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L’accusa di Ibra: “Non mi chiamo Andersson o Svensson, io vittima di razzismo in Svezia”

In una lunga intervista su Canal+ l’attaccante del Manchester ha parlato della discriminazione che continua a subire in patria a causa del proprio cognome: “Appena sbaglio mi attaccano, con altri non succede. E nessun altro ha fatto quanto io per la Svezia: sono il migliore in assoluto, ma do fastidio”
A cura di Alessio Pediglieri
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Zlatan Ibrahimovic vittima del razzismo. Anche il campione svedese si è recentemente lamentato di aver subito pressioni e vessazioni a casa sua, dal suo popolo, per un cognome che di svedese non ha nulla. Una denuncia che l'attaccante del Manchester United ha confessato a ‘Canal+', sottolineando come i preconcetti verso le sue origini hanno spesso condizionato l'opinione pubblica su di lui. Soprattutto prima di diventare una stella e oggi di essere identificato come un idolo e un'icona svedese.

Un cognome scomodo

Ibrahimovic non ci gira intorno e parla di "razzismo sommerso" nei suoi confronti. Oggi che è una star nessuno si azzarderebbe a ricordargli che il cognome è tutto fuorché svedese e che quindi con la Svezia ha ben poco a che vedere. Anzi. Zlatan è un'autentica icona – non solo sportiva – del paese scandinavo che gli ha dedicato premi, statue e conferito allori come a nessun altro uomo di sport.

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I continui attacchi gratuiti

Eppure, non è tutto oro ciò che luccica. Ibrahimovic si è tolto un sassolino dalla scarpa. Lui che a 37 anni ha vinto tutto in quattro Paesi diversi ed è stato capitano e riferimento della nazionale svedese, avrebbe avuto una considerazione differente se non fosse riuscito ad emergere dall'anonimato ergendosi ad autentico campione riconosciuto a livello internazionale.

Non mi chiamo né Andersson né Svensson. Che cosa hanno fatto sempre i media svedesi nei miei confronti? Mi difendono o saltano su e mi attaccano? Mi attaccano, ancora, appena possono: perché non possono accettare in fondo che il miglior svedese più conosciuto si possa chiamare Ibrahimovic".

Il razzismo mascherato

Critiche mirate, verso il proprio Paese, soprattutto in questo periodo difficile in cui Ibrahimovic ha detto prima addio alla Nazionale, poi ha dovuto affrontare il lunghissimo periodo di stop per il brutto infortunio al Manchester. Adesso che è tornato, bruciando tutti i tempi di recupero e dimostrando di avere non solo un fisico ma anche un carattere di ferro, le critiche non sono mancate:

"Se un altro giocatore facesse i miei errori non verrebbe attaccato, ma lo difenderebbero. Però quando si tratta di me, non mi difende nessuno. Si tratta di razzismo, una formula molto subdola: non dico che sia evidente e diffuso, ma dico che c'è un razzismo sotto copertura.

Il migliore di sempre

Per Ibrahimovic una rabbia repressa e una mancanza di considerazione da parte della gente del suo Paese. Per il quale ha fatto tutto, rappresentando per anni in giro per il mondo, la Svezia:

"Quello che ho fatto io non lo ha mai fatto nessun altro atleta svedese. Nessuno ha fatto tanto, sono il migliore in assoluto eppure non ho la dovuta considerazione: ho vinto per 11 volte il titolo di miglior calciatore dell'anno in Svezia. Prima di me il massimo è stato un atleta con due sole vittorie".

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