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Apocalisse Italia, Azzurri fuori dal Mondiale 2018

Il sostituto procuratore della Figc si dimette: “Doveva farlo Tavecchio”

L’avvocato Enrico Trantino, presidente della Camera penale di Catania, ha deciso di lasciare l’incarico che ricopriva da 19 anni con queste motivazioni: “Come faccio a spiegare ai miei figli la cultura dei meriti se chi sbaglia, invece di chiedere scusa e defilarsi, pretende conferme di poteri?”.
A cura di Maurizio De Santis
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Carlo Tavecchio ha deciso di non dimettersi dalla presidenza della Federcalcio dopo il flop clamoroso della Nazionale di Ventura, fuori dai Mondiali di Russia 2018. Il ct è stato esonerato nella giornata di martedì, nemmeno lui ha avuto il buon senso di farsi da parte: 800 mila euro e rotti, la cifra che dovrà intascare nel complesso fino a giugno, gli hanno suggerito di attendere il licenziamento con tanto di paracadute dorato.

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Tagliato il tecnico, il numero uno della Figc ha avviato la ‘sua' rifondazione: lunedì prossimo si presenterà in Consiglio per fare il nome di Carlo Ancelotti e chiederà la fiducia intorno al programma per rilanciare l'Italia in vista dell'Europeo 2020 ma occorrerà attendere un anno circa prima di vedere di nuovo gli Azzurri impegnati in una gara ufficiale: a marzo faranno da sparring partner per le amichevoli, poi da settembre saranno protagonisti dei match di qualificazione. L'estate, invece, sarà davanti alla tv ad assistere alle imprese delle altre nazionali in Russia.

La lettera di Enrico Trantino spedita al Procuratore capo Giuseppe Pecoraro
La lettera di Enrico Trantino spedita al Procuratore capo Giuseppe Pecoraro

Tavecchio resta al suo posto, nonostante Tommasi (Assocalciatori) e lo stesso presidente del Coni, Malagò, lo abbiano invitato a lasciare la presidenza. C'è qualcuno, però, nell'ambito della Federazione che ha deciso di dare il buon esempio, come si evince dalla lettera pubblicata su Facebook dall'avvocato Enrico Trantino, presidente della Camera penale di Catania, che ha deciso di lasciare l'incarico di sostituto procuratore della Figc, ruolo che ricopriva dal 19 anni. Le ragioni di questo gesto? Lo ha fatto per la "mancata presentazioni delle dimissioni" di Carlo Tavecchio dopo l'eliminazione dell'Italia dai Mondiali.

Egregio signor Procuratore – inizia così la lettera rivolta a Giuseppe Pecoraro, capo della Procura Figc – dal 1998 collaboro con la Federazione Giuoco Calcio come Sostituto Procuratore, mettendo al servizio dell’Ufficio le mie competenze giuridiche. Ho sempre svolto il mio ruolo con passione, rinunciando in questi ultimi anni a ogni rimborso e all’accredito di biglietti per partite di calcio, unico reale benefit di cui disponiamo.

Appartengo a quella schiera, convinta che la nostra epoca abbia bisogno di riferimenti credibili e autorevoli in grado di assumersi le proprie responsabilità; senza cercare capri espiatori su cui scaricare la colpa di ogni fallimento, pur di non abbandonare ruoli di potere.  Da buon Italiano, il calcio costituisce non solo una passione sportiva, ma una disciplina in cui si condensano le attese di tanti, che in esso ripongono desiderio di riscatto, speranza di primato, coagulo sociale, orgoglio identitario.

Ho patito, come tutti, l’eliminazione dai mondiali: quel momento che ogni quattro anni, da quando sono nato, con i suoi riti, gioie e amarezze accompagnava una parte della mia estate. Non ho titolo per esprimere quel che penso sull’amaro epilogo della nostra avventura. Ma mi sarei atteso un gesto di fierezza da parte di chi, per avere stabilito chi dovesse guidarci, rassegnasse le dimissioni.  Come faccio a spiegare ai miei figli la cultura dei meriti se chi sbaglia, invece di chiedere scusa e defilarsi, pretende conferme di poteri?

Irrevocabili, da esempio e soprattutto in linea con la propria coscienza: così l'avvocato Trantino rafforza il concetto sviscerato nel documento redatto di proprio pugno.

La risposta allora diventa obbligata. Se costoro non sbagliano e mantengono, con il tacito placet di chi dovrebbe indurli a più fieri consigli, il ruolo di comando che occupavano al momento del naufragio, evidentemente sbaglio io. E non posso permettere che il sig. Tavecchio e la Federazione annoverino nei propri ranghi un collaboratore che possa procurare loro imbarazzo con la sua anacronistica visione. Le sorti del mondo dipendono, più che da chi governa, da chi glielo consente senza mai esercitare un dissenso costruttivo.

Non volendo essere annoverato tra questi mi resta una sola alternativa. RassegnarLe le mie irrevocabili dimissioni, ringraziando la Procura per questi lunghi e costruttivi anni, in cui spero di avere apportato un modesto contributo. In fondo, se tutti imparassimo a rinunciare a ciò che piace pur di dare il buon esempio, forse qualcosa potrebbe migliorare.

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