Kung-Fu Ibra, le acrobazie del gol nel segno di Zlatan
Ibracadabra non sarà mai un campione normale. Straordinario. Dirompente. Fatale. Gol e acrobazie, questione di magia. E le (altre) stelle stanno a guardare, perché chi fa gol così, arrampicandosi in cielo, c'è il rischio che lo scambi per un angelo caduto in volo. Cristiano Ronaldo, Messi, Cavani, Falcao, Neymar fanno miracoli in terra. Lui, no, è di un altro pianeta. E allora anche il Puskas Awards 2012 della Fifa gli sta stretto. Quella è roba per comuni mortali. E chi se ne frega se non figura nella speciale classifica.
Solo Dio mi può giudicare. E' la frase tatuata sul fianco sinistro. Zlatan sospeso tra terra e cielo, per lui il calcio è anche una questione di Fede. In se stesso, anzitutto, e nella consapevolezza di essere il più forte, il migliore, il più amato e più odiato. E se Zizou, franco-algerino cresciuto nel quartiere dormitorio di Place Tartane (Marsiglia), tra etnie diverse, e simbolo di un'integrazione difficile è divenuto un'icona dei Galletti nonostante l'epiteto di "chat noir" cucitogli addosso da una parte della critica poco indulgente col campione meticcio, allora potrebbe fare proseliti anche Ibrahimovic. Quanto a colpi testa, pure lo svedese non scherza. Nel 2006 lasciò la Juve travolta da Calciopoli in un battito di ciglia. Con l'Inter finì a schifio, nonostante papà Moratti avesse fatto il possibile per accontentarne i capricci. A Barcellona nel tiqui taca e negli schemi di Guardiola sembrava un pesce fuor d'acqua. E poi quella "pulce" nell'orecchio era snervante. All'Europeo ha fatto un buco nell'acqua e ha scaricato la colpa sui compagni. A Galliani ha lasciato fare la figura del povero Diavolo: non avete soldi, vi faccio un assegno… Che simpatico: dopo averlo coperto in questi anni con una montagna di denari, se l'amministratore del Milan gli avesse chiesto un prestito sarebbe stata cosa buona e giusta. In fondo, Zlatan non è così cattivo. Anzi, quand'è in vena di tenerezze bacia la maglia che indossa in pubblico e senza remore. Quindici milioni d'euro a stagione dovrebbero essere sufficienti per fargli cantare allons enfants sotto la Torre, alla corte del PSG degli sceicchi. E poi, sì, Maradona sarà pure meglio di Pelé. Messi anche, almeno per numero di gol segnati. Ma se gli fanno perdere la pazienza, allora Kung-Fu Ibra li stende alla sua maniera. E tutto il resto è noia.