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Fenomeni virtuali: da Babangida a Cherno Samba, la fama arriva dai videogiochi (foto)

Tanti i giocatori che hanno legato le proprie fortune ai videogiochi piuttosto che ai risultati del campo.
A cura di Giuseppe Cozzolino
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Potere dei videogiochi calcistici: sono tanti i calciatori con poca gloria nei campi di calcio che hanno invece partecipato alla gloria di diversi allenatori virtuali, soprattutto grazie ai valori non proprio corrispondenti alla realtà e perfino talvolta letteralmente "gonfiati". Ed alcuni di questi sono diventati poi famosi proprio per le loro doti virtuali piuttosto che per quelle effettive dimostrate in campo: dall'idolo di tanti appassionati di videogiochi Bagangida passando per Cherno Samba, sono tanti i calciatori che hanno "forgiato" le carriere degli allenatori virtuali di mezzo mondo.

Cherno Samba ad esempio si è ritirato da poco dopo un grave infortunio che gli ha condizionato la carriera: una sola presenza con l'Inghilterra Under-20, ma in compenso un autentico fenomeno in Championship Manager, l'antenato di quel Football Manager che oggi tiene incollati agli schermi intere generazioni di videogiocatori. Lui stesso ha sempre ammesso che la sua popolarità era tale più per il gioco che per il campo: una volta, ha ricordato, avrebbe dovuto attendere tre mesi per la consegna di un nuovo apparecchio telefonico ma, forniti i dati all'operatore, la risposta fu: "Ma quello di Championship Manager? Domani lo avrà".

Non solo i giochi manageriali: a fare le fortune di tanti giocatori "di seconda fascia" sono stati soprattutto quelli di simulazione virtuale vera e propria. Certo, molto dipende anche dall'abilità di chi li controlla: ma in alcuni casi sembrava di partire davvero avvantaggiati. Babangida, ad esempio, era una scheggia vera e propria in Pro Evolution Soccer, e c'è chi giocava con la Nigeria solo per poterlo schierare: era il calciatore più veloce di tutto il gioco, ed in pratica il modo di giocare la gara dipendeva quasi tutto da come lo si utilizzava. Altro nigeriano che ha fatto la storia del calcio "virtuale" è Sunday Oliseh, ex della Reggiana che in Italia ricordano in pochi. Ma i programmatori gli avevano dato un tiro potentissimo, tale che gli bastava centrare la porta per fare gol.

Roberto Carlos unisce invece la bravura virtuale a quella effettiva: ma anche nel suo caso i programmatori gli avevano dato valori tali in termini di tiro e velocità che in pratica tutti, almeno una volta, lo si è schierato in attacco. Ed infatti nascevano spesso "litigi" reali per questa scelta, tanto che in molti tornei veniva proibito di spostarlo in avanti per non alterare troppo il dislivello con gli altri. E che dire di Carsten Jancker? Se c'era un pallone di testa, li prendeva davvero tutti, anche perché aveva una forza fisica (come nella realtà) che aveva pochi oppositori. Diversi invece i discorsi legati a Kerlon o a Bakırcıoğlu: il primo, ex di Inter e Chievo, aveva ottime dote di palleggiatore, ma poco altro; tuttavia, nel mondo virtuale faceva la differenza e permetteva autentici salti di qualità. Il secondo, svedese come Ibra ma di origini assire, nella realtà si è perso nel salto dal livello medio a quello alto: nei videogiochi, però, spaccava il mondo e poteva puntare al pallone d'oro. Chiude il cerchio un italiano: Ciro Caruso. Ex di Napoli e Reggiana, una carriera costellata di infortuni: eppure, nei videogiochi, era fortissimo come pochi altri difensori centrali. Pare lo fosse anche dal vivo: leggenda vuole che se si chiede a Marco Materazzi chi sia il più forte difensore centrale che abbia mai visto giocare, lui risponda proprio facendo il suo nome.

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