Inter, Gagliardini il nuovo Pogba: cinque ragioni per crederci
Appena approdato all'Inter e subito un esordio convincente, anzi di più, da migliore in campo per Roberto Gagliardini. Il centrocampista, classe '94, prelevato dall'Atalanta per 28 milioni di euro, è passato dal nerazzurro dei bergamaschi a quello dei milanesi come se fosse la cosa più naturale al mondo. Nessuna emozione – almeno manifestata apertamente -, contro il Chievo tanta concentrazione, serietà e giocate all'altezza di quel talento che, quest'anno, lo ha condotto rapidamente anche in Nazionale da Ventura.
A leggere giornali e commentatori sportivi, il giudizio è unanime: buona la prima, la società di Suning ha fatto un ottimo investimento, in grado di contribuire alla crescita generale del gruppo e a quel processo di "italianizzazione" che insegue da tempo. Gagliardini, insomma, può essere per l'Inter e la Nazionale quello che Pogba è stato per la Juventus e la Francia. E vi spieghiamo perché…
Qualità tecniche e atletiche
Quasi 190 centimetri di altezza per 77 chilogrammi, leve lunghe, testa alta, visione di gioco e capacità di ben disimpegnarsi nelle due fasi di interdizione e costruzione del gioco. Deve migliorare nei tempi di inserimento e provare ad essere decisivo anche in zona gol, ma per il momento i presupposti sono ottimo per continuare a imporsi ad alti livelli.
Capacità di contribuire alla crescita dei compagni
Nella gara con il Chievo, improvvisamente, si è visto un Kondogbia più convincente, quasi si fosse fatto coinvolgere da Gagliardini nella ricerca di ritmi più elevati e giocate meno banali. E se dietro l'exploit di Kessie all'Atalanta ci fosse anche il suo piedino? Lo scopriremo al rientro dell'ivoriano dalla Coppa d'Africa, ma intanto conviene seguire con attenzione anche l'evoluzione del francese da schermo davanti alla difesa.
Precocità
Ventitré anni da compiere ad aprile, due stagioni da protagonista in B tra Cesena, Vicenza e Spezia, uno scorcio di torneo all'Atalanta in A, che ha prodotto subito l'approdo in Nazionale, e il passaggio all'Inter. Ha le stigmate del giocatore di alti livelli, soprattutto per la capacità di giocare in ogni realtà senza perdere la voglia di imporsi e di lasciare il segno.
Umiltà
L'approdo all'Inter non lo ha cambiato. Si è visto subito dalle prime battute: il primo pensiero è andato alla squadra che stava lasciando, alla società, agli allenatori, ai compagni, alla tifoseria. Sui giornali è comparsa anche la famiglia e a giudicare da valori espressi e racconti sarà difficile vedergli fare particolari voli pindarici.
Pioli
L'allenatore giusto al posto giusto, per l'Inter e ogni singolo giocatore. Stefano Pioli viene dalla gavetta e sa cosa serve per imporsi ad alti livelli. È arrivato in una situazione ribollente e ha saputo tranquillizzare gli animi dando a ogni giocatore indicazioni precise per contribuire alla crescita individuale e generale. Insomma la guida ideale per un elemento alla ricerca del definitivo salto di qualità.