Finalmente lo scudetto 2006 avrà un padrone, o forse no
C'è più ansia che in una finale mondiale. La decisione sullo scudetto 2006 è oramai alle porte: la relazione di Stefano Palazzi è arrivata sul tavolo del presidente Abete e ha dato il suo doppio verdetto: "se si fosse oggi nel 2006, l'inter avrebbe commesso illecito sportivo", colpa di Facchetti, allora presidente dell'Inter che interloquiva con i designatori, ma anche "prescrizione dei fatti". Ma se i fatti legati al 2006 possono essere archiviati, ciò che non si può prescrivere è lo scudetto di quell'anno e in una settimana si emetterà la sentenza su uno dei più controversi titoli di sempre. A giocarsi la faccia – e una fetta enorme di credibilità – ci sono la Juventus e l'Inter, arbitro della questione, il presidente federale Abete.
Se i bianconeri vedessero aggiudicarsi positivamente l'esposto presentato alla Federcalcio, sarebbe un segnale importante all'interno del sistema che sancirebbe il ritorno ufficiale della Vecchia Signora all'interno del ‘Palazzo'. Se, al contrario, fosse l'Inter ad ottenere l'effetto opposto – scudetto ottenuto a tavolino e confermato dalla FIGC – avrebbe il sapore della conferma che il club nerazzurro sia considerato ad un certo livello nel sistema calcio tanto che non si possa fargli uno ‘sgarbo'. Comunque andrà, però, ci saranno vinti e vincitori e qualcosa dal prossimo metà luglio non sarà mai più come prima.
IL TITOLO CHE VALE TROPPO – Quello scudetto è più di uno scudetto. Per l'Inter e soprattutto per Massimo Moratti è l'elemento che sancisce il passaggio da un'era ad un'altra, distinguendo la storia del pallone italiano in un Prima e Dopo Calciopoli. E' un emblema, un simbolo, non solo un tricolore da mettere in bacheca. Cinque anni fa, quando venne dato a tavolino all'Inter penalizzando Juventus e Milan (prime e seconde in classifica) il popolo interista comandato dal presidente si forgiò del titolo di "scudetto degli onesti". Uno schiaffo in faccia a tutto il sistema, soprattuto quello bianconero e rossonero dando in modo indiretto dei ‘disonesti‘ a chi era invischiato nell'affaire Moggi. Quello scudetto però non fu un tributo all'Inter che se ne appropriò senza colpo ferire: c'era l'Uefa che spingeva perchè venissero compilate le liste di Champions League, figlie di una classifica che doveva venire stilata con un primo, un secondo e un terzo. Con Juve e Milan coinvolte e punite, restava la sola Inter a disposizione per ‘sfamare‘ le richieste dell'Uefa e così fu: per intenderci, se terzo ci fosse stato il Fanfulla, sarebbe stato proprio il Fanfulla a giovarsi della situazione. Insomma, davanti ad un atto forzato – più che dovuto – quelle parole di ‘onestà' furono parole pesanti, forse troppo. Di certo, stonarono all'orecchio dei più. A distanza di cinque lunghissimi anni, quello ‘scudetto degli onesti' è ancora elemento di disamore e astio tra due delle società più importanti e potenti del calcio nazionale e non solo. I tifosi della Beneamata dopo sei anni di vittorie e di successi indescrivibili si sono però leggermente disinnamorati di quel titolo controverso e molti sarebbero disposti anche a farne a meno. A meno che non venga ridato alla Vecchia Signora come nelle volontà della famiglia Agnelli.
LA MARCIA DEGLI AGNELLI – Proprio l'ultima generazione degli Agnelli, da quando ha preso in carica la presidenza bianconera ha sempre portato come proprio vessillo, la "riconquista" di quel titolo, il ventinovesimo conquistato sul campo al di là delle decisioni a tavolino. Andrea Agnelli, il ‘giovin signore‘ bianconero, insieme ai legali juventini aveva preparato un esposto in cui si dichiarava espressamente l'assegnazione alla Juventus del titolo del 2006 indebitamente assegnato all'Inter. Soprattutto sulla base delle evoluzioni di Calciopoli2 e delle intercettazioni che volevano anche l'Inter coinvolta nel malcostume generale in cui si invitavano i designatori a cena per richieste più o meno esplicite e compromettenti. Una volontà, quella di Agnelli sempre espressa ogni volta che se ne paventava l'occasione durante l'ultimo campionato, con comunicati ufficiali sul sito, proclami ai tifosi e – appunto – l'esposto alla Procura Federale. Fino ad oggi, quando finalmente, dopo cinque lunghi anni si vedrà la luce alla fine del tunnel dello scudetto 2006 che, con l'Inter accusata di illecito, non dovrebbe più vestire il ‘nerazzurro'.
LE TRE VIE DELLA FEDERCALCIO – Le opzioni sono tre: tutto resterà come è adesso, con lo scudetto confermato all'Inter; la Juventus riavrà il tricolore che richiede per meriti sportivi sul campo (dopotutto aveva vinto quel campionato); Palazzi e Abete se ne laveranno le mani revocando definitivamente il titolo lasciandolo per sempre in sospeso.
La prima ipotesi al momento sembra di difficile realizzazione. Anche se Massimo Moratti abbia più volte detto di "avere sensazioni positive" sul tricolore incriminato perchè "l'Inter non è mai stata interessata dalle vicende di Calciopoli", dopo tanto clamore e altrettanta attesa non sembra che la FIGC stia percorrendo la strada del ‘non agire‘ deligittimando di fatto la nuova Juventus e ridando ‘potere‘ all'Inter.
Anche il secondo caso – ridare lo scudetto alla Juve – non sembra percorribile, meno ancora della prima opzione. Ridare lo scudetto ai bianconeri vorrebbe dire ‘sfiduciare‘ le già polemiche decisioni prese con Calciopoli, avrebbe insomma, il sapore di un autogol e di un rimangiarsi quanto sostenuto e decretato con difficoltà in questi ultimi anni.
Più realistica, invece l'ultima ipotesi: togliere l'assegnazione dello scudetto e revocarlo.
Si potrebbero prendere tre piccioni con una fava: l'Inter sarebbe amareggiata ma si consolerebbe con i restanti trofei vinti in queste ultime stagioni, con una pillola addolcita da Champions e Mondiale per Club. La Juventus non potrebbe dirsi scontenta: è vero, i bianconeri rivorrebbero il tricolore in bacheca ma già toglierlo all'Intrer sarebbe comunque un successo e uno smacco agli ‘onesti'. Terzo, anche la FIGC cadrebbe in piedi seguendo la linea di Calciopoli, confermando che quell'anno nefasto dev'essere ‘dimenticato' anche dall'albo d'oro senza alcuna assegnazione del titolo.