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Europeo 2016 in Francia

Euro 2016: Irlanda del Nord, dove il calcio è religione

Le divisioni settarie hanno caratterizzato da sempre il calcio in Irlanda del Nord. Lo stesso stadio dove gioca la nazionale, Windsor Park, è la casa del Linfield, simbolo della comunità protestante che ha da sempre regolato il gioco. Euro 2016 può diventare un passo decisivo verso la riconciliazione.
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“Non sono qui per dire messa, ma per metter su una nazionale”. È alla sua prima conferenza stampa da ct dell'Irlanda del Nord, Michael O'Neill, e già deve difendersi: non sarà che ti hanno affidato l'incarico perché sei cattolico? Il calcio, in Ulster, soprattutto ad alto livello, è da sempre di matrice protestante; i cattolici, nazionalisti, difendono invece l'enclave dei Giochi Gaelici come principale espressione sportiva. Ma il processo di pace, che nemmeno il calcio e la festa per la qualificazione all'Europeo facilita fino in fondo, passa anche per una nazionale che sia davvero inclusiva. Una chimera nell'Ulster dove i quartieri segnano territori e appartenenze, identificano alleati e nemici. E gli stadi, scrivono gli storici Bairner e Shirlow, “emergono come luoghi di riproduzione di un senso di alienazione dall'altro”.

Calcio e religione – Il calcio, dunque, non riesce ad affermarsi come linguaggio comune, come forza unificante. “Le più ovvie manifestazioni di vita culturale” scrive Dominic Murray, “sono inestricabilmente costruite all'interno delle comunità separate. Le normali vie di comunicazione e di contatto fra le persone che aumenterebbero la tendenza verso la creazione di una cultura condivisa, sono chiuse”. Il calcio in Irlanda del Nord non emerge come l'arena in cui unificare le tradizioni, ma come un nuovo foro dove rinforzare divisioni, sospetti e odio settario già presenti nella comunità. Così, la federazione internazionale di pugilato non riconosce l'Irlanda del Nord: alle Olimpiadi, anche gli atleti dell'Ulster, gareggiano per l'Irlanda. Una situazione che ha creato un caso estremo, quello di Wayne McCullough, protestante, lealista, argento a Barcellona 1992, protagonista di una celebrazione silenziosa perché ottenuta sotto una bandiera straniera. Divisioni che per anni hanno condizionato anche la federazione ciclistica dell'Ulster, divisa fino al 2007 tra Northern Ireland Cycling Federation (NICF), a prevalenza protestante, e Ulster Cycling Federation (UCF), a prevalenza cattolica, poi fuse in Cycling Ulster, una delle quattro divisioni regionali di Cycling Ireland.

Windsor Park – Lo stesso stadio dove gioca la nazionale, Windsor Park, racconta di un calcio che è molto più di un gioco, di un tifo che è espressione di un'identità culturale, dello sport come moltiplicatore di violenza settaria. È lo stadio del Linfield, che nasce come la squadra dell'omonima filanda di proprietà dell’Ulster Spinning Company a Belfast sud, a Sandy Row. E ha la sua lunga lista di titoli, saranno otto negli anni Ottanta, la decade migliore, gli anni fell'ala Robert Coyle, che è nato proprio a Belfast, allenatore-giocatore e manager di maggior successo di sempre. Gli anni della bandiera Noel Bailie, 25 anni da difensore centrale con la maglia numero 11, ritirata dopo il suo addio al calcio e oltre mille presenze sempre, solo, con la “blu” del Linfield, da sempre serbatoio della nazionale nordirlandese, e capace nel 1966-67 di salire fino ai quarti di finale di Coppa dei Campioni.

Linfield e settarismo – Chi arriva nel quartiere è accolto da un murales: prima c'era un disegno paramilitare per gli Ulster Freedom Fighters, ora c'è un ritratto di Guglielmo d'Orange con il suo annuncio ai soldati prima della battaglia di Boyne (1690), “You are Now Entering Loyalist Sandy Row”. Lasciate ogni speranza o voi cattolici che entrate. Come i “fratelli” dei Rangers Glasgow, anche il Linfield difende la regola non scritta di non tesserare cattolici. Ma anche il Linfield ha il suo Mo Johnstone, la sua eccezione alla regola, Dessie Gorman che arrivò dallo Shelbourne nel 1992. Un'eccezione che non lascia cenere, non scioglie la brina. Dieci anni dopo Neil Lennon, cattolico e bandiera del Celtic, avrebbe dovuto giocare la sua prima partita da capitano dell'Irlanda del Nord. È il 21 agosto 2002 e alla sede di Belfast della BBC arriva una telefonata. “ Qui è il Loyalist Volunteer Force, se Neil Lennon stasera entrerà in campo, sarà seriamente colpito”. Tradotto: può anche lasciarci la pelle. Lennon non giocherà più in nazionale. Suo padre conserva ancora i biglietti, mai usati, di quell'amichevole contro Cipro.

Natale di sangue – Ma di sangue ne è passato a Windsor Park negli anni della rivalità con il Belfast Celtic, la squadra cattolica della parte ovest di Belfast, che giocava con la stessa maglia a strisce orizzontali bianche e verdi dei “fratelli” di Glasgow. Quelle stesse maglie che si vedranno, poi, nelle scene del Bloody Sunday, la domenica di sangue del 1972 a Derry quando il 1º Battaglione del Reggimento Paracadutisti dell'esercito britannico aprì il fuoco contro una folla di manifestanti per i diritti civili, e ne uccide 13. Alcuni facevano parte della Green Brigade, la crew di tifosi del Celtic. Il Belfast Celtic, fondato nel 1891, riesce a vincere 14 titoli in mezzo secolo di storia, ma la violenza settaria costringe il club a rinunciare al campionato tra il 1915 e il 1918 e ancora dal 1920 al 1924. Anche nel giorno di Santo Stefano del 1948 il Belfast si gioca il titolo, a Windsor Park. Il Linfield, primo in classifica, con una vittoria potrebbe togliere ogni speranza ai grandi rivali. La partita finisce 1-1, il secondo tempo si gioca in un'atmosfera di minaccia per i giocatori e violenza sugli spalti. E al 90′ la violenza tracima. “Un tifoso saltò da un muretto e atterrò direttamente sulla mia gamba” ricorda Jimmy Jones, attaccante del Belfast Celtic che, suprema ironia del destino, era protestante come chi lo attaccava perché difendeva la divisa di una squadra cattolica. La polizia tarda a sedare l'esplosione di violenza e il Belfast Celtic a fine stagione lascerà per sempre il calcio professionistico.

Derry City – Negli anni Sessanta, gli anni dei “Troubles”, la contrapposizione violenta fra le forze del nazionalismo radicale da una parte, la Northern Ireland Civil Rights Association e l'IRA, e dall'altra gli apparati di sicurezza del Parlamento di Stormont (i B Specials, i RUC e l'esercito inglese) si allarga a un altro campo di battaglia: Derry. E mette in crisi la sopravvivenza del Derry City, che gioca da sempre al Brandywell, nel cuore del Bogside, il quartiere cattolico della città. Nel 1972, l'insicurezza crescente convince il Derry City a lasciare il campionato: nel 1985 si iscriverà alla League of Ireland, la prima divisione del campionato della Repubblica d'Irlanda.

Passaggi critici – Se nel rugby, l'Irlanda si presenta con una nazionale unica, nel calcio la storia è diversa. Certo, il programma di Community Relations della Irish Football Association, la federazione nordirlandese, e l' Amalgamation of Northern Ireland Supporters Clubs hanno contrastato il settarismo. Ma la realtà delle due federazioni irlandese (IFA e FAI, la Football Association of Ireland) e delle due nazionali appare difficile da modificare. Anche se fino al 1953 non è stato così, tanto che alle qualificazioni per i Mondiali del 1950 hanno partecipato due selezioni irlandesi miste, due nazionali iscritte come Irlanda con giocatori scelti nelle due parti dell'isola: in quattro hanno giocato addirittura per entrambe. Con l'accordo di pace, il cosiddetto Good Friday Agreement (l'Accordo del Venerdì Santo del 1998), le questioni dell'appartenenza calcistica si sono ulteriormente complicate. L'accordo consente a chi nasce in Ulster di poter scegliere di prendere il passaporto britannico o irlandese. Ma l'Irlanda del Nord non emette i propri, e nel 2006 la FIFA stabilisce che gli under 18 nati nell'Ulster non possano essere convocati nelle nazionali giovanili dell'Irlanda del Nord senza un passaporto britannico valido. La FIFA è poi tornata indietro sulla sua decisione: l'irlandesità non è più causa di esclusione. Tuttavia, dopo gli accordi, molti giovani nordirlandesi decidono, una volta professionisti, di passare nella nazionale irlandese, per una serie di motivazioni religiose, politiche, culturali. Per questo appare difficile sia obbligare chi è nato nell'Ulster a giocare nell'Irlanda del Nord, quando creare una nazionale irlandese unica con lealisti e unionisti insieme. Tuttavia i dati contenuti nel rapporto governativo “Social exclusion and sport in Northern Ireland” fanno ben sperare. Oltre il 65% dei protestanti e il 70% dei cattolici è convinto che la IFA stia prendendo le decisioni giuste per integrare tutte le tradizioni. E il tifo per la nazionale unisce le comunità più di prima. “Il successo tende a stimolare il tifo” si legge nel rapporto. “Se la nazionale nordirlandese ottenesse successi maggiori a livello internazionale, il calcio potrebbe diventare una forza per la riconciliazione e la creazione di un'identità condivisa”. Euro 2016 è solo il primo passo.

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