Inter, il derby è tuo. Ma oltre il risultato non ha funzionato quasi nulla

Alla fine ha vinto Walter Samuel, il portafortuna nerazzurro nelle sfide stracittadine contro il Milan. Suo il gol decisivo di testa al 3′ minuto di gioco su un errorein uscita di Abbiati che ha decretato l'1-0 dell'Inter sui rossoneri. Poi, il vuoto o quasi. Sono stati i rossoneri a fare la gara, l'errore di Milito al 5′ poteva chiuderla ma il ‘Principe' ha compromesso la propria prestazione e quella dei suoi compagni, spesso in difficoltà e che – complice anche una ingenuità di Nagatomo – hanno dovuto alzare le barricate (e qualche spallata di troppo) per difendere in ogni modo l'esiguo vantaggio. Aiutati dalla fortuna, da un Milan qualitativamente in difficoltà e dall'arbitro Valeri.
Troppo poco per pensare che quest'Inter possa sfidare a viso scoperto la Juventus e il Napoli capoliste e autentiche protagoniste della 7a giornata di serie A.
COSA HA FUNZIONATO
Il risultato – Ecco, appunto, i tre punti. Fondamentali per guardare quest'oggi una classifica molto confortante dal punto di vista della posizione, secondo posto dietro la coppia Juventus-Napoli e a braccetto con la Lazio, dopo un inizio stagionale deprimente e ricco di problemi. L'Inter agguanta con il successo nel derby il settimo successo consecutivo fuori casa confermandosi "animale da trasferta" visto che la sfida contro il Milan vedeva i nerazzurri come ‘ospiti' a San Siro. Uno score di tutto rispetto avvalorato dai numeri che sottolineano una difesa imbattibile (solo una rete, subita nell'anonimato di Baku in Europa League, con risultato già acquisito sul 3-0) e 12 reti messe a segno. I nerazzurri non a caso sono gli unici a non aver perso nemmeno un punticino fuori casa confermandosi la squadra migliore, costruendo la propria fortuna in classifica.

Samuel e la difesa – Walter Samuel per una notte ha fatto dimenticare tutto ed è tornato ad essere ‘The Wall' con ‘licenza di uccidere'. Perfetto, solo dopo tre minuti nell'inzuccare di testa la porta lasciata vuota da un Abbiati uscito a vanvera in area di rigore, bravo a difendere con i denti e al limite del regolamento, la propria area di rigore fino al 90′ rischiando di commettere un fallo da rigore e una clamorosa autorete con deviazione a fil di palo. Con lui in campo, dopotutto l'Inter non è mai capitolata sotto i colpi del Milan e con lui anche Ranocchia e Juan Jesus hanno disputato una gara molto positiva, aiutati dalla scarsa vena del Faraone El Shaarawy e dalla splendida inconsistenza sottoporta di Bojan.
Il modulo tattico – Le scelte di Stramaccioni, al di là del risultato bugiardo (ma i derby si vincono anche così) sono state le migliori. Il tecnico romano non ha inventato nulla, ha confermato una difesa a tre con un centrocampo d'esperienza non rinunciando ad un pizzico di qualità con Coinho e Cassano a ridosso dell'unica punta Milito. Non poteva, infatti, estromettere a priori il brasiliano dopo l'ottima prova sfornata in Europa, tanto da preferirlo al più essenziale Guarin. Non è colpa di Stramaccioni se poi Coutinho abbia dimostrato che deve ancora crescere e tanto, soprattutto per dimostrare di essere in grado di disputare gare di livello senza i continui cali di rendimento. Anche per Cassano il discorso non cambia: solamente la sciocchezza di Nagatomo lo toglie anzitempo dal campo, ma la sua presenza è servita a tenere alta la squadra e a difendere palloni a ridosso della trequarti dando respiro alla sqaudra. Anche le ‘ali' non hanno fatto eccezione: Nagatomo e Zanetti erano le scelte più ovvie, considerando Pereira ancora ‘acerbo' sul piano difensivo. Poi, l'espulsione del giapponese complica tutto.

L'arbitro Valeri – E qui siamo sul punto più dolente: il direttore di gara è risultato inadeguato e decisivo.Inadeguato per il Milan, decisivo per l'Inter. Sul tiro dalla lunga distanza di Montolivo che segna l'1-1, Valeri fischia prima che la palla entri in rete ma lo fa per un motivo errato, un fallo su Handanovic in uscita che non esiste. Poi è fiscale sul tocco di braccio di nagatomo che costa il rosso e l'Inter in 10 uomini per mezz'ora (a qui forse è da rivedere il regolamento), mentre non lo è sulla geniale giocata di Pazzini in area di rigore che mette Robinho davanti ad Handanovic, con Samuel che ci mette una pezza (e una mano di troppo) a frenare il brasiliano che rovina a terra: poteva starci il penalty e anche la moviola conferma l'ostruzione dell'interista.
COSA NON HA FUNZIONATO
Il gioco, da provinciali – Detto che il modulo era quello giusto, anche con i giusti interpreti, non si è visto il gioco. L'Inter ha sempre dato l'impressione di subire l'avversario che, sì, doveva recuperare lo svantaggio ma non era evidentemente al meglio. Erroraccio di Milito a parte, non c'è stata più una limpida occasione da gol nerazzurra per i restanti 80 minuti di gioco. E' mancato il ‘kiler istinct' che avrebbe dovuto iniettare il sangue agli occhi dei nerazzurri di fronte ad un Abbiati sulla via di Paperopoli. E invece, è stato il Milan a creare, crossare, tirare da fuori area. Per l'Inter, solo in fase di rimessa e con i rossoneri sbilanciati in avanti si è visto il pallone dalle parti di Abbiati nei minuti finali con un tiro in corsa di Pereira e un'occasione per Palacio che invece di chiudere in diagonale ha appoggiato in area di rigore al portiere.
Stramaccioni s'incazzi pure: quest'Inter sta facendo di tutto per giocare da provinciale, un atteggiamento che – quando si vince – può passare anche in secondo piano, ma che alla lunga rischia di pesare come un macigno se non arriva un immediato salto di qualità.

Stramaccioni, il finto Mourinho – E' vero: il romano ricorda da vicino il portoghese per come vive la partita a bordo campo, ma basta considerarlo la sagoma dello Special One. Perchè Mourinho questo derby l'avrebbe probabilmente stravinto, rivoltando i giocatori non solo in campo ma anche – e soprattutto – negli spogliatoi. Non che Stramaccioni non l'abbia fatto, questo non ci è dato sapere, ma sul campo non si è visto. E poi le rla dalla panchina, lo sbracciarsi in modo plateale, l'esultanza finale prima con Cassano e poi sotto la curva nerazzurra: basta dire che ricorda Mourinho, è Stramaccioni. Punto. Anche se lu non fa nulla per discostarsi dal grande condottiero dell'era del Tirplete. Ma è così, lo si accetti senza troppi scomodi riferimenti. Lo dovrebbe capire anche il presidente Massimo Moratti che invece di alimentarne il mito avrebbe l'obbligo di garantire a Stramaccioni una propria personalità e professionalità, uniche. Altrimenti gli si continua a fare un torto che non merita.
Nagatomo, Coutinho, Milito: tre no – E' questa l'asse nerazzurra che ha fallito l'appuntamento con il derby. Iniziando dal giapponesino tuttofare, Stramaccioni gli aveva consegnato un compito importante: controllare El Shaarawy. E lui si è applicato talmente tanto da nasturare le proprie caratteristiche, non cercando mai l'affondo, senza dare quella spinta in fase di ripartenza che è solito dare in altre occasioni. Soprattutto quando l'avversario si doveva scoprire alla ricerca del pareggio. Sulla trequarti, fallito anche il disegno attorno a Coutinho: la scelta era giustificata dall'assenza di Sneijder e dall'ottima prova di Baku. Però il piccolo folletto verdeoro ha fatto vedere poco o nulla aparte un paio di verticalizzazioni in velocità. Stramaccioni l'aveva preferito a Guarin: fosforo invece di sostanza. Forse avrebbe dovuto optare per il contrario. Infine, Milito, il Principe dalle occasioni perdute. Fino a ieri sera, Milito era stato decisivo, era il ‘cecchino' del derby: 8 centri nelle 8 sfide al Milan. Potevano essere 9 se solo non si fosse divorato il regalo incartatogli da Abbiati, per due volte. La prima non trovando il tiro giusto a tu per tu con il portiere, la seconda appoggiando di testa un pallone che poteva essere controllato o perfezionato per il vicino Cassano. E il doppio errore ha regalato ai suoi compagni e ai tifosi nerazzurri, una notte da incubo con il solo finale ad essere positivo.