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Inter, l’incubo degli ‘zeru tituli’ e la voglia di Moratti di vendere

Tornare in Champions. Poi proseguire il più possibile in Europa League e in Coppa Italia. Eccoli i tre obiettivi stagioni nerazzurri che oggi stanno naufragando di sconfitta in sconfitta. E se si dovesse fallire su tutto il fronte, potrebbe anche tornare il desiderio del presidente di vendere al miglior offerente…
A cura di Alessio Pediglieri
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moratti inter bologna

Nessun proseguimento in Europa League e corsa terminata agli ottavi di finale. Coppa Italia oramai più che una chimera che una speranza, con la Roma avanti per 2-1 dopo il match di andata e giallorossi che convincono maggiormente dei nerazzurri anche in vista della gara di ritorno dove gli Strama-Boys dovranno vincere a tutti i costi non subendo gol. Infine il campionato, con l'Inter ferma ad un costante pit-stop che l'allontana dai sogni di Champions e mette a serio rischio anche la partecipazione alla prossima Europa League. Insomma, se si dovesse arrivare ad un'altra stagione da ‘zeru tituli' per Massimo Moratti sarebbe obbligatorio un ulteriore ridimensionamento dei costi non avendo certezza d'entrate. E la voglia di lasciare la guida della Beneamata chiudendo un ciclo a suo modo comunque storico, tornerebbe a farsi sentire fortemente.

Fuori tutto, una stagione in svendita – I risultati nel calci sono tutto. Il resto è semplice folklore da dare in pasto alle folle: i movimenti di mercato, i progetti più o meno ambiziosi, nuovi gadget e merchandisign che cambia a ritmo di ogni trimestre proponendo crociere, nuove maglie e sempre più ricchi eventi patrocinati dal club. Ma se poi si perde in Europa League a Londra contro il Tottenham 3-0 pregiudicando il cammino in Coppa già agli ottavi e in campionato nelle ultime 12 partite di campionato si racimolano la miseria di 12 punti, con 5 sconfitte al passivo che valgono l'attuale sesto posto insieme alla Lazio a 4 punti dalla Zona Champions, tutto è davvero inutile. Stramaccioni ha le attenuanti del caso, con una rosa falcidiata dagli infortuni e da un mercato nerazzurro oramai incomprensibile e così si sta ritrovando da quasi un mese con solo 12-13 giocatori a disposizione da risistemare ogni volta in campo. Perdendo spesso la bussola come si è visto prima a Catania (dove San Palacio ha fatto la grazia) e poi a Londra e a San Siro, cadendo sotto i colpi (non davvero irresistibili) del Tottenham in trasferta e del Bologna a San Siro. Così, ad oggi, dall'essere ricordata come l'unica squadra italiana ad essere  in corsa in tutte le competizioni da inizio anno (Europa League, Scudetto, Coppa Italia), l'Inter si sta apprestando mestamente ad affrontare l'ennesima stagione a "‘zeru tituli", l'oramai celebre slogan mourinhiano non più tardi di tre anni fa dedicato ai tanto odiati nemici.

Obiettivi sfumati – L'uscita anticipata dall'Europa non permetterà a Moratti di portare a casa altri euro che sarebbero stati vitali per rimpolpare le sempre vuote casse societarie. L'Inter, anche se nessuno lo ammetterà, in Eruopa League aveva programmato un cammino almeno fino ai quarti; un obiettivo alla portata di squadra e società e lo stop agli ottavi conduce ad un immediato ridimensionamento delle entrate. Anche in Coppa Italia l'affare si è fatto duro con la sconfitta all'Olimpico: considerando che arrivare in finale ed eventualmente vincerla poterebbero altri milioni di euro in cassa, la sfida di San Siro nel return-match appare sin da ora un assalto all'arma bianca. Coppa Italia che, è fondamentale ricordarlo, darebbe l'accesso automatico alla Supercoppa Italiana da disputarsi a Pechino, piattaforma ideale per nuovi introiti e sviluppo di brand e marketing. Infine, il campionato dove il ‘terzo posto' appare sempre più un auto convincimento e un palliativo per una tifoseria sull'orlo della contestazione, che un reale obiettivo. Così, sempre che l'Inter si qualifichi per la prossima Europa League, l'addio anche ai preliminari di Champions significherebbe altri 20-25 milioni in meno garantiti dall'UEFA. Un'ulteriore mazzata per un presidente che da qualche mese sta guardando con apprensione ai conti e alle casse societarie dove non si riescono a far quadrare i bilanci. E gli spifferi che vorrebbero un Massimo Moratti meditabondo su un'eventuale cessione del club, si stanno moltiplicando diventando un venticello sempre meno flebile.

Bilanci in rosso, soci cercasi insistentemente – Un occhio ai fatti. L’ultima semestrale nerazzurra ha mostrato un passivo di 60 milioni di euro nel bilancio, segnale che le cessioni illustri (Maicon, J.Cesar, Sneijder, Coutinho) non hanno risanato per nulla le casse da da cui per troppi anni si è attinto. Il monte-stipendi e gli acquisti dell’ultimo momento in gennaio (Carrizo, Schelotto, Kuzmanovic, Kovacic, Rocchi) hanno rimischiato le carte per una società che senza alcun obiettivo concreto raggiunto a giugno dovrà risedersi attorno ad un tavolino e ridiscutere il proprio futuro. Perché nemmeno la Saras, l'azienda petrolifera della famiglia Moratti, naviga in buone acque dopo aver raddoppiato le perdite. Che Moratti stia cercando da tempo nuovi soci, anche esteri, non è un mistero. Dopo la stranissima sparizione degli azionisti cinesi, quest'estate pronti a dare nuovi capitali per il ‘progetto-stadio' e "omaggiati" da una seconda divisa nerazzurra interamente ‘rossa', il presidente è in continua valutazione di altri soci per dare aria alle casse dell’Inter e per portare a termine il progetto del nuovo stadio da 300 milioni. Un'idea che parte da lontano. Già nel gennaio 2011 parlando degli affari in corso fra la Saras e alcune aziende petrolifere russe (fra cui la Gazprom, la Socas e la Sibur Holding) con le quali Massimo Moratti stava trattando alleanze e strategie di mercato, si era azzardato che in tale trattativa squisitamente economico-finanziaria potesse rientrare anche la possibilità di una cessione dell’Inter all’azienda russa. Tempi non sospetti: l'Inter in quel periodo era ancora reduce dai fasti del Triplete e si era laureata campione del Mondo per club. Intanto, nello stesso periodo Massimo Moratti incomincia a vendere, cedendo una parte delle sue azioni Pirelli &C, lo sponsor dell'Inter: un pacchetto il cui controvalore è risultato essere poco più di 4,5 milioni di euro, in cambio di circa 900 mila azioni dello sponsor interista, lo 0,2 per cento del capitale sociale. Tutto legittimo e legittimato, s'intende: Moratti non era tra gli azionisti rilevanti di Pirelli &C., ma ha un posto stabile nel consiglio di amministrazione della società presieduta da Marco Tronchetti Provera, che ne controlla oltre il 25%. Moratti ha esercitato un suo normale diritto sfruttando anche il corso del titolo che in quel periodo era raddoppiato.

La voglia di lasciare – Tutti segnali, però, che messi insieme e uniti ad altre situazioni, fanno almeno rizzare le orecchie. Perchè se a tutto ciò si inserisce proprio la trattativa estiva con i cinesi e sopratutto l'ultima intervista rilasciata ai primi di marzo a Tuttosport, appare certo che qualche pensierino su cosa farsene del club è pur passato nella mente del presidente Moratti pronto alla vendita.

Vendo l'Inter? Tutto nasce dal socio cinese che ha manifestato interesse per entrare in società. Poi ci sono stati altri abboccamenti in Europa e Oriente.
Cerco un socio per costruire lo stadio. Percentuali? Non importa, perché io resto minimo col 51%. Importante che lo stadio sia qualcosa che appartenga alla società. […] Lo voglio moderno, non modernissimo. Deve funzionare e ricalcare lo stile della città. Ho sul tavolo una serie di progetti e uno mi intriga da pazzi.
Non poche volte ho avuto la tentazione di cedere il club. Penso sia venuto in mente a tutti, tranne ad Andrea Agnelli, che è appena arrivato. Lo farò quando sarà giusto.

Parole. Fino adesso ma se a giugno tirando le somme alla voce risultati ci fosse un bel vuoto, potrebbero trasformarsi in fatti. E non sarebbe piacevole per nessuno.

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