Juventus, Tevez è un rimpianto anche per l’Inter. Mancini: “Lo consigliai a Moratti”
La squadra di Allegri, dopo l'impresa di Madrid, è attesa dagli ultimi impegni in campionato e dalla finale di Coppa Italia contro la Lazio. Il momento è dei più felici e tra le facce divertite di chi sa di averla combinata grossa, e di aver centrato un obiettivo fino ad oggi impensabile, c'è sicuramente quella di Carlitos Tevez. La foto copertina della stagione bianconera, porta i tratti dell'Apache argentino: decisivo con i suoi gol e le sue giocate sia in Serie A che in Champions League. Vederlo in azione provoca emozione e gioia nei tifosi juventini. Non possono dire altrimenti i tifosi delle squadre avversarie, specialmente quelli di Milan e Inter. La storia del mancato passaggio al Milan, dell'ex attaccante del Manchester City, è cosa nota. Nel gennaio del 2012, Adriano Galliani aveva già chiuso l'affare (del secolo) per regalare Carlitos Tevez ad Allegri (che, ironia del destino, se lo ritrovò davanti qualche anno più tardi) e spedire Alexandre Pato a Parigi. Una trattativa ben costruita dall'ad milanista che avrebbe portato ad un incasso di più 28 milioni di cartellino per il cartellino del brasiliano (già sulla via del non ritorno a causa dei suoi problemi fisici) e all'arrivo del forte argentino.
A Milano, sponda rossonera, nonostante gli anni nessuno ha ancora perdonato il dietrofront della famiglia Berlusconi (padre e figlia) che mandarono all'aria la trattativa. Tevez rimase in Inghilterra, così come Pato rimase a Milano. Una scelta che ancora oggi il Milan sta pagando. Ma se Galliani piange, di certo anche i tifosi dell'Inter hanno poco da ridere. Durante una delle ultime interviste, Roberto Mancini ha svelato un aneddoto destinato ad aumentare il rimpianto anche del popolo nerazzurro: "Tevez poteva essere dell'Inter – svela il "Mancio" – Moratti mi chiamò all'epoca in cui ero allenatore del City. Il presidente voleva Balotelli, io gli risposi: "Se vuole un giocatore forte, prenda Tevez". Lo conosco bene per averlo allenato per tre anni e mezzo, è sempre stato un grande giocatore – continua Mancini – Lo era al West Ham, quindi allo United, al City e ora alla Juve. Lui ha sempre fatto la differenza dovunque ha giocato". Già, vallo a dire a Berlusconi e Moratti…