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Inter, i 5 problemi che dovrà risolvere Pioli

Il nuovo tecnico deve rifondare il gruppo nella testa e nelle motivazioni. L’assenza di gerarchie, di ruoli ben definiti, la lontananza della società sono tutti elementi che hanno inciso sulla crisi nerazzurra.
A cura di Alessio Pediglieri
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L'Inter di Stefano Pioli ha iniziato il suo ciclo ufficiale. Con il comunicato ufficiale da parte del club e con il primo allenamento da parte del successore di De Boer. Ma ci sarà da lavorare e tanto per risanare una situazione al limite del paradosso e che richiede un intervento d'urgenza anche, e non solo, per l'imminente derby del prossimo 20 novembre. Tanti i nodi da sciogliere forse troppi eppure l'allenatore emiliano dovrà iniziare da qualche parte per dettare le sue regole. Proviamo a capire quali siano i capisaldi da dove incominciare.

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Ritrovare la coesione di una rosa folta

Anche De Boer si è lamentato di avere troppi giocatori e in effetti la rosa nerazzurra è ricolma di giocatori, di doppioni, di seconde linee, di scelte tecnicamente scartate in precedenza, accantonate in tutta fretta. Lavorare con un esercito dove non vi è un leader e non si hanno le idee chiare su come contro chi e perché combattere è impossibile. Pioli dovrà essere abile stratega. Non un temporeggiatore ma individuare subito il ganglio scoperto e portarlo a sè. Più uomini subito avrà dalla propria parte più in fretta riuscirà ad avere in mano la ciurma. Anche a costo di essere macchiavellico e sfruttare i mezzi per giustificarne il fine.

Stabilire le gerarchie

E' il secondo passo che Pioli deve compiere. E' vero, il capitano è Icardi ma solo di facciata. La spaccatura all'interno del gruppo è evidente. Il tecnico deve far capire che, se è questa la linea – stabilita dalla società che lo ha riconfermato malgrado il problema con la curva – deve essere appoggiato dai propri compagni e deve lui per primo comportarsi da responsabile. Se in campo spesso è il finalizzatore e l'autore di gol decisivi, anche fuori deve rappresentare club e gruppo. Pioli deve lavorare sulla testa, sulla mentalità di Icardi e dei giocatori che devono vedere in lui un punto fermo su cui costruire. Non solo, ci devono essere gerarchie precise anche nei vari reparti: in difesa si sta cambiando troppo e frettolosamente, a centrocampo nessuno sembra volersi prendere responsabilità.

Recuperare chi si è perso

Con la gestione di Mancini prima e di De Boer poi, alcuni giocatori si sono persi per strada. Alcuni perché evidentemente erano stati considerati di troppo e rimasti solo per mancate trattative di mercato (Felipe Melo, Jovetic, Nagatomo, Santon); altri perché hanno steccato al momento della prova del nove (Kondogbia, Brozovic, Miranda); altri ancora che non sono mai stati presi in considerazione (Gabriel). Una situazione che appare molto come una bomba ad orologeria, pronta a detonare tra le mani di Pioli che dovrà continuare a svolgere approcci personalizzati.

Riportare i giocatori nel loro ruolo

Sul campo il lavoro sarà altrettanto delicato. Fino ad oggi ci sono stati giocatori fuori ruolo. Banega e Joao Mario su tutti. Il primo si è adattato alle richieste di De Boer facendo da trequartista. Ha giocato e bene nelle prime due tre partite quando la situazione era serena ma appena è scoppiata la bolla è il primo a essere naufragato. Il secondo si è messo a completa disposizione dell'olandese, giocando sia davanti alla difesa sia facendo da mediano. Altri ruoli non suoi, con cui si è dovuto confrontare. E' evidente che se due elementi arrivati a giugno e considerati fondamentali per il progetto tecnico sono due pesci fuor d'acqua, tutto diventa vano.

Pretendere una società più vicina alla squadra

Pioli dovrà fare ciò che non è riuscito a fare de Boer e ciò per cui è stato allontanato Mancini: pretendere dalla società di essere presente, sempre. Sia quando si vince che quando si perde. Non solamente quando ci sono problemi.  E' un dato fondamentale che darebbe all'esterno l'idea di una coesione d'intenti al di là delle difficoltà che oggi manca. I tentennamenti sul futuro di Mancini, l'imbarazzante tira e molla del dopo De Boer ne sono specchi preoccupanti.

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