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Il fallimento nerazzurro di Erick Thohir si chiama Suning Group

il 15 novembre 2013 Erick Thohir rilevava la maggioranza del club nerazzurro, Moratti restava presidente onorario con pacchetto di minoranza a garanzia della bontà del passaggio di proprietà. A due anni e mezzo di distanza, il tycoon indonesiano vende per rientrare dall’esposizione economica e senza aver realizzato alcun progetto sportivo. E Moratti si defila.
A cura di Alessio Pediglieri
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Erick Thohir ha fallito. Il tycoon indonesiano entrato di prepotenza nell'universo nerazzurro sta abbandonando la nave a distanza di due anni e sette mesi dall'acquisto del pacchetto di maggioranza, sta vendendo la società milanese alla società cinese Suning Group, pronta a rilevarne subito il 70% delle quote e entro fine anno raggiungere il closing del 100%. Salutando Thohir e Moratti che a quel punto venderebbe il suo 29%. Il tutto quasi ufficializzato dopo solo qualche ora da una intervista a cuore aperto dello stesso indonesiano che ha parlato ai tifosi rassicurandoli su obiettivi sportivi ben precisi (Mancini, mercato, Europa) e la volontà di proseguire su un cammino virtuoso societario già intrapreso (il risanamento del debito e il rientro nei parametri del fair play finanziario).

Due anni e mezzo di parole indonesiane

Tante parole, ma i fatti sono altri. Thohir lascia, molla la barca nerazzurra e lo fa senza pensarci troppo. Il Suning Group è un'opportunità per il magnate indonesiano per rientrare dalle spese effettuate dallo scorso 15 novembre 2013, giorno in cui è stato ufficializzato il suo ingresso in società al posto di Moratti. Tanti investimenti, soldi per risanare il debito, rimettere in sesto un club disastrato da amministrazioni scellerate precedenti con un buco in bilancio da paura. Il tutto non per amore dell'Inter ma – a questo punto – per altri motivi che poco hanno a che fare con lo sport visto che i risultati ottenuti in questa attuale gestione sono scarsi e insufficienti: due Europa League acciuffate per i capelli, campionati da comprimari.

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Missione compiuta, pubblicità e rientro dall'esposizione economica

Da una parte Thohir è riuscito in un primo intento: se tre anni fa il 100% dell’Inter venne stimato attorno ai 300-350 milioni, compresi i pesantissimi debiti, oggi il Suning Group ha valutato la società sui 500 milioni anche se dalla società nerazzurra trapela un più confortante ma meno credibile 700-750. I cinesi sarebbero oltretutto pronti ad accollarsi debiti per 300 milioni e rimborserebbero i 100 milioni prestati da Thohir. In più verserebbero altri 100 milioni liquidando i rispettivi pacchetti azionari di Moratti e dello stesso Thohir che così rientrerebbe completamente dall'esposizione economica.

E Massimo Moratti si defila

Se da un punto di vista economico il cerchio si chiude con Thohir che esce di scena riprendendosi gli investimenti, con Moratti che cede il restante pacchetto azionario lasciando via libera ai nuovi acquirenti ed un gruppo di maggioranza che gode di finanze e fondi plurimilionari, ciò che lascia perplessi è il reale progetto sportivo, semmai ce ne fosse uno. Il Suning Group è un colosso imprenditoriale che poco o nulla ha a che fare con il mondo del calcio ed è difficile oggi pensare che oltre i soldi abbia in mano anche una pianificazione tecnica che possa rilanciare sportivamente parlando l'Inter. Due anni e mezzo fa, Moratti disse di voler restare in società per monitorare Thohir e garantire una vigilanza pronto a riprendersi il club in caso ci fossero stati segnali non adeguati alla storia di una delle società calcistiche più importanti d'Italia, d'Europa e del mondo. Oggi è il primo a farsi da parte. Qualcosa non torna.

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