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Euro 2016, Conte rivaluta il calcio all’italiana

Il ct azzurro disegna un 3-5-2 che ricorda molto la sua Juventus. Per la prima volta nella storia dell’Europeo, l’Italia ha chiuso un match senza concedere tiri in porta. I difensori avviano anche l’azione d’attacco. Maniacale l’attenzione a tattica e movimenti.
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Per la prima volta, l'Italia completa una partita agli Europei senza concedere nemmeno un tiro in porta. Certo, di fronte c'era la Svezia che non ha mai centrato lo specchio per 180 minuti e ha creato l'occasione migliore in due match grazie… al difensore irlandese Ciaran Clark. Ma quanto merito c'è nella nostra BBC, la linea Bonucci-Barzagli-Chiellini che fa da architrave dell'Italia più contiana del biennio, un'Italia che guarda indietro e riprende il meglio della tradizione. In fondo, se dopo quasi un secolo, il nostro contributo principale alla storia delle idee del pallone rimane il calcio all'italiana un motivo ci sarà.

Il valore di Conte – Non è facile, oggi, vedere una nazionale che si muove e interpreta la partita come una squadra di club. Non è forse più possibile pensare che le nazionali possano ancora rappresentare l'avanguardia tattica del calcio, come è stato per tutto il Novecento. Se il Mondiale del 1958 ha reso la difesa a quattro il paradigma del successo, il 1974 ha certificato la rivoluzione del calcio totale e Euro 2000 ha confermato l'era del 4-2-3-1, oggi le nazionali rispecchiano più che altro le doti individuali delle stelle carismatiche. Poco si vede di diverso, perché un ct nel poco tempo che ha a disposizione difficilmente può intervenire e modificare l'iper-specializzazione delle strategie e dei compiti richiesti ai giocatori nei club. Conte, però, fa eccezione. Come si legge su ESPN, “è il tecnico più celebrato del torneo. Dopo l'Europeo, Conte andrà al Chelsea, ma se avesse rifiutato l'offerta, i Blues non avrebbero trovato molti altri allenatori in grado di attirare la loro attenzione a Euro 2016”.

La Svezia contro l'Italia: le frecce rosse indicano cross e passaggi sbagliati
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La difesa – Inevitabile che a dare senso e spirito alla visione di Conte siano gli stessi giocatori che ne hanno condiviso e costruito i successi alla Juventus: Buffon, Barzagli, Bonucci e Chiellini: con loro davanti, Buffon deve fare solo una parata in due partite, su Nainggolan. Contro la Svezia, il trio si muove con una lettura fluida del gioco. Tengono la squadra corta, si alzano quando gli scandinavi costruiscono da dietro e insieme costringono Ibrahimovic a girare lontano dalla porta. Evitano che gli svedesi possano sfruttare una delle possibili debolezze, emersa nel primo tempo contro il Belgio: cercare il lancio lungo per la torre che appoggia e sfruttare lo spazio che si apre, con De Rossi che si abbassa, per l'inserimento da dietro fra le linee. Ai difensori, Conte chiede di partecipare alla costruzione della manovra. Contro la Svezia, anche per il pressing alto degli avversari, Chiellini e Bonucci toccano più palloni di chiunque altro in campo, scandinavi compresi (79 e 75 tocchi rispettivamente). Trenta volte, poi, Bonucci appoggia a Chiellini, 24 volte la palla viaggia in direzione opposta, 23 da Barzagli a Bonucci: non ci sono scambi più frequenti nella partita che porta gli azzurri agli ottavi.

Italia-Svezia: i palloni toccati da Barzagli, Bonucci e Chiellini
Italia-Svezia: i palloni toccati da Barzagli, Bonucci e Chiellini

Geometrie variabili in mezzo – In mezzo, nelle due partite qualcosa è inevitabilmente cambiato. De Rossi, sempre coinvolto nel cuore del gioco, si abbassa di più in fase di non possesso. Ma rispetto all'esordio contro il Belgio, Parolo si accentra di più per tenere anche la squadra compatta e sfruttare il gioco fra le due linee del 4-4-2 scandinavo. L'ex Cesena, molto più disciplinato e quasi terzino aggiunto a Lione per supportare Darmian, è un po' più libero a Tolosa anche perché da quella parte Forsberg taglia un po' di più verso il centro. Si crea così una maggiore densità che complica la rapida uscita del pallone dalla difesa e costringe spesso al lancio lungo. Ma stavolta Bonucci, fondamentale nel leggere l'inserimento di Giaccherini contro il Belgio, ha le linee di passaggio bloccate e un pressing più alto da fronteggiare, così a parte una magia per Florenzi, va un po' più in difficoltà nel secondo match. E l'ingresso del tanto bistrattato Thiago Motta alleggerisce non poco la pressione sui difensori.

Sviluppo del gioco – C'è un'azione, contro la Svezia, che ben racconta l'idea di calcio dell'Italia: Zaza protegge palla, tocca a Thiago Motta che alza la testa e apre per Florenzi sulla fascia. La costruzione offensiva degli azzurri parte da qui. Conte chiede alla prima punta, Pellé o Zaza nel finale a Tolosa, di venire incontro, di dare profondità, di creare spazi per gli inserimenti. Pellè l'ha fatto molto meglio contro il Belgio, con le sponde per accompagnare la corsa di Candreva a sinistra. A Tolosa, invece, è rimasto un po' più alto,ha partecipato meno a una fase offensiva forzatamente meno costante, contro una squadra più compatta che pressava più alta. Visto il ricorso maggiore al lancio lungo, ancor più importante diventa venire indietro a prolungare di testa sulla corsa di Florenzi o di Eder, un tipo di compito comunque più nelle corde di Zaza che di un centravanti d'area più classico come il salentino.

I movimenti di Eder contro la Svezia
I movimenti di Eder contro la Svezia

I movimenti delle punte – Anche per questo si spiega il ricorso a Eder come seconda punta, preferito a El Shaarawy. Al di là del gol qualificazione, la scelta ha una sua chiarezza di impostazione tattica e strategica. In un 3-5-2 di questo tipo, soprattutto nelle situazioni in cui il regista basso di centrocampo, De Rossi, è più impegnato in compiti di copertura, anche sulla fascia per coprire l'esterno che si sgancia, la coppia d'attacco funziona se gli attaccanti rimangono vicini. È il dialogo stretto che crea la superiorità numerica, la possibilità di scardinare le difese. E da questo punto di vista, con un attaccante centrale di peso, Conte preferisce una seconda punta classica al romanista che dà il meglio in un tridente d'attacco e tende comunque ad allargarsi molto per andare a ricevere palla e tagliare in mezzo.

Italia-Belgio: i movimenti di Pellè
Italia-Belgio: i movimenti di Pellè

Triangolo sulle fasce – Un movimento, quello richiesto alle punte, che serve anche a creare una sorta di triangolo con l'esterno e la mezzala (Candreva-Parolo a destra, Florenzi-Giaccherini a sinistra, per restare al match con la Svezia), in modo da tagliare fuori l'ala avversaria e arrivare all'uno contro uno sulla trequarti. In questo modo, o con un lancio dalla difesa o con un rapido cambio di gioco, l'Italia ha costruito praticamente tutte le occasioni da rete nelle due partite, gol-qualificazione di Eder compreso.

Prospettive – I primi 180 minuti, comunque, lasciano impressioni multiformi sull'Italia di Conte. L'indiscutibile solidità difensiva fa il piano con un'attenzione alla preparazione delle partite superiore a molte delle rivali, come sottolineava anche la stampa belga mostrando la predominanza della tattica nelle sessioni di allenamento azzurre, contrariamente al programma di Wilmots. È un'Italia che inevitabilmente privilegia la corsa a centrocampo, un po' per necessità, un po' perché è la visione di Conte a richiederlo (rivedere per credere i movimenti di Marchisio e Vidal davanti a Pirlo). Un'Italia che ha ottenuto il massimo senza aver creato tanto davanti, che ha dato il meglio (e non dovrebbe sorprendere), quando le avversarie si sono allungate perdendo le distanze fra difesa e centrocampo. Una squadra che nessuno vorrebbe affrontare. Perché le squadre così tendono a giocare meglio contro le avversarie più forti. Quando vincere diventerà un imperativo, quando accontentarsi di non perdere smetterà di essere un'alternativa praticabile, l'Italia dei nuovi abatini potrà brillare ancora di più.

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