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Inter senti l’ex Presidente Moratti: “Cambierei tutto, ma preferisco non parlare”

L’ex presidente, a margine di una Conferenza Onu, analizza l’attuale situazione della società nerazzurra: “Anche a me capitarono grandi allenatori che non resero al massimo. Ho le mie idee ma non parlo per rispetto di chi sta lavorando con educazione e serietà”
A cura di Alessio Pediglieri
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Non si era lasciato molto bene con i propri tifosi Massimo Moratti nelle ultime apparizioni di San Siro. E Da San Siro, sempre da parte della Curva, aveva ricevuto uno sterile saluto e ringraziamento al momento del commiato che ha sancito l'arrivo del nuovo corso di Erick Thohir. Un rapporto di amore e odio, di entusiasmo e delusioni, in 20 anni sulle montagne russe dove l'Inter ha conosciuto l'apoteosi in quell'indimenticabile 2010 che però rischia di restare l'apice di un iceberg fatto quasi esclusivamente di fallimenti. Poi, con l'arrivo del magnate indonesiano, la decisione di farsi da parte, prima come Presidente Onorario, poi del tutto fuori dagli schemi dirigenziali. Ma senza mai dimenticare la propria passione per un club che porta nel sangue e del quale resta primo tifoso. Tanto da parlarne appena vi è l'occasione, non senza critiche e le proprie idee ma sempre nel rispetto di chi ha preso in mano una barca tradizionalmente difficilissima da condurre in porto. Ma questa volta, Moratti, va un po' oltre, dichiarando di percepire che qualcosa non va e di sapere forse che cosa ma senza volerlo raccontare a stampa e opinione pubblica senza più avere titolo per farlo.

La verità celata dal rispetto. L'Inter che vince a Verona, piace a Moratti ma la situazione dei nerazzurri rimane pessima, ancor di più dello scorso anno quando si giocò una stagione senza Coppe. Invece di migliorare, insomma, si sta peggiorando. E le scusanti della passata stagione (rifondazione tecnica, passaggio di società) oggi non ci sono. Eppure l'Inter si trova a soli 20 punti in 15 gare con una media più vicina ad un cammino per salvarsi dalla retrocessione che per puntare alle zone alte in classifica. Sull'orlo di una crisi di nervi, con alle spalle un cambio di allenatore, ringraziando anzitempo Walter Mazzarri e reintegrando a dieci anni di distanza Roberto Mancini. Per Morattki però qualcosa non va e si vede: "Penso che chi ha la responsabilità della gestione preferisca decidere senza essere messo in imbarazzo da chi la pensa in maniera differente. Mi sembra che ci sia grande educazione, cortesia e amicizia da parte del nuovo proprietario. Non posso lamentarmi di niente. Non lo so, dipende dagli acquisti che verranno fatti. Dipende da cosa riuscirà a ottenere questa squadra. Se ci riuscirà, sarà un passo molto importante per il futuro: la base per cominciare a vincere, appunto"

L'addio a Mazzarri. L'arrivo di Mancini ha sancito il fallimento di Mazzarri, il tecnico portato proprio da Moratti. Ma non è una sorpresa per l'ex presidente che di allenatori ne ha visti passare a fiumi: "Mazzarri? È certamente un bravissimo allenatore, di grande qualità e lo conferma quel che sta succedendo a Napoli adesso. In certe occasioni non ci si riesce a incastrare bene con una società e poi sono accadute tante cose, come il cambio di proprietà. E questo gli ha sicuramente creato problemi. Una situazione che lo ha messo in difficoltà. E poi ci sta che, con l'Inter mi capitato più di una volta, ottimi tecnici non rendano come dovrebbero".

Il ricordo di Milito. Infine il mercato e un piccolo sassolino dalla scarpa che porta il nome di Diego Milito, il Principe salutato da Thohir ma che nell'era Moratti aveva portato i nerazzurri a vincere tutto e che oggi festeggia in Argentina lo scudetto. "Diego è stato fantastico, non sarebbe stato male se fosse rimasto da noi. Adesso però l'Inte deve pensare a tornare a vincere.  Credo che il successo col Chievo possa essere una buona base di partenza. Poi dipende dai giocatori: sono loro che devono trasformare le idee del tecnico in buoni risultati. Speriamo lo facciano anche domenica"

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