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Apocalisse Italia, Azzurri fuori dal Mondiale 2018

Italia, dieci cose da sapere su Ancelotti per il dopo Ventura

Dal rifiuto di ingaggiare Roberto Baggio all’amicizia con Stefano Borgonovo, dalla delusione Mondiale del 1994 da vice Sacchi ai successi in giro per il Mondo. Tutto ciò che non si sa (o non ci si ricorda) di Carlo Ancelotti, il primo vero e unico candidato a succedere a Gian Piero Ventura in azzurro.
A cura di Alessio Pediglieri
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Carlo Ancelotti in Nazionale. E' l'atteso comunicato ufficiale che tutti gli italiani scornati dall'eliminazione mondiale vogliono leggere nelle prossime ore. Gian Piero Ventura è stato esonerato, Carlo Tavecchio non molla la sua carica da presidente Figc, Carlo Ancelotti è stato già contattato per capirne la disponibilità. Adesso manca solamente l'ufficialità del cambio di guardia e del definitivo getto di spugna in una Nazionale che cambierà volto, progetti, mentalità.

Forse è ancora poco per gridare alla svolta, visto che tolto Ventura tutti resteranno incollati alle proprie sedie. Ma Carlo Ancelotti ct rappresenta comunque una ventata di aria fresca verso un allenatore che, al di là di colori e appartenenze, piace un po' a tutti per indiscusse capacità tecniche e umane nel gestire uomini e risultati.

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Chi è Carlo Ancelotti?

Tutti sanno tutto del tecnico emiliano, dei suoi grandiosi trascorsi in campo con i colori della Roma e del Milan e di quelli stupefacenti da allenatore non solo in Italia, ma in giro per il mondo: dall'Inghilterra alla Spagna, dalla Francia alla Germania, Carlo Ancelotti è considerato tra i migliori in circolazione. Dunque, oggi che è libero da vincoli e contratti, perché non dargli la panchina suprema, quella della Nazionale?

1 – Un vincente dentro

Se da giocatore aveva dimostrato qualità e carattere in campo trascinando i propri club in cui ha militato e la Nazionale italiana a vincere e trionfare, le qualità migliori Carlo Ancelotti le aveva riservate per il suo cammino da allenatore. Tra i più vincenti di sempre, invidiato dall'estero e apprezzato in Italia, al di là di tifo e colori. Da allenatore ha vinto tutto ovunque: in Italia, Inghilterra, Francia, Spagna e Germania conquistando anche 3 Champions League con due squadre differenti, il Milan (2) e il Real Madrid.

2 – Il rispetto per il maiale

Ancelotti è un'ottima forchetta e un eccellente cuoco. Da sempre si sa che le tradizioni in cui è cresciuto, da una famiglia di contadini di origini modeste, gli hanno insegnato il valore della terra e il rispetto del cibo. Tanto che quando arrivato alla Juventus, davanti ad un cartello di protesta "Un maiale non può allenare", Ancelotti si arrabbiò moltissimo: "Ho grande rispetto per il maiale, le sue bistecche sono buonissime".

3 – L'X-factor

Ancelotti immenso allenatore di calcio e pessimo cantante, ma con una enorme passione per tutto ciò che è musica. Lo dimostrano i fatti, perché in ogni momento clou della sua carriera ha associato i trionfi a colonne sonore cantate a squarciagola al di là di ottave stilisticamente perfette: "I migliori anni della nostra vita" di Renato Zero è diventata subito virale, così come "Nel blu dipinto di blu", intonata all'indomani della vittoria dei Blues di Chelsea in Premier League. Adesso, potrebbe essere la volta di ‘Azzurro'?

4 – 30 anni dopo

Ancelotti potrebbe riabbracciare la Nazionale italiana 30 anni dopo la sua prima convocazione Mondiale, proprio per riportare gli azzurri di nuovo ad un Mondiale. Era il 1986 e il centrocampista Carlo Ancelotti (che in Nazionale da giocatore chiuderà con 26 presenze ed un solo gol), veniva chiamato per il Messico per poi starsene sempre in tribuna. Un'avventura non proprio positiva, come quella di Italia 90, i Mondiali giocati tra le mura amiche e tra tantissime aspettative poi concluse con un mesto terzo posto finale.

5 – Ritorno in Azzurro

Chi pensa che la chiamata di Carlo Ancelotti in Nazionale sia una prima assoluta sbaglia, perché dimentica che si è già seduto su quella panchina. Era il triennio a cavallo del Mondiale amuericano del '94, conclusosi amaramente al secondo posto dopo i rigori di Pasadinas davanti al Brasile di Romario e Bebeto. In quell'epoca, Ancelotti ricopriva il ruolo di allenatore in seconda, dietro al Maestro Arrigo Sacchi.

6 – Il lato oscuro della panchina

Ancelotti è considerato giustamente tra i migliori al mondo in panchina. Eppure anche lui ha un lato oscuro sul quale deve lavorare a fondo. Vince sì, ma nel breve termine. Con una eccezione, il Milan. E' accaduto alla Juventus, dove ha sfiorato la Champions; si è ripetuto al Chelsea, durato due stagioni; così al Psg e al Real Madrid. E pure al Bayern Monaco. Un paio d'anni e poi o esonero o rescissione consensuale. Dopo aver sempre vinto, sì, ma senza mai aver messo radici.

7 – L'amico Stefano

Non molti sanno dell'amicizia profonda che c’era tra Carlo Ancelotti e Stefano Borgonovo (scomparso nel 2013, ucciso dalla SLA, o la stronza, come preferiva chiamarla lui). Erano molto legati, Stefano e Carlo, che nella stagione 1989-90 giocarono insieme con la maglia del Milan. Anche quando le strade professionali si divisero, e quando Borgonovo si ammalò, Ancelotti restò sempre vicino all'amico e alla famiglia.

8 – Come Cr7

C'è anche un aneddoto legato al periodo vincente a Madrid. Non solo canzoni stonate (come l'inno del club cantato a squarciagola al Bernabeu per festeggiare la Decima) ma anche imitazioni. Quella che Ancelotti fece dell’esultanza di Cristiano Ronaldo, nel corso di Real Madrid-Eibar del 22 novembre 2014, è stata senz’altro uno dei momenti più divertenti nella storia spagnola di Carlo.

9 – Sbagliando si impara

Nessuno è perfetto e nemmeno Carlo Ancelotti. Ad ammetterlo è stato anche lui ripercorrendo la propria carriera da allenatore, soprattutto all'inizio con qualche errore di troppo dal quale ha però tratto lezioni essenziali: "Cito due errori su tutti: il primo risale ai tempi del Parma, quando rifiutai Roberto Baggio.  Mentre alla Juventus non sono riuscito a capire che Henry non era un esterno"

10 – Cultura cosmopolita

Se Ancelotti ha vinto ovunque e sempre è anche grazie alla propria propensione a sapersi adattare alle varie situazioni. Francia, Inghilterra, Germania, Spagna. Modi diversi di vivere la vita e il calcio ma con un unico denominatore: l'accurato lavoro tattico di Ancelotti: "La vera evoluzione è stata quella di far coesistere tanti calciatori di qualità contemporaneamente, plasmando il sistema di gioco in base alle loro caratteristiche". Un po' quello che adesso gli chiederà l'Italia

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