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Il Tottenham condanna Stramaccioni. Tecnico di nuovo in bilico: Guidolin e Mazzarri dietro l’angolo

Dopo Londra si riapre il toto-allenatore attorno all’Inter. Stramaccioni è giovane, bravo, preparato, costa poco ma non convince. Malgrado i numeri siano ancora a suo favore. E così, in casa nerazzurra si guarda al futuro su altre strade.
A cura di Alessio Pediglieri
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stramaccioni inter europa league

Come dopo ogni sconfitta che si rispetti, ecco che puntualmente arriva il toto-allenatori a batter cassa e a risuonare a pieni polmoni. Così, all'indomani della pesantissima disfatta di Londra da parte di un'Inter incapace di reagire di fronte allo strapotere fisico del Tottenham, a salire sul banco degli imputati c'è mister Stramaccioni.

Dal ‘treble' agli ‘zeru tituli' – Il 3-0 di White Hart Lane siglato dagli Spurs davanti ad un'Inter disarmante è stato solamente l'ultimo campanello di un allarme fin qui suonato ad intermittenza ma con una frequenza che non può essere più ignorata. Così, con un terzo posto sempre più complicato da raggiungere nei confronti di una Lazio che non sembra voler demordere e un Milan in piena corsia di sorpasso, si aggiunge anche l'oramai molto probabile eliminazione in Europa League. Una tegola pesantissima sul morale della squadra e sulle casse societarie. Resta solamente la Coppa Italia, ma anche in questo caso tutto è legato ad un fil di seta dopo la sconfitta all'Olimpico da parte della Roma nel match d'andata. Se si pensa che nel curriculum di Stramaccioni nei confronti contro i giallorossi manca la voce ‘vittorie', c'è da attendersi l'addio anticipato anche in questo trofeo nazionale, un tempo (non tanto lontano) fiore all'occhiello dei nerazzurri che proprio dalla Coppa Italia (con Roberto Mancini nel 2006) iniziarono la loro scalata in Italia, per arriva (con Mourinho) sul tetto d'Europa e poi (con Benitez) del mondo.

Disastro a Londra, ma i numeri sono ancora a favore di Strama – Certo, non è tempo di fasciarsi la testa prima dell'ultima botta ma è pur sempre intelligente ed opportuno trovare da subito un rimedio per prevenire ulteriori tremendi scivoloni. Andrea Sramaccioni sa perfettamente, e in questo senso la sua onestà è stata sempre disarmante anche in tempi non sospetti, che la propria posizione è legata ai risultati. Un discorso che vale sempre per qualsiasi tecnico ma ancor più per i giovani che si cimentano sulle panchine d'Italia. Senza avere un curriculum che ne attesti pregi e difetti, la valutazione complessiva può arrivare solamente dal campo e in questo senso, fino a ieri, i dati parlavano a favore del tecnico romano. Aveva preso la ‘barca' nerazzurra alla deriva dopo la gestione scellerata del post-Mourinho, forte dei suoi successi con la Primavera e cavalcando l'onda ‘anomala' di un'Inter voluta da Moratti, più giovane, meno spendacciona e con un progetto a lungo termine per risanare i bilanci. Tanto che Stramaccioni accettò un contratto a tempo, rinnovatogli solamente quest'estate e che oggi si ripresenta a rischio di chiusura anticipata. I numeri, dicevamo, ancor oggi parlano per Stramaccioni. Il 16 dicembre 2012, in occasione di Lazio-Inter (1-0), tocca quota 36 partite con l'Inter diventando così il tecnico più longevo del post-Mourinho superando Ranieri (35) e allungando su Leonardo (32), Benitez (25) e Gasperini (5). Non solo: il 28 ottobre con la vittoria contro il Bologna per 1-3 raggiunge quota 7 vittorie consecutive tra campionato e coppa eguagliando Helenio Herrera che fece lo stesso con l'Inter nel 1961-1962 e nel turno infrasettimanale si migliora, con 8 vittorie consecutive, eguagliando Giovanni Trapattoni (1988-1989), Luigi Simoni (1997-1998) e Claudio Ranieri (2011-2012). L'apice personale viene raggiunto lo scorso 3 novembre battendo la Juventus per 3-1 fuori casa (i bianconeri non perdevano in campionato da 49 partite e mai allo Juventus Stadium) e porta così a 9 la striscia di vittorie consecutive in stagione. L'8 novembre guadagna con due partite d'anticipo la qualificazione ai sedicesimi di Europa League grazie alla vittoria esterna per 3-1 contro il Partizan Belgrado portando la serie positiva di vittorie consecutive fuori casa a 10. E la percentuale di partite sulla panchina dell'Inter è comunque ancora positiva, con 52 gare, 28 vittorie, 10 pareggi e 14 sconfitte (pari al 53,85%)

Rebus-Inter: proseguire nel progetto o ingaggiare un top-allenatore? – Eppure non sembra bastare tutto questo per restare a cavallo dello stallone nerazzurro, di razza ma dedito a bizzarrie difficilmente domabili. Così, mentre Moratti ha sempre sottolineato il proprio intento di mantenere fede al proprio voto di rinnovamento a lungo termine, confermando lo stesso Stramaccioni, ben consapevole che in ogni crescita bisogna confrontarsi con sbagli e cadute, nel quartier generale nerazzurro ci si sta comunque guardando intorno. I nomi non mancano come Diego Pablo Simeone, contatto a inizio febbraio e già giocatore nerazzurro e tecnico con una piccola parentesi italiana a Catania. Giovane, ambizioso, vincente (sia da calciatore che da tecnico nell'Atletico Madrid): peccato abbia già firmato il rinnovo fino al 2017 con l'Atletico Madrid. Oltre all'argentino, si sono fatti altri candidati, come Francesco Guidolin e Walter Mazzarri. Il primo lascerebbe Udine dove, malgrado l'ennesimo campionato più che convincente a seguito della ennesima rivoluzione estiva dei Pozzo (realtà con cui alla lunga è impossibile confrontarsi dovendo partite ogni stagione sempre da zero), sembra davvero arrivato al capolinea il rapporto tra il tecnico veneto e il club friulano. L'esperienza non manca, la bravura nemmeno, la preparazione e le capacità di lavorare con i giovani nemmeno. Forse pecca dell'abitudine al successo e al raggiungimento di grandi traguardi, visto che in carriera non ha mai potuto guidare un grande club. Non come il secondo importante candidato: Walter Mazzarri, anch'egli vicino al saluto al suo Napoli bello e impossibile. Una sorta di eterno incompiuto che ha fallito sempre l'ultimo salto per oltrepassare l'asticella e inserirsi di diritto tra le società capaci di raggiungere obiettivi importanti. Con il livornese in panchina, gli azzurri hanno fatto bene, a tratti benissimo. Ma non meglio di Juventus e Milan, vincenti in serie A negli ultimi tre anni, pagando sempre dazio in campionato e uscendo anzitempo in Europa. Solo la Coppa Italia ha dato merito al lavoro di Mazzarri, ma è troppo poco a tre quarti di un progetto tecnico che l'ha visto sempre alla guida sotto il contro del presidente De Laurentiis. All'Inter, si concretizzasse l'accordo, Mazzarri ritroverebbe un altro club di prima classe da ricostruire e riproporre ai massimi livelli, oltre all'ex Gargano e a Campagnaro (già da tempo in orbita nerazzurra per la prossima stagione) e qualche nuovo inserimento ad hoc. L'unica perplessità sarebbe nella continuità del progetto di Moratti, fatto di giovani e ridimensionamento dei costi: Mazzarri non ha proprio quel che si suol dire un ingaggio basso. Tutt'altro…

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