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Inter, il segreto è a centrocampo. In attesa del migliore Kondogbia

La mediana nerazzurra in fase di crescita ha risolto il derby con il Milan. Guarin ha siglato la rete decisiva, Felipe Melo ha confermato le sue doti da mastino, Kondogbia è cresciuto nel finale. Senza dimenticare il sacrificio di Medel, in linea con Murillo a far da scudo ad Handanovic.
A cura di Alessio Pediglieri
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Il derby ha consegnato l'Inter solitaria in vetta al campionato dopo tre giornate, a punteggio pieno, e una squadra in salute soprattutto mentale visto che fisicamente ha patito gli infortuni di Miranda (out dall'inizio) e Juan Jesus e Perisic (durante il match) e nel finale è finita sulle ginocchia stremata dal pressing rossonero. Ma il successo è ciò che conta e oggi la squadra di Mancini può osservare tutti dall'alto verso il basso. Bene così, soprattutto vedendo i progressi del reparto più sotto osservazione: il centrocampo. Dove il migliore è stato per qualità e quantità Fredy Guarin al di là del gol pesantissimo e dove Felipe Melo ha fatto vedere la solita grinta. Un po' meno continuo l'uomo più atteso, il fiore all'occhiello del mercato estivo, Kondogbia che ha preso coraggio solo quando le squadre si sono allungate e il risultato si tingeva di nerazzurro.

Sacrificio Medel, qualità Guarin – Sulla mediana non c'era Medel: il cileno era a centro area, scelto da Mancini per fare scudo con Murillo ad Handanovic. In mezzo al campo, tolte le ali Juan Jesus e Santon, ecco Felipe Melo, Kondogbia e Guarin, un trio inedito con il brasiliano al debutto, il francese alla prova del nove del derby e il colombiano alla ricerca di conferme importanti. Ne è nato un reparto che – conti alla mano – ha fatto la differenza. Nulla di straordinario ma la discesa-tiro-gol di Guarin ha riportato l'orologio indietro di un paio di stagioni cancellando incomprensioni e prestazioni sbiadite degli ultimi mesi. Non è un caso, se a fine gara, parla poi da autentico leader: "Era una partita super importante e questo mio goal rimarrà nella storia. Stiamo dimostrando il nostro valore. Lo Scudetto è un obiettivo ma dobbiamo pensare partita dopo partita".

Mastino Melo – Bene anche Felipe Melo con l'ex Galatasaray che ha dato segnali di maturazione ma anche di vecchie ruggini comportamentali con entrate al limite del regolamento, il solito cartellino giallo d'ordinanza rimediato su Balotelli e un paio di calcioni agli avversari. Grinta, determinazione, ma anche troppa foga che potrebbe costare tanto nel conrso della stagione. Ma ciò che si è capito contro il Milan è il motivo per cui Mancini lo ha voluto a tutti i costi: è già pronto, in forma, utile alla causa e l'ultimo a mollare l'osso. Tenacia e personalità che mancano come il pane soprattutto quando il gioco si fa duro e si vince con il minimo scarto a disposizione.

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Kondogbia, finale in crescendo – Più blando, invece, il rendimento di Kondogbia il francese strapagato al mercato estivo e ancora lontano dal far vedere le qualità che ne hanno fatto tanto parlare negli scorsi mesi. Nel primo tempo è apparso fuori giri rispetto a compagni e avversari, spesso in ritardo sui palloni giocabili e quando nella ripresa ha messo in difficoltà con uno scellerato retropassaggio Handanovic, anche San Siro ha avuto dei dubbi. Niente di imperdonabile: il giocatore c'è, Mancini gli ha dato fiducia incodizionata e lui lo ha ripagato con 20 minuti finali da buon giocatore mostrando sprazzi di ciò che ci si aspetta da lui.

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