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Il ciclista Gavazzi insulta Mazzoleni: “Sparati, uomo di m….”

Il 31enne corridore, tifosissimo interista, si è lasciato prendere dalla rabbia pubblicando un tweet delirante contro il contestato direttore di gara della sfida di Firenze. Dopo qualche ora, sono però arrivate le sue scuse: “Ho usato parole fuori luogo e offensive preso dalla foga del momento! Chiedo venia…”.
A cura di Alberto Pucci
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Bastano un gol preso nei minuti di recupero e una decisione arbitrale discutibile, per accendere l'ultrà che spesso si nasconde dietro ad ognuno di noi. Alle imprecazioni che qualche anno fa rimanevano dentro un bar o dentro il nostro salotto di casa, si è però aggiunta l'opzione "social": sempre più spesso utilizzata per riversare online la rabbia accumulata durante i novanta minuti di gioco. A pubblicare l'ennesimo tweet discutibile, questa volta è stato uno sportivo: Francesco Gavazzi. Il 31enne ciclista valtellinese, in forze all'Androni-Sidermec e tifosissimo dell'Inter di Roberto Mancini, non ha digerito la sconfitta di Firenze (maturata dopo alcune decisioni arbitrali rivedibili) e ha pensato bene di sfogarsi accendendo il computer e twittando un messaggio davvero poco amichevole nei confronti di Paolo Mazzoleni: direttore di gara dell'infuocata partita del "Franchi".

L'errore e le scuse del ciclista – Il tweet incriminato, corredato da una foto del fischietto di Bergamo, ha fatto il giro del mondo e lasciato a bocca aperta molti tifosi e addetti ai lavori: "Ecco a voi l’imbarazzante uomo di merda che non dovrebbe arbitrare nemmeno in seconda categoria! Sparati in bocca!". Un imbarazzante sequela di insulti che hanno rianimato il dibattito sull'utilizzo corretto di alcuni "social network" e convinto, a poche ore di distanza, lo stesso Gavazzi a fare l'inevitabile marcia indietro con tanto di scuse: "Mi scuso per il tweet di ieri – ha postato in un altro messaggio il corridore – Ho sicuramente usato parole fuori luogo e offensive preso dalla foga del momento! Chiedo venia". Un gesto da censura, purtroppo già accaduto in passato. Un episodio, questa volta, tutto italiano: fino ad ora, il più grave reso pubblico da quella piazza virtuale che risponde al nome di Twitter.

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