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L’aeroplanino Catania vola alto: destinazione Europa League

Una rivoluzione targata Vincenzo Montella. Da quando “l’aeroplanino” è atterrato in Sicilia la musica è cambiata e ora il Catania si scaglia a ridosso della zona europea. Con la quota salvezza a portata di mano, gli etnei possono sognare anche traguardi più ambiziosi.
A cura di Alberto Pucci
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Vincenzo Montella

Se esistesse un campionato nel campionato, Montella guarderebbe tutti dall'alto. Se facessimo la "tara" al torneo, escludendo le sette nuove sorelle della Serie A, balzerebbe all'occhio un dato significativo: Catania in testa al gruppone delle rimanenti squadre e ad un passo dalla zona europea. Aggettivi e complimenti,  forse non spiegano abbastanza ciò che la società siciliana ha fatto in questi ultimi anni, investendo su tecnici emergenti e scoprendo giocatori dalle capacità tecniche e caratteriali adatte al nostro campionato.

L'ottimismo vola! – Dato a Cesare ciò che è di Cesare, la copertina di questo fantastico campionato etneo deve, però, essere dedicata a Vincenzo Montella che ha saputo calarsi nei panni dell'allenatore con grande personalità e con quei requisiti che servono come il pane, soprattutto alle piccole squadre: calma, pazienza e sangue freddo. In pratica, una versione moderna e riadattata per la lotta salvezza, del "mantra sacchiano" di epopea rossonera (occhio, pazienza e fortuna). Montella è un allenatore vero. Inutile, ormai, pensare alla figura di traghettatore o apprendista stregone. Montella c'è, e lotta insieme ai suoi argentini che non tirano mai indietro la gamba. Montella, c'era anche a Roma: sesto posto in campionato, semifinale di Coppa Italia e, soprattutto una stracittadina vinta. Il tutto, a quel tempo, senza ancora avere il patentino per guidare una squadra. Nella prima conferenza da tecnico del Catania, in una calda giornata di luglio dello scorso anno, promise ai suoi nuovi tifosi massimo impegno ed elasticità mentale per apprendere, non solo usi e costumi della società catanese, ma anche caratteristiche e qualità di un gruppo che andava "domato ed indottrinato", come un cavallo di razza, dopo le esperienze (toste) di Walter Zenga, Sinisa Mihailovic e Diego Simeone.

Vincenzo Montella durante Catania-Novara

Promessa mantenuta – Abituato a volare alto, Montella ora si gode il panorama da una posizione privilegiata, applaudito e tirato per la giacca da diversi club che avrebbero visto in lui il "nuovo che avanza". "Montella non si muoverà da Catania, nenche se ce lo chiedesse il Real Madrid" ha tuonato recentemente la dirigenza siciliana. Un avviso ai naviganti, un avvertimento per tutti quei presidenti (si è parlato anche di Massimo Moratti) che alla perenne ricerca di un allenatore serio e preparato (e che, magari, non chieda cifre astronomiche) si guardano intorno alla ricerca del nuovo fenomeno della panchina, virando poi la loro ricerca (maledetta esterofilia) sui nuovi "Harry Potter" stranieri. Convinti, come sono, che un portoghese con un curriculum leggermente più convincente possa fare meglio di un allenatore nato e cresciuto in Italia.

Almiron e Barrientos

Carattere argentino – Sarebbe, però, troppo semplice spiegare il fenomeno Catania solo segnalando la bravura del tecnico. I tasselli di questo puzzle, riuscito bene, hanno anche le sembianze di giocatori di classe e temperamento. Un mix di potenza, esperienza e qualità che ha permesso ai tifosi rossoazzurri di digerire in un batter d'occhio partenze eccellenti come, ad esempio, quelle di Mascara e Maxi Lopez. In porta, Carrizo e Kosicky, tutto sommato non hanno fatto rimpiangere Andujar. Davanti a loro Le Grottaglie e Motta sono rinati a nuova vita e Marchese e, soprattutto, Spolli stanno crescendo a livelli esponenziali. Ma è in mezzo al campo e davanti, che la terra catanese dà i suoi frutti migliori: giocatori come Izco, Llama, Bergessio, Gomez e Barrientos sono pronti per il grande salto e per giocarsi le chances in una grande squadra. Il tutto senza dimenticare l'esperienza e la grinta di Lodi e Almiron, altre pedine fondamentali per lo scacchiere di Montella.

Lodi e compagni fanno festa dopo Catania-Fiorentina

Una dirigenza vicina alla squadra – Folcloristici, quanto vogliamo, ma nessuno potrà mai mettere in discussione la passione di Pulvirenti, Lo Monaco e dei loro fidati "scudieri". Sembra poco, ma non lo è.

“ Se dipendesse da me, non lo farei mai andare via da Catania. Nemmeno se me lo chiedesse in ginocchio e sanguinasse! ”
Pietro Lo Monaco
Avere a fianco, nel vero senso della parola, il proprio presidente, sentirlo vicino e sempre presente può, in alcun casi, portare un valore aggiunto, dare ancora più motivazioni alla squadra. Questo requisito fondamentale, a Catania c'è da sempre e pazienza se, a volte, il tutto sfocia in polveroni forse poco edificabili per il calcio. La missione della dirigenza è chiara: il Catania deve salvarsi e serve anche questo per raggiungere l'obiettivo.

Passione rossazzurra travolgente –  Infine, come dimenticare il vero dodicesimo uomo in campo? Vogliamo mettere da parte e dimenticarci della spinta dei tifosi e della passione straripante della tifoseria catanese? Giocare al Massimino, ora più che mai, è diventato difficile ed i numeri sono lì a dimostrarlo: 13 partite giocate, 7 vittorie, 4 pareggi e solo 2 sconfitte. Ora che anche l'ostacolo Fiorentina è stato superato e che la quota salvezza è lì ad un passo, sognare non è più vietato!

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