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Inghilterra, la rivelazione schock di Ackley: “Io violentato dal coach più di 500 volte”

L’ex calciatore racconta degli abusi sessuali subiti dall’ex allenatore Bennell per 3 anni durante la sua carriera giovanile.
A cura di Marco Beltrami
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Ian Ackley (foto Twitter @ianackley)
Ian Ackley (foto Twitter @ianackley)

Il Vaso di Pandora degli abusi sessuali nel mondo del calcio inglese è stato scoperchiato e continua a far discutere. L’inchiesta della polizia britannica ha fatto luce su uno scandalo che rischia di allargarsi a macchia d’olio con numeri preoccupanti: 148 club, 155 sospettati e 429 vittime che all'epoca dei fatti avevano fra i 4 e i 20 anni. Una nuova denuncia, terribile arriva da Ian Ackley, ex calciatore che ha deciso di raccontare la sua storia personale ai microfoni di Corriere.it. Oggi 48enne e padre di 4 figli, Ackley è tornato sulla triste vicenda degli abusi subiti da bambino in silenzio dal suo ex allenatore dietro la promessa di fare di lui un calciatore protagonista. Tutto iniziò negli anni ’80, quando Ian calcava i campi del Nordovest dell’Inghilterra con una formazione giovanile: "Barry Bennell assiste alle partite e m’invita a sostenere il provino con i White Knowl che lui allena. Lo supero ed entro a far parte della squadra".

E’ stato proprio in quel momento che è iniziato il suo incubo. Bennell ha utilizzato infatti l’arma dell’inganno chiedendo ai genitori del ragazzo di poterlo ospitare a casa per permettergli di preparare al meglio le partite: “Da lì si passa ai weekend  e molto rapidamente mi trovo a dormire da lui anche i giorni di scuola e a trascorrere insieme alcune vacanze. Mi porta anche a dei campus estivi di allenamento in Galles e in Spagna. Durante tutto quel periodo, per tre anni e mezzo, Bennell abusa di me continuamente, per più di 500 volte”.

La trappola del tecnico era legata alla promessa di una carriera prestigiosa e infatti Ackley sostenne un provino con il City finito però male. A quel punto una serie di eventi lo portato quasi ad abbandonare il calcio, proprio quando sembrava fatta con lo United. Ecco allora che il giovane è costretto a chiedere aiuto nuovamente a Bennell: “Bennell allenava solo ragazzi fino a quell’età (14 anni, ndr). A quel punto smetto finalmente di giocare per lui. Sto per firmare un contratto da professionista con i Red Devils, quando, in un incidente stradale, muore mio fratello. Sono un giovane uomo arrabbiato, che ha subito in silenzio indicibili abusi e che ha appena perso suo fratello: un giorno insulto pesantemente l’arbitro e prendo una squalifica di 6 mesi. Sono disperato: non posso nemmeno allenarmi. Chiedo ai miei genitori un consiglio e loro, ignari, mi suggeriscono di rivolgermi a Bennell”.

Al Rochdale Football club però accade qualcosa che pone la parola fine alla sua giovanissima carriera: "Tutto ciò che volevo era diventare un calciatore professionista: Bennell mi fa ottenere un contratto di un anno senza aspettare la fine della squalifica. Ma a Rochdale c’è un ragazzo che aveva giocato insieme a me nei White Knowl per Bennell, senza essere vittima di abusi; racconta a tutti i suoi sospetti su di me. Gli altri compagni e l’allenatore iniziano a deridermi e umiliarmi. L’allenatore sotto la doccia si insapona e simula di masturbarsi sopra la mia testa. Una volta, in inverno, lanciano i miei scarpini fuori, così si congelano. Dico basta. Vado dal manager, Vic Hallam, per dirgli che non voglio più rimanere. Carriera finita".

Un vero e proprio incubo per Ackley che viene aiutato ad uscire da un vero e proprio tunnel dalla donna diventata poi sua moglie. Nel 1998 Ackley presentò anche una denuncia che permise di arrestare poi Bennell protagonista di un nuovo caso di abusi: "Un ragazzo di 13 anni viene violentato da Bennell durante un tour calcistico negli Usa: torna a casa e racconta l’accaduto al padre, ufficiale di polizia. Iniziano a indagare ma non trovano testimoni. Qualcuno fa il mio nome alla polizia che mi contatta: a quel punto, parlo e racconto quanto mi è accaduto. Bennell viene arrestato".

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