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Inter, il crollo con la Fiorentina prima di Sampdoria e Juve fa tremare i tifosi

Nerazzurri disarmanti in quella che è la prima di tre sfide cruciali. Dopo la Fiorentina, la trasferta di Genova contro la Samp e poi la Juve a San Siro. Per capire di che pasta sia fatta la squadra di Mancini a lezione da un Sousa che si gode il primato ed è pronto a scappare contro l’Atalanta e a sgambettare il Napoli al San Paolo.
A cura di Alessio Pediglieri
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Inter, pessima la prima. Le tre gare (Fiorentina, Sampdoria, Juventus) che dovrebbero dire al campionato di che pasta sia fatta la squadra che Mancini sta provando a costruire dall'estate, sono iniziate nel modo peggiore. Si sapeva che con i crolli di Juventus e Milan e i balbettii di Roma e Napoli, la sfida diretta di San Siro con la Fiorentina doveva essere il primo acuto, in attesa di un trittico della verità che vedrà l'Inter partire per Genova per affrontare la Sampdoria dell'ex Zenga e poi il ritorno a Milano – dopo la pausa – per giocarsela contro la Juventus. E invece, lo strappo in classifica non c'è stato, anzi: è arrivato il crollo. Mentre sull'Arno si brinda al successo e a una squadra che al contrario di quella di Mancini, pur essendo costruita anch'essa ad agosto, sa giocare meglio.

Chi crede ai segnali della sorte forse avrà capito ancor prima del fischio d'inizio che per l'Inter la serata sarebbe stata storta. Durante il riscaldamento l'uomo più atteso – e in forma – Stevan Jovetic si ferma e apre al black-out nerazzurro: di Mancini e dei compagni. Il tecnico vara in tutta fretta un 3-4-1-2 inedito che porterà la confusione in campo; i giocatori i giocatori ci metteranno del loro, soprattutto un pessimo Handanovic che regala due gol in 14 minuti ai viola. Una sbandata preoccupante, sia dal punto di vista della tenuta psicologica che sul piano tattico dove il ‘Mancio' è andato a lezione da Paolo Sousa.

Proprio così. L'Inter si è seduta al banco, non ha risposto alle domande ed è finita dietro alla lavagna con le orecchie da asino proprio nel momento degli esami. Aprendo il calderone di vecchie paure – quelle dell'anno passato dove la costanza di risultati ha caratterizzato una stagione pessima – iniziando nel peggiore dei modi  tre gare che diranno tutto (o quasi) sulla (ex) capolista, perfetta nelle prime 5 giornate. Adesso ci sarà la trasferta di Genova, contro la Samp dell'ex Zenga che ha già dimostrato di poter giocarsela un po' con tutte grazie all'estro del capocannoniere del campionato, Eder – proprio cercato dall'Inter in extremis di mercato.

E poi, dopo la pausa, ecco la Juventus che pur lontana oggi 10 lunghezze fa sempre paura per chi non sa reggere l'altezza del primato e soffre di vertigini al primo alito di vento. I bianconeri sono in crisi nera, sia di risultati che di gioco e hanno la Champions come chiodo fisso. Ma a San Siro, all'8a giornata, ci sarà l'ennesima prova del nove per Mancini e i suoi ragazzi che dovranno reggere l'urto e soprattutto, le aspettative di chi li vuole finalmente vincenti.

Come la Fiorentina, bella e spietata. Capace di infliggere due sonore sconfitte alla Milano del calcio che tanto clamore ha fatto per le sue rifondazioni: due gol al Milan di Mihajlovic, 4 all'Inter di Mancini. Tra tutte, la più concreta squadra scesa in campo fino ad oggi che vanta anche la miglior difesa in campionato. Una creatura che Sousa – nella diffidenza di una città oramai scottata da troppi fallimenti – sta prendendo per mano, accompagnandola alla sua idea di gioco, fatta di un gruppo di comprimari senza stelle, che ben sta sfruttando l'appannamento generale. Dopo 17 anni si ritrova prima in classifica, in un cammino lunghissimo ma che oggi fa sognare in attesa di ospitare al Franchi l'Atalanta e poi, dopo la pausa, il Napoli al San Paolo.

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