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Henry, ultima magia coi Red Bulls. Lo attende l’Arsenal

Il campione francese lascia la Major League e il calcio giocato. A 37 anni può iniziare l’avventura di allenatore, il manager dei Gunners, Wenger, lo ha scelto come erede sulla panchina dei londinesi. Serve solo il suo sì…
A cura di Maurizio De Santis
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L'ultimo tocco di classe l'ha concesso nella semifinale di ritorno dei playoff di Major League. Thierry Henry ha preso per mano ancora una volta di New York Red Bulls e li ha trascinati (quasi) all'impresa. La pennellata del campione, il tratto dell'artista… il francese si gira, calcia di destro e traccia nell'aria una parabola che scavalca la difesa avversaria. Sulla palla c'è scritto ‘basta spingere' e Tim Cahill non si lascia pregare. Contrastato, trova il varco giusto e sigla il vantaggio. Magico, spettacolare com'è altrettanto straordinario ammirare la grinta agonistica sul volto dell'ex Arsenal che, a 37 anni, mostra la stessa determinazione che ne hanno fatto un calciatore leggendario per i ‘Gunners'. Qualità che non sono bastate a regalare l'accesso alla finalissima ma hanno messo il sigillo sul match. Quell'azione che ha lasciato il pubblico a bocca aperta e fatto spellare le mani anche ai tifosi di casa resterà nella cineteca del campionato americano che ha celebrato in novanta minuti il commiato della stella europea. Henry appenderà le scarpette al chioso ma resterà nel mondo del calcio. Questa è la sua volontà e questa è anche l'intenzione di Arsene Wenger, suo mentore ai tempi della Premier, che lo ha già chiamato e chiesto di tornare in Inghilterra per raccoglierne il testimone sulla panchina dei londinesi. Scioglierà le riserve a breve e poi si tufferà nell'ennesima avventura della carriera che negli ultimi quattro anni ha speso negli States.

Monaco, Arsenal, Barcellona e la Nazionale francese (123 presenze, 51 gol) hanno rappresentato i momenti più esaltanti e vincenti della sua esperienza di calciatore. A Torino, sponda Juventus, restò un genio incompreso. Non riuscì mai ad ambientarsi: 16 partite, 3 gol e la cessione a torneo in corso all'Arsenal. Ancelotti di lui disse: "Il mio errore più grande è stato non capire quanto fosse forte come attaccante". E aveva ragione, a giudicare dal palmares: con la maglia dei Gunners detiene il record di presenze (86) e di reti (42) nelle varie competizioni per club della Uefa; a Londra lo ricordano per i 228 gol segnati tra il 1999 e 2007 (salvo una breve parentesi nel 2012 prima di trasferirsi in America) e aver vinto 2 Premier, 3 FA Cup, 2 Community Shield. Un'icona, tanto dedicargli una statua all'Emirates. In Spagna, tra le fila dei catalani, ha messo in bacheca 2 titoli nella Liga, 1 Coppa del Re, una Supercoppa di Spagna, 1 Champions League e 1 una Coppa del Mondo per Club. A livello individuale ha conquistato per 4 volte la palma di capocannoniere in Premier League e due Scarpe d'Oro. Pelé e la Fifa lo hanno inserito nella lista dei cento calciatori più forti di tutti i tempi. A Londra, attraverso un sondaggio, i tifosi dei Gunners lo hanno iscritto di diritto nel novero dei 50 migliori giocatori che hanno vestito la maglia dell'Arsenal. Chapeau, Henry… e bonne chance. Buona fortuna, campione.

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