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Italia, De Rossi sul pullman svedese: “Scusateci per i fischi”

Il difensore Lustig ha svelato che il capitano della Roma si è scusato con la Svezia per i fischi all’inno. Capitan Granqvist: “Grande rispetto per lui”. Jansson: “Un gentiluomo”.
A cura di Alessio Morra
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La sportività dovrebbe venire sempre davanti ad ogni cosa, davanti anche al risultato, buono o cattivo che sia. Gigi Buffon, nella 175esima e ultima partita con la maglia della Nazionale, ha commosso tutti con le sue lacrime dopo la partita con la Svezia, mentre prima del match si è preso tanti applausi, da ogni angolo del mondo, perché ha risposto ai fischi all’inno svedese con degli applausi forti e sinceri. Sulla stessa lunghezza d’onda Daniele De Rossi che dopo il match si è scusato con i calciatori avversari per quei fischi.

Le scuse di De Rossi

Anche De Rossi ha chiuso la sua carriera in azzurro nella notte di San Siro e come Buffon si è reso protagonista di un gesto meraviglioso. Perché il capitano della Roma, secondo quanto riporta l’Expressen, sarebbe salito sul pullman della Svezia dopo l’incontro e si sarebbe scusato con tutta la squadra di Andersson. Un giornalista svedese su Twitter ha scritto: Lustig ci ha raccontato che De Rossi è salito sul bus dopo la partita di San Siro. Ha chiesto scusa per i fischi e ha fatto gli auguri per la Qualificazione Mondiale. Grandissimo uomo”.

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I complimenti di Jansson e Granqvist

Ha esaltato il giocatore della Roma anche l’ex difensore del Torino Pontus Jansson: “Quello è stato uno dei momenti più belli della mia carriera, è stato un gentiluomo. Si è comportato da vero capitano”. Gli ha fatto eco il capitano della Svezia Granqvist, che parlando con Aftonbladet ha dichiarato: “Grande rispetto per Daniele. Lo abbiamo ringraziato”.

L’addio di De Rossi

Nel playoff d’andata con la Svezia, De Rossi ha disputato l’ultima partita della sua carriera in nazionale. Lunedì scorso è finito a sorpresa in panchina, poi nella ripresa di fatto si è rifiutato di entrare dicendo a un collaboratore di Ventura che era meglio mandare in campo un’altra punta.

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