Juventus, Milan e Inter costrette al compromesso sui diritti tv, mentre Napoli e Roma si rafforzano

Si affilino le armi e gli eserciti scendano in campo, la battaglia avrà inizio a ore. Lo scenario di guerra sembra rievocare antichi combattimenti ai tempi del Sacro Romano Impero e invece, è quello che si attende per l'Assemblea di Lega prevista per mercoledi 29 giugno dove ci si contenderà – anche a suon di colpi proibiti – la torta dei diritti televisivi sul calcio tra le big e le società medio-piccole. Il clima rovente in Lega c'è già da tempo e l'ultima esclusiva pubblicata dalla "Gazzetta dello Sport" martedì, non fa altro che gettare alcol sul fuoco. La ‘rosea' ha infatti ‘studiato' e pubblicato in esclusiva la tabella con i risultati delle agenzie demoscopiche che, per volere delle ‘piccole società‘, avevano stilato i bacini d'utenza per poi ripartire gli introiti dei diritti tv del prossimo anno. In pratica, le piccole non saranno sempre piccole come poteva sembrare solo qualche mese fa.

CINQUE SORELLE SEMPRE PIU' ORFANELLE – Ovviamente si tratta di uno studio commissionato, nulla di ufficiale anche perchè l'intero discorso è da tempo"sub judice": le cinque grandi (Juve, Milan, Inter, Napoli e Roma) avevano infatti presentato ricorso – respinto – davanti all’Alta Corte di Giustizia con la richiesta di sospensiva rivolta al Tribunale civile di Milano. Le "cinque sorelle" non hanno mai digerito i criteri di definizione dei bacini d’utenza adottati a maggioranza dall’assemblea del 15 aprile scorso in cui si sentivano ‘penalizzate‘ come poi sembra essere confermato da queste analisi. Sostanzialmente le ‘grandi' puntavano a considerare solamente i tifosi ‘classici', veri e propri e non anche i simpatizzanti che,, come ha detto l'Amministratore Delegato del Milan Galliani "andrebbero ‘pesati' diversamente" e quindi con una minore incidenza in caso di conteggio finale.

JUVE, MILAN E INTER PIANGONO, ROMA E NAPOLI GODONO – Come si diceva, sono le ‘grandi' ad uscirne penalizzate e non poco. Soprattutto la Juventus che sta già lavorando da alcuni anni a risollevarsi dal baratro della retrocessione e che, malgrado sia da sempre la più amata d’Italia, adesso devono fare i conti anche una disistima sempre più diffusa verso i colori bianconeri. I tifosi sparsi in tutta Italia, secondo questi studi, passerebbero dal 27% al 19% facendo crollare la fetta di torta che spetta al club degli Agnelli. Se nella stagione 2009-10 la Juve ha incassato in totale dai diritti tv 88 milioni, nell’ultimo campionato scenderebbe a "soli" 75,1 milioni: un rosso da 13 milioni di euro che in questo periodo proprio non ci vorrebbe. Il ‘crollo' bianconero aveva già fatto esultare Zamparini pronto a una serie A senza la Juve. Ma c'è di più: se la Juve piange, Milan e Inter non stanno certamente meglio. Infatti, anche le due milanesi perderebbero rispettivamente 9 e 8 milioni. Ma c'è chi se la gode: incredibilmente, a guadagnare sarebbero le altre due ‘grandi'. In primis, il Napoli di De Laurentiis, grazie a una quota dei bacini vicina al 10%, arriva a superare i 50 milioni di entrate dai diritti tv, 8 in più rispetto a un anno fa. Poi, ecco la Roma "americana" che si avvicina al tetto dei 60 milioni. Più in generale, il ritorno alla contrattazione collettiva dei diritti farebbe ridurre notevolmente il ‘gap' tra le società più potenti e tutte le altre, portando benefici alla classe media della Serie A: dalla Fiorentina al Palermo, dall’Udinese alla Lazio.

LE NUOVE ALLEANZE CONTRO IL MONOPOLIO – Davanti a questi dati, tutto potrebbe essere ribaltato: anmtiche alleanze potrebbero venir meno e nuovi accordi strutturarsi sottobanco già in queste ore. Insomma: da cinque, le big che vogliono mantenere il pugno di ferro sono gfià scese a tre e forse non è più un numero sufficiente per spaventare il resto della serie A. Se si vorrà trovare un accordo, bisognerà lavorare sugli indici di ponderazione delle ricerche demoscopiche, riducendo il peso degli ascolti tv che ora valgono ben un terzo dl totale. In tutto questo la ventina di milioni venuti a mancare per il fallimento di Dahlia- l'unica piattaforma alternativa a Sky – non fa che complicare le cose, lasciando poche alternative reali. Non a caso, il presidente della Lega A, Beretta, si è rivolto a tutti: "Il mio è un appello ai presidenti di tutti i 20 club di A, imprenditori preparatissimi e con uno spiccato senso dell’investimento nel futuro: nell’assemblea di mercoledì va percorsa con volontà e determinazione la strada dell’accordo globale che partendo dai diritti tv si dirami verso tutte le questioni che abbiamo aperto. Fortissimi e uniti all’interno della Lega per essere forti e riconosciuti tali all’esterno, in modo da accrescere la nostra capacità di fare sistema e innovare il sistema del calcio in chiave internazionale. Siamo al punto decisivo per lo scatto in avanti".
DAI DIRITTI TV AL CONTRATTO COLLETTIVO, BATTAGLIA SU TUTTI I FRONTI – Dalla ridiscussione dei diritti tv poi – con un effetto domino importante – si parlerà anche delle questioni sullo stadio, sul pubblico e sul contratto collettivo: "É importante riuscire a dimostrare con i fatti, comprendendo le ragioni proprie e anche altrui, che si possa ritrovare l’unità e un accordo equilibrato complessivo. Fare gioco di squadra ora è vitale e già nell’ultima assemblea sono state compiute giocate importanti per passare dalla tattica dell’interdizione a quella del gol vincente per tutti. Bisogna evitare i rischi di lunghi contenziosi legali che potrebbero interdire la nostra capacità di individuare nuove e innovative fonti di ricavo".
Questa la ricetta ancora di Beretta che prova a fare il pompiere in previsione delle scintille di mercoledì.
"Dobbiamo approvare le linee guida per la vendita dei diritti dal 2012 al 2015 recuperando il tempo impiegato in questi mesi per la divisione dei soldi per bacini di utenza. Abbiamo la necessità di arrivare a un punto conclusivo per l’accordo collettivo. Bisogna riprendere un ruolo commisurato alla nostra importanza nei rapporti con la Federcalcio. Bisogna riflettere sul dato fondamentale che non siamo distanti dalla conclusione dell’iter per la legge sugli stadi di proprietà che ci darà la marcia in più per riavvicinarci a Germania, Inghilterra e Spagna. Infine dobbiamo dare all’opinione pubblica l’immagine della nostra forza responsabile e propositiva per un calcio migliore, più ricco e godibile. Per tutti". Non solo per le solite "cinque grandi".