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Diritti Tv, nessun accordo in Lega: le piccole destinate ad essere sempre più piccole

Quando ci si comincia a riunire nel Palazzo della Lega di Serie A, con frequenza, per decidere sulla spartizione dei diritti tv bisogna aspettarsi tutto e il contrario di tutto.
A cura di Mattia Sparagna
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 Lazio Presidente Claudio Lotito

E' quasi diventato un classico di fine primavera o inizio estate. Quando ci si comincia a riunire nel Palazzo della Lega di Serie A, con frequenza, per decidere sulla spartizione dei diritti tv bisogna aspettarsi tutto e il contrario di tutto. Dirigenti, ma soprattutto presidenti, sempre in disaccordo, scontenti e che non sembrano voler trovare un punto d'incontro. Il problema, manco a dirlo, sono i soldi o meglio la spartizione degli ultimi, arrivati dalle televisioni che hanno acquistato i diritti per le partite della prossima stagione. Il "gruzzolo" si aggira intorno ai 200 milioni di euro e il problema è sui criteri scelti per la "spartizione della torta".

BACINI D'UTENZA, TIFOSI E SIMPATIZZANTI – La Lega, tramite una delibera presentata e votata da 15 società, aveva

Tifosi Sampdoria

indicato i parametri per l'individuazione delle modalità da seguire per la divisione dei soldi provenienti dalla cessione dei diritti tv. Tramite quel documento erano stati fissati i parametri per indicare dei "bacini d'utenza", in modo da poter meglio stabilire chi avesse maggiori sostenitori (e dovesse avere una parte maggiore degli introiti) e chi, invece, potesse contare su un numero più esiguo di tifosi (avendo, perciò, diritti ad una parte minore della somma totale). Risultano di evidenza fondamentale alcuni concetti base come il significato della parola "sostenitore"; infatti per i 15 presidenti, delle cosiddette medio-piccole, che hanno sottoscritto la delibera vanno considerati come sostenitori non solo quelli che danno una preferenza per la "squadra del cuore" ma anche, coloro i quali, si definiscono simpatizzanti di un'altra società. A questo, sempre secondo gli stessi presidenti, bisogna aggiungere e si deve tener conto dell'audience televisiva.

LE "BIG" CONTRO LA DELIBERA – I presidenti delle restanti 5 società (ovvero MilanJuventusInter, Napoli e Roma) hanno, sin da subito, fatto presente che alcuni punti del documento sottoscritto dalle medio-piccole non è assolutamente condivisibile e sono passate al contrattacco. Oltre ai tentativi di conciliazione e di ricerca di un punto d'incontro (che non si è trovato) i presidenti delle "big" sono passati alle vie di fatto ricorrendo alla Corte di Giustizia Federale per bloccare la "delibera". La stessa Corte, però, ha respinto il reclamo; così i presidenti delle 5 "big" hanno continuato la loro battaglia anche fuori dagli organi di giustizia calcistici, ricorrendo alla Corte di Giustizia del CONI che, al contrario di quella Federale, ha accettato il ricorso.

LOTITO PORTAVOCE DELLE PICCOLE – Sicuramente il presidente del gruppo delle 15, che più di tutti sta lottando per

Cagliari Calcio v SS Lazio - Serie A

portare a termine una battaglia, secondo il loro punto di vista, legittima è Claudio Lotito. Il numero uno della Lazio a più riprese ha indicato come inadeguati i termini per la spartizione dei diritti e ha sempre dichiarato di voler cambiare i parametri. Il patron biancoceleste, intervistato da Justice Tv qualche giorno fa, ha spiegato meglio la questione:  "Sono perplesso e non capisco – ha dichiarato Lotito – perché le grandi sono preoccupate e dicono di venir danneggiato da questo metodo? Non capisco davvero perché il danno non lo si può vedere adesso visto che la ricerca ancora non è stata fatta". Poi, a chi fa riferimento a metodi utilizzati negli altri paesi, come ad esempio in Premie League Lotito ricorda: "In Inghilterra gli introiti delle tv rappresentano il 25% in una società, il resto è tutto derivante dai servizi che offre uno stadio di proprietà e dal merchandsing. Sotto questo punto di vista, in Italia, siamo arretrati e i diritti tv sono il 75% dei ricavi delle società".  La linea e il ruolo da "paladino" di Lotito, probabilmente, lo espone troppo e questo potrebbe non essere un vantaggio per lui che non ha mai fatto mancare (in privato o in pubblico) la sua verve polemica che lo ha portato, qualche volta, ad eccessi (famosa la rissa con De Laurentiis).

Adriano Galliani, Amministratore Delegato del Milan

PAROLE PESANTI DA PARTE DI GALLIANI, AGNELLI E PAOLILLO – L'amministratore delegato del Milan è inviperito col presidente di Lega, Maurizio Beretta, che appoggia la linea delle 15 medio-piccole e l'opinione di Beretta ha assunto un'importanza fondamentale al momento della votazione che ha dato, per il momento, ragione alla "delibera". Andrea Agnelli, intanto annuncia una possibile scissione interna alla Lega che aprirebbe scenari inimmaginabili. Anche l'a.d. dell'Inter, Ernesto Paolillo, ha dichiarato a Radio Crc: "La spaccatura c'è e a questo punto proseguirà anche in chiave di mercato. Come? Semplice, le grandi scambieranno i loro giocatori senza attingere o comprare dalle medio-piccole. Perché dovremmo dare altri soldi a chi ce ne sta togliendo?".

COSA SUCCEDERA'? – Fare previsioni su cosa porterà tutto questo e quale sarà lo scenario che si prospetterà alla fine della vicenda è un'impresa ardua. Certo è che, per il momento, nessuno vuole cedere il passo e avere un avvicinamento verso la controparte.  Pare ovvio che la lotta iniziata dalle 15 medio-piccole, oltre ad essere ardua e  a prescindere dal fatto se sia o meno legittima, potrà provocare ripercussioni importanti soprattutto a loro discapito.  Infatti le eventuali "previsioni" di Paolillo, se attuate, fermerebbero quasi del tutto il calciomercato italiano e quelle squadre che vivono e sopravvivono grazie agli introiti derivanti dalle cessioni dei calciatori si potrebbero trovare costrette a fare una scelta che adesso non appoggiano nemmeno lontanamente, per non rischiare di diventare sempre più "piccole".

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