Europa amara per le italiane: 3 pareggi, 1 vittoria e una tragedia. Questa è la dimensione attuale del nostro calcio
Le premesse c'erano tutte e sono state confermate in pieno: il nostro calcio a livello europeo vale quando il Rennes, il Vaslui e il Trabzonspor. E non ci si illuda delle restanti avversarie affrontate a viso aperto da Milan e Napoli: Barcellona e Manchester City sono state tutt’altro che irresistibili eppure non si è riusciti a racimolare se non un punticino piccolo piccolo.
BARCELLONA SOTTO TONO, PAREGGIO INSPERATO – Il Milan credeva di doversi giocare a reputazione nella tana dei campioni d'Europa in carica. Galliani aveva avvisato tutti: è il derby del Mondo, con i campioni d'Europa e la squadra più titolata che si sfideranno in 90 minuti epici. Di epico c'è stato ben poco se non il gol lampo di Pato e il risultato finale che è sembrata una mezza beffa per gli azulgrana che già avevano fatto la bocca sulla vittoria di misura. Una gara non bella, dove ha giocato solamente una squadra (il Barça) e con il Milan incapace di fare due passaggi di fila. Una magra figura e tanta ‘buena suerte' contro i catalani che apparivano leggermente involuti e svogliati: gli uomini di Guardiola non si sono di certo espressi al meglio, anzi. Eppure la qualità messa in campo, anche se non la solita devastante supremazia in zona-gol, è risultata sufficiente contro i campioni d'Italia, espressione massima del nostro calcio, sempre in balia delle onde azulgrana. Una figuraquasi barbina, tramutatasi in una trasferta sufficiente perchè ridimensionata dal risultato che poi, nel calcio, è tutto: il 2-2 contro il Barcellona è un pareggio che è oro colato di questi tempi e nella dinamica di un girone in cui il Barcellona, comunque, difficilmente lascerà il primo posto ai rossoneri.
TRACOLLO INTER, L'IMBARAZZO E' SERVITO – Completamente diversa, nella forma e nella sostanza, la gara dell'Inter contro gli sconosciuti turchi arrivati da Trebisonda. Gasperini ha fatto ciò che voleva Moratti: difesa a 4, Sneijder trequartista, Pazzini di punta. Risultato? A San Siro il Trabzonspor vince 1-0, figura pessima dei nerazzurri e livore aumentato di una presidenza che si sente sempre più presa in giro: prima per l'errore da provinciale sull'inserimento di Forlan nelle liste, poi da una squadra e un allenatore incapaci di dare gioco e fisionomia a quello che dovrebbe essere il nuovo progetto. In questo senso, la sconfitta dell'Inter non ha eguali diventando la ciliegina sulla torta della mediocrità del nostro gioco a livello internazionale. Giocatori indolenti, tifosi spazientiti, risultati latitanti: tutti ingredienti per rovinare ancor prima che incominci la stagione interista che parte in salita e con il freno a mano tirato. Adesso ci sarà la reazione, qualcosa cambierà in un modo o nell'altro, ma la sconfitta con il Trabzonspor resta indelebile e devastante per il nostro sistema. Se l'Inter è davvero la reale alternativa al Milan, possiamo già adesso chiudere con l'Europa. I turchi non hanno vinto per superiorità manifesta, anzi. Hanno saputo semplicemente giocare a calcio in modo costante e ordinato: un posto per ogni giocatore e ogni giocatore al posto giusto. Semplice, forse troppo.
LAZIO, LA SPERANZA SI INFRANGE SUL VASLUI – Altra occasione mancata e gara in cui si nutrivano più che delle semplici speranze era il match dell'Olimpico con la Lazio che ospitava gli sconosciuti del Vaslui. Bene, l'armata di Reja, tanto bella a San Siro al debutto con il Milan, si è rivelata per una notte un ‘brutto anatroccolo‘ cui servono davvero ancora molte cure di bellezza per potersi vantare a certi livelli. Dopo il vantaggio iniziale, i cinque minuti della ripresa hanno messo in ginocchio una Lazio imbarazzata che è poi riuscita a rimediare il 2-2 finale solo grazie alla rete di Sculli che ha risistemato le cose dopo la doppietta di Wesley. Anche in questo caso, visto che si trattava di Europa League e visto che gli avversari di turno erano poco più di un semplice sparring partner, la Lazio era chiamata alla conferma della doppia prova sostenuta nei preliminari ed invece l'appuntamento europeo ha messo a disagio gli uomini di Reja: tante, tantissime occasioni ma tutte sprecate per troppa sufficienza o superficialità, tutti sintomi di mancanza di sicurezza. E dire che lo stesso tecnico dei capitolini aveva parlato di autostima e coscienza delle proprie forze. Chissà cosa sarebbe successo se contro il Milan si fosse rimediata una sconfitta.
NAPOLI E UDINESE, UNICI LAMPI NEL BUIO – Davanti a tanta pochezza, le uniche due note positive sono state elargite dal Napoli e dall'Udinese. I friulani hanno ottenuto in casa una vittoria tutt'altro che scontata: contro il Rennes hanno sofferto, sono passati in svantaggio, hanno rimediato il pari grazie al solito Di Natale, sono tornati a soffrire fino alla fine per poi trovare l'occasione giusta all'85'. Agli uomini di Guidolin al debutto in Europa League, dopo l'esclusione contro il più brutto Arsenal degli ultimi 10 anni, non si poteva chiedere di più. Sappiamo tutti che quest'Udinese è un cantiere aperto dove sono andati via i capimastri Inler, Felipe e Sanchez mentre i nuovi geometri e capocantieri sono alle prime esperienze ad alti livelli. Eppure, anche se i francesi avrebbero meritato un altro risultato, la gara dell'Udinese si è distinta almeno per la dedizione messa in campo. Il Napoli con l'1-1 di Manchester è stato invece, l'unica vera nota positiva della tre giorni europea. Il City non è riuscito a giocare il proprio calcio grazie ai partenopei e ad un Mazzarri capace di stimolare nel modo giusto un collettivo che ha dato gran prova di sè, nell'insieme e nei singoli. Ne è nata una gara difficile ma amministrata dai partenopei che sono riusciti ad andare in vantaggio per primi e hanno ‘rischiato' di sbancare Manchester. Il pari, alla fine, può essere considerato un risultato giusto ma Cavani & co. hanno superato la loro prova di maturità e promettono altre buone prestazioni nel proseguo del girone. Tanto, tantissimo per la Napoli calcistica tornata a respirare la Champions dopo 21 anni. Un po' poco, pochino per il movimento calcistico italiano relegato, nei risultati, alla periferia del calcio che conta. come è giusto che sia.