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Il Maradona delle Combine e l’ombra della corruzione sulla Coppa d’Africa 2013

Mancano pochi giorni all’inizio dell’edizione 2013 della Coppa d’Africa e la FIFA sta vigilando sul torneo cercando di limitare il problema della corruzione. Piaga da sempre aperta nel sistema calcistico del Continente Nero dove ha operato per anni Wilson Raj Perumal, il ‘Pibe de Oro delle combine’
A cura di Alessio Pediglieri
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Wilson Raj Perumal

Dovrà essere semplicemente uno splendido torneo sportivo dove il migliore diventerà il campione del Continente Nero vincendo la Coppa d'Africa 2013. Dovrà essere anche un'occasione unica per giocatori, allenatori e club, per farsi conoscere al resto del mondo e dimostrare quanto di buono il movimento africano sta dando o può offrire al calcio internazionale.
Ma dovrà essere soprattutto un'edizione che si distinguerà per correttezza e per la lotta alla corruzione. E allora si potrà sì celebrare il trionfo reale della Coppa d'Africa 2013.
Purtroppo, non solo nel calcio ma anche in questo sport nel momento in cui vengono organizzati tornei e Coppe (non ultimo i Mondiali 2010 proprio in Sud Africa) il Continente Nero deve puntualmente fare i conti con una piaga che – purtroppo – lo caratterizza da sempre: la corruzione. Non è un fatto esclusivo dell'Africa, sia chiaro. Anche i Mondiali in Brasile 2014 sono sotto l'occhio delle organizzazioni criminali che cercano di gestire affari illeciti per milioni di euro.
Il calcio, soprattutto ai massimi livelli, non è immune da questo problema difficilmente debellabile. Anzi, è un richiamo assoluto per gli interessi che vi circolano e la risonanza mondiale che ha. E se si tiene conto di un recentissimo dato statistico, l'Africa dovrà affrontare questo problema anche per l'imminente Coppa. Infatti, secondo la classifica della percezione della corruzione stilata da "Transparency international" nel 2012 tra gli ultimi 44 Paesi dei 174 analizzati, ben 20 sono africani. Praticamente mezzo Continente e per capire come il pericolo sia davvero dietro l'angolo basti ricordare i più gravi e ultimi episodi di corruzione che hanno coinvolto proprio il mondo del calcio.

Il Maradona delle Combine – Dal 2010 ad oggi la FIFA è dovuta intervenire pesantemente nei confronti delle federazioni africane e in principal modo verso la Safa (Federcalcio del Sud Africa) e la Zifa (l'associazione calcistica dello Zimbawe). Tutto per colpa di un certo Wilson Raj Perumal, soprannominato il «Maradona delle combine».
Perumal aveva costruito un'organizzazione criminosa attorno ai Mondiali 2010, già organizzando nelle amichevoli del Sud Africa, gare truccate, fornendo anche arbitri istruiti per far terminare le partite con il punteggio fissato dalla sua organizzazione criminale.
Risultato? Kirsten Nematandani e altri quattro dirigenti della Safa vennero fermati da un’inchiesta della Fifa sul calcioscommesse che coinvolse direttamente anche la nazionale dei Bafana Bafana.
Non solo. Sempre nel 2010, Perumal era riuscito nel ‘colpo del secolo' degno di "Totòtruffa".
Organizzò un’amichevole tra Togo e Bahrein. La nazionale togolese vinse quell'incontro per 3-0 e Perumal incassò le vincite sulle scommesse fatte proprio con quel risultato, per svariate centinaia di migliaia di dollari.
Peccato che la nazionale africana non fosse quella vera perchè la squadra era composta da giocatori reclutati appositamente dal "Pibe de Oro delle combine", in un modo tanto evidente che anche il pubblico accorso alla gara se ne accorse sin da subito.

La finta nazionale dello Zimbawe – Un ‘trucco' che lo stesso Perumal aveva già usato in precedenza e con successo, uscendo dai confini africani.
Aveva ingaggiato i Monomatapa, un club assoldato per essere portato in tournèe in Asia, spacciandosi per la Nazionale maggiore dello Zimbabwe.
Perumal era riuscito a farlo, corrompendo direttamente il numero uno e il numero due della Zimbabwe football association (Zifa) Henrietta Rushwaya e Jonathan Musavengana che si adoperarono per i visti e i permessi d'espatrio dei giocatori e convincerli a truccare le partite.
E con loro il «Maradona delle combine» ha poi diviso gli incassi delle scommesse: per sè si è tenuto 1 milione di dollari, regalando ai giocatori dei Monomatapa 1.000 dollari a testa.

Le denunce e le reazioni: il caso Diouf – Ma le testimonianze sul capillare sistema di corruzione nel mondo del calcio africano sono molteplici, quasi infinite. Otto Pfister, tecnico che conosce molto bene l'ambiente africano visto che si è seduto sulle panchine di Ghana, Togo, Senegal e Costa d’Avorio, ha più volte denunciato il problema.

"Il calcio ha così tanto potere in Africa che anche i capi di Stato devono temere per il loro posto se la nazionale fallisce. Gli africani hanno giocatori di caratura mondiale, ma ai dirigenti non interessa valorizzare il prodotto e questo avviene perché in genere non occupano posti decisionali grazie alle proprie conoscenze, soltanto per questioni politiche".

Parole durissime, come quelle riportate da un altro ex tecnico che in Africa ci ha lavorato entrando in pieno contatto con un sistema totalmente privo di controlli preventivi internazionali.
E' Valid Halilhodzic, ex allenatore della Costa d’Avorio, suo malgrado testimone diretto di eventi illeciti incontrollabili.

"Tutto inizia dalle scuole calcio, è chiaro che non lavorano nella maniera giusta, perché tutto ciò che vogliono è vendere i giocatori il prima possibile e il modo più semplice per farlo è puntare su chi segna. Il calcio è molto popolare, soprattutto a livello di nazionale, quindi molti politici di poco peso lo utilizzano per aumentare la propria notorietà".

Ma non ci sono solamente allenatori stranieri pronti a denunciare il tutto (una volta lontani). Anche El Hadji Diouf, attaccante nato in Senegal e che gioca in Inghilterra al Leeds, è stato fino ad oggi l'unico ad aver alzato la voce contro questo sistema corrotto. Nel 2010 in un’intervista a Radio France international ha dichiarato che "l’intero sistema del calcio africano è corrotto".
La denuncia di Diouf, eletto nel 2001 e nel 2002 calciatore africano dell’anno, ha fatto irritare i vertici del calcio del suo Paese a tal punto da squalificarlo, inibendolo da qualsiasi attività sportiva da svolgere in Senegal.
Evidente segnale che forse il giocatore ha davvero colpito nel segno: l'attaccante deve ancora finire di scontare la squalifica che finisce solo nel 2016.
Intanto la corruzione continua e ha già coinvolto nei suoi loschi ingranaggi la Coppa d'Africa 2013.

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