Il piano di Tavecchio: tagliare Ventura, salvare se stesso, convincere Ancelotti e Maldini
Lavare i panni sporchi in famiglia facendo spallucce a tutto il resto. La posizione del presidente federale, Tavecchio, è chiara: che parlino pure male, che lancino pure strali, che il presidente del Coni, Malagò, mi sfiduci pure ma il capo dello sport italiano non ha il potere di disarcionarmi. Meglio, lo avrebbe anche, ma per commissariare la Figc occorrono gravi motivi e presupposti giuridici al momento assenti. Il buon senso, l'orgoglio, il rispetto per milioni di italiani (perché il numero uno della Federcalcio non risponde solo ai presidenti delle squadre di club) dovrebbero indurlo a rassegnare le dimissioni e assieme alla sua lettera porre sul tavolo anche quella di Ventura, il ct che ha scatenato l'Apocalisse e ne è stato travolto.
La strategia. Entrambi si trincerano dietro la poltrona e il protezionismo di un mondo che non va d'accordo su niente e ha progettualità zero ma quando c'è da spartirsi la torta dei diritti tv cancella ogni dissidio con un colpo di spugna. Più facile per il presidente federale resistere perché servirebbe un atto di sfiducia molto forte e formale da parte dei presidenti delle società, cosa ben diversa rispetto ai proclami e agli sbuffi di tempesta (l'attacco di Aurelio De Laurentiis) isolati.
Destino segnato per Ventura. Praticamente impossibile per Ventura provare a uscirne a testa alta: nel suo contratto, però, c'è una clausola che, anche in caso di mancata qualificazione al Mondiale, gli consente di lasciare l'incarico da esonerato con un bel gruzzolo in tasca. Siano 700/800 mila euro (l'intera somma che dovrebbe percepire per i 7 mesi di contratto) oppure una cifra oggetto di trattativa forfettaria poco importa, gli spettano perché gli accordi vanno sempre onorati. Poi, però, esiste un valore – la dignità – che non ha prezzo ma è sempre una variabile, libera estensione interpretativa.
Il passaggio in Consiglio federale. E' in questo scenario che s'innesta il tentativo da parte di Tavecchio di avviare la rifondazione, non prima del passaggio formale obbligato: l'esonero di Ventura, servire la sua testa su un piatto e salvare la propria. Quanto alla possibilità che venga messo in discussione, è davvero minima. Non c'è aria di ribaltone, né volontà e nemmeno gli uomini giusti per metterlo in atto tant'è che lunedì prossimo lo stesso Tavecchio chiederà la fiducia e annuncerà il nome del nuovo ct.
Chi dovrebbe ‘cacciare' il presidente federale, gli stessi presidenti che lo hanno eletto e sostenuto (molti anche a spada tratta, Lotito in testa)? Come sarebbe possibile un'eventualità del genere con due Leghe commissariate (quella di Serie A, di cui lo stesso Tavecchio è al vertice ad interim fino al prossimo 11 dicembre, e di Serie B, affidata a Mauro Balata)? Non lo è. E le altre componenti federali – Cosimo Sibilia, presidente Lnd; Renzo Ulivieri (Aiac); Marcello Nicchi (Aia); Gabriele Gravina (Lega Pro) e Damiano Tommasi (Aic) – non hanno abbastanza forza e convinzione per imporre al numero uno della Figc le dimissioni. Inoltre, con l'endorsement da parte del presidente della Fifa Gianni Infantino ("è aperto e innovativo") Tavecchio sa di avere dalla sua ancora qualche carta da giocare.
Il piano per Ancelotti e Maldini. E allora, superata questa fase di turbolenze non senza qualche ammaccatura, si passerà alla scelta provvidenziale del nuovo commissario tecnico al quale spetterà rifondare la Nazionale. Una figura autorevole (Carlo Ancelotti è il candidato preferito) che dovrebbe collaborare con altre altrettanto autorevoli (Paolo Maldini) e che abbiano un ruolo di riferimento all'interno della ‘rinnovata' Federazione. All’ex allenatore del Bayern Monaco, però, interessa toccare con mano quali saranno i programmi per il futuro e per un piano quadriennale che culminerà con il Mondiale del 2022. Resta il favorito ma non è così scontato che accetti, del resto le offerte non gli mancano e la Premier League (Chelsea) ha acceso i riflettori su di lui da quando ha lasciato i bavaresi.
La rosa delle alternative possibili. Sull’agenda di Tavecchio ci sono altri due nomi: Roberto Mancini e Claudio Ranieri pure fanno parte della rosa dei candidati, di quelli che sono in prima fila ma non in pole position. Il primo attualmente è sulla panchina dello Zenit San Pietroburgo, sarebbe libero soltanto a marzo e ha sempre manifestato con orgoglio la possibilità di evolversi in selezionatore Azzurro. Quanto a ‘monsieur Claudio', autore del miracolo Leicester e oggi in Ligue 1 al Nantes, non sarà disponibile prima di giugno perché il campionato francese si chiude a maggio.
Il ct traghettatore. Fino allora, amichevoli a parte, la Nazionale resterà affidata a un traghettatore che avrà il compito di assemblare una squadra capace almeno di non sfigurare facendo da ‘sparring partner' ad Argentina e Inghilterra nei test già programmati per marzo prossimo. Cambiare tutto per non cambiare niente, quando invece il movimento calcio andrebbe ripensato a cominciare dal settore giovanile. Il copione è sempre lo stesso: il ‘gattopardo' perde il pelo ma non il vizio.