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Inter-Juventus, moviola e Var: Vecino, Pjanic, interpretazione soggettiva su chiaro errore

Incoerenza nell’interpretazione del Var, non sull’utilità dello strumento: è questa la maggiore perplessità emersa dall’arbitraggio di Orsato durante Inter-Juventus e dalla gestione della moviola di Valeri.
A cura di Maurizio De Santis
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La Juventus non muore mai, è infinita. Le polemiche pure, soprattutto se di mezzo c'è il confronto con l'Inter. E anche la partita di sabato sera a San Siro non è stata da meno quanto a proteste, perplessità e imprecazioni sollevate dall'arbitraggio di Orsato che – in sintesi, secondo la versione nerazzurra – è stato troppo fiscale e severo con Vecino (espulso col Var), non altrettanto determinato nei confronti di Barzagli (da arancione il suo intervento su Icardi) e di Pjanic (già ammonito, nella ripresa è andato più volte vicino al secondo giallo), superficiale nell'interpretazione e nell'utilizzo della moviola (consultata per espellere il centrocampista uruguagio e convalidare il vantaggio di Douglas Costa previo silent check, trascurata in occasione del raddoppio di Matuidi in fuorigioco, salvo tornare sui propri passi).

Tutta colpa della direzione di gara se i bianconeri hanno vinto a San Siro in rimonta (3-2) con gol decisivo di Higuain? Difficile dare una risposta del genere… perché anche in dieci l'Inter aveva rimontato ed era passata in vantaggio poi qualcosa nel finale – coi cambi di Spalletti improvvidi – qualcosa s'è rotto e la ‘vecchia signora' se l'è cavata per il rotto della cuffia nonostante abbia giocato per 75 minuti in vantaggio di un uomo.

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L'espulsione di Vecino è l'episodio da moviola che più ha fatto discutere. Meritava il cartellino rosso? Sì, a giudicare dalla dinamica dell'azione (dalle immagini si vede che punta Mandzukic e si disinteressa della palla) e dal regolamento che all'articolo 12 spiega che "con vigoria sproporzionata si intende che il calciatore eccede nell’uso della forza necessaria e mette in pericolo l’incolumità di un avversario, e per questo deve essere espulso". Per l'arbitro il mancato ‘rosso' diretto è stato un chiaro errore così da rivedere – come previsto dalla norma – la propria posizione ma s'è trattato di un'interpretazione soggettiva.

L'interpretazione soggettiva sul ‘chiaro errore'. Valeri, addetto al Var a San Siro, ha optato per questa scelta, ma si è trattato di una decisione personale e senza a certezza che qualcun altro al suo posto avrebbe fatto la stessa cosa. Un esempio? Il mancato richiamo del Var dopo l'entrata scomposta e sicuramente fatta "con vigoria sproporzionata" da Gagliardini su Sandro in Inter-Benevento. Ed è proprio questo il punto: la soggettività nella valutazione degli episodi (non l'utilità dello strumento) lascia qualcosa di non dissolto e alimenta polemiche non certo chiarezza, in particolare per la scelta di limitare l'utilizzo del Var solo per alcune categorie di episodi.

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Perché non è stato usato il Var anche in occasione del fallo di Pjanic su Rafinha? Non è possibile. l'Ifab (International Football Association Board) ha escluso la possibilità di revisione per secondo giallo (è il caso dell'intervento del bosniaco sull'ex Barça). Perché? Avrebbe comportato la necessità e l'opportunità di rivisitare e discutere anche in merito al primo cartellino con inevitabili ricadute sulla fluidità del gioco. Nulla toglie al fatto che ci stava la seconda ammonizione e l'espulsione dello juventino.

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