di ripiego. Solamente l'intelligenza e il professionismo del tecnico permetterebbero all'ex allenatore di Lazio e Palermo di non pensare che ottanta giorni prima poteva già essere lì e, forse, oggi non avrebbe dovuto salvare il salvabile ma costruire il nuovo futuro nerazzurro. Ma siccome all'Inter non si fanno mai mancare nulla, nel bene e nel male, se dovesse sfumare il nome di Delio Rossi ecco che – seguendo sempre i dettami della legge del contrappasso – spuntare il nome di Claudio Ranieri per la panchina dell'Inter. Ed è proprio l'ex tecnico di Valencia, Chelsea, Juve e Roma, il principale candidato. Cosa c'è di strano? Nulla, se non che il ‘buon‘ Ranieri era stato ai tempi di Mourinho il primo  grande antagonista e avversario del portoghese, quando sedeva sulla panchina della Juventus. Erano i tempi in cui l'Inter vinceva, Mou spopolava tra battute, conferenze e successi, mentre il suo collega bianconero era alle prese con la ricostruzione juventina mai riuscita fino in fondo. Un antagonismo che si era riversato anche tra i tifosi delle due squadre: juventini e interisti, divisi in tutto. E oggi, Massimo Moratti potrebbe scegliere proprio l'"odiato" Ranieri per rimettere sui binari il treno Inter deragliato da quel maggio 2010 a Madrid.

Dopo Mourinho, il vuoto assoluto

Da quando Mourinho ha lasciato, l'Inter non si è mai più ritrovata. In poco più di un anno, sono quattro gli allenatori che si sono succeduti sulla panchina che oggi è diventata la più scomoda del calcio. Prima Rafa Benitez, lo spagnolo rubicondo e gentile, dalle poche parole e dalle idee ferree che mal si incontrò con le scelte societarie di un mercato che non lo accontentò in nulla e che la società utilizzò quasi come agnello sacrificale alla conquista del Mondiale per Club. Poi fu Leonardo: un po' per caso, un po' per spudoratezza, un po' per scommessa. L'ex rossonero ripudiato da Milanello fu l'artefice della gran rimonta infranta sul muro del derby, con una rincorsa che – sfruttando le ali dell'entusiasmo – nascose i problemi che mai vennero risolti. E proprio Leonardo a fine anno, quando avrebbe dovuto mettere mano a ciò che non andava in vista della nuova stagione, se n'è andato in Francia, richiamato dalle sirene parigine del PSG e dai soldi degli sceicchi. Un ‘tradimento' che ha rimesso l'Inter in mare senza timoniere e con Moratti che ha dovuto trovare l'ennesima nuova rotta, saltando da isolotto a isolotto, fino a trovare l'ancora di Gian Piero Gasperini, libero da contratti e visto come un nome nuovo capace di dare un senso al dopo-Mourinho. Per ottanta giorni, quattro sconfitte e un pareggio.

Inter abbiamo un problema: obiettivo attuale, la salvezza

Adesso la situazione è davvero complicata. Mai negli ultimi novant’anni l'Inter era partita così male e mai negli ultimi sei anni (da quando c'era in panchina Roberto Mancini, l'artefice delle prime vittorie nerazzurre) aveva giocato così male. A Novara, il 3-1 finale è stato lo specchio triste di ciò che la squadra è oggi: senza struttura nè idea di come giocare; poche idee confuse su moduli mai capiti e mal digeriti; giocatori fuori ruolo, incapaci di giocare come sanno e altri giocatori inseriti senza capire fino in fondo le qualità e le caratteristiche che hanno. Oggi, l'Inter è un insieme di undici titolari che giocano ognuno per sè, rimediando brutte figure. La medicina giusta e immediata non c'è. Chi arriverà sulla panchina non avrà vita facile. Sempre che qualcuno arrivi: Baresi e Bernazzani, intanto, allenano la squadra in vista del prossimo appuntamento. Da vincere. Perchè la classifica – e la squadra – è da retrocessione.

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