Inter, il diktat di Thohir: “Chi sbaglia pagherà”

Nel suo tour italiano, Erick Thohir ha toccato tutti i principali organi di informazione e istituzionali, professando il suo credo nerazzurro: ripartenza, lavoro, crescita possibilmente nell'arco di un lustro. Tre elementi che dovranno riportare l'Inter ai fasti di un tempo nemmeno troppo lontani (nel 2010 si vinceva il Triplete) nel più veloce giro d'orologio. Così, da una primordiale disponibilità a dare fiducia a tutti coloro che sono già presenti nel panorama eraditato da Massimo Moratti, tra le righe fuoriesce subito l'indole imprenditoriale del tycoon indonesiano: disponibilità al confronto ma senza margini di errori, altrimenti si cambia.
I 100 giorni più lunghi della storia nerazzurra – Thohir ha già fissato la scadenza: a inizio dicembre tornerà a Milano e vorrà sentirsi dare risposte esaustive e vedere risultati concreti a tutti i dirigenti con cui si è confrontato. Una settimana per far metabolizzare quanto ha esposto nei vari summit, primo essenziale step in un piano che ha come scadenza la fine di febbraio quando verrà segnata la prima riga per decidere eventuali sommersi e salvati: "Sarebbe sbagliato andare oggi da questo o quel dirigente dicendo che sbaglia: prima voglio mettere a fuoco ogni cosa, ascoltare dove sono i problemi. Abbiamo davanti un piano di cento giorni, tre mesi per capire come agire, ma proprio per questo è importante che io capisca in questi giorni cosa è stato sbagliato e cosa è fatto bene. Tornerò dal 28 novembre al 2 dicembre: dopo tutti questi incontri dovrò controllare che i dirigenti abbiano recepito il messaggio e iniziato a lavorare"
Modello Zanetti – Tutti avvertiti dunque ma con il rispetto dei ruoli. la disponibilità e il supporto della nuova dirigenza sarà totale e incondizionato, chiunque verrà messo nelle condizioni più idonee per lavorare al meglio. Senza creare facili alibi a nessuno. Ma per il presidente nerazzurro il primo passo verso il successo passa per le Forche Caudine di immediati riscontri oggettivi. E chi non porta risultati dimostrerà di non essere da Inter: "Credo sia fondamentale come la proprietà lavora con i dirigenti, che sono le chiavi dei successi. Io non sono certo il padrone che impone la formazione: servono lavoro collettivo e fiducia nella squadra. Se poi non arrivano i risultati, si affronta il problema. Se arrivi all’Inter però devi essere professionale al 100 per 100. Guardate Zanetti: non beve alcol, è rientrato dall’infortunio con tre mesi di anticipo, in 10’ col Livorno ha dato un segnale a tutti, partecipando all’azione del 2-0. I più anziani devono trasmettere la giusta disciplina ai giovani, che si sentono superstar visti i tanti soldi che girano, ma non si rendono conto che la carriera così dura appena tre anni"
Fiducia a Mazzarri – Con il tecnico livornese sembra esserci stato immediato feeling tanto che si è vociferato già di un prolungamento verbale del contratto per portarlo al 2016. Parole, ma a Thohir interessano i fatti: "Vengo dal mondo dei media, per me è automatico che una squadra debba piacere alla gente. Per un tecnico è una sfida dura, ma va accettata se vuole essere fra i top al mondo. In tanti vorrebbero allenare l’Inter, quindi è importante essere in grado di gestire le tante pressioni che ci sono qui, come è fondamentale che fin dall’inizio allenatore e squadra, e anche tutti quelli che sono in società, capiscano la filosofia della nuova proprietà. Poi, è chiaro che la preparazione delle partite è di competenza unica dello staff tecnico. Mazzarri spero che possa cominciare a gettare adesso le fondamenta e nel giro di due-tre anni costruire una squadra forte. Ma essendo anche io un perfezionista, credo che lui sia bravissimo e appunto nei prossimi due-tre anni possa diventare uno dei top coach al mondo"
Capitolo Stadio – San Siro rimodernato o un nuovo impianto tutto nerazzurro? Thohir non esclude nulla. L'unica certezza è che alla vocie ‘stadio' si stia già lavorando e che una casa differente dall'attuale (anche passando dalla ristrutturazione del vecchio ‘Meazza') c'è già parte del nuovo staff che sta facendo analisi finanziarie e imprenditoriali. "Stiamo lavorando per un nuovo stadio, ma non avrebbe senso farlo di 40mila persone: negli Usa ci sono numeri diversi. All’Inter devo studiare bene cosa è meglio fare, se costruire un nuovo stadio o rimanere a San Siro. Quello stadio è leggendario, ma la struttura è molto vecchia. Ci sono stato due mesi fa: mancano spazi per mangiare, ci sono pochi ascensori, devi usare le scale e mancano mille altre cose. Negli stadi moderni, vedi l’Emirates dell’Arsenal, i vip box portano circa il 30% delle entrate. Bisogna pensare a queste cose, ma non voglio prendere una decisione che non possiamo permetterci"