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Dragowski, il portiere rivelazione della Serie A

Il polacco ha chiuso con 5.1 parate a partita all’Empoli in 14 partite. E’ la media più alta fra i portieri europei con almeno dieci presenze. Spiccano i 17 interventi contro l’Atalanta. E’ un portiere deciso, con notevoli riflessi e buonissimo senso della posizione. Considerato tra i candidati per un posto alla Roma, ha estimatori anche in Premier League.
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La domanda attrae, la risposta canta nel vento: come sarebbe andata la stagione dell'Empoli se Bartlomiej Dragowski fosse stato sempre titolare? Il portiere polacco, arrivato a gennaio in prestito dalla Fiorentina, si è preso da febbraio un posto da titolare e non l'ha praticamente più lasciato. Ha chiuso la stagione con 5.1 parate di media ogni 90 minuti. Nessuno, fra i portieri con almeno dieci presenze nei cinque principali campionati europei, ha fatto meglio. Ma non è bastato per evitare la retrocessione dell'Empoli di Andreazzoli.

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Record di parate

Ha completato 17 parate nello 0-0 contro l'Atalanta, dodici nella sconfitta a San Siro contro l'Inter all'ultima giornata, rigore di Icardi compreso, che non hanno evitato la retrocessione dei toscani, dieci nel derby contro la Fiorentina. Sono le tre partite con il maggior numero di parate in Serie A quest'anno. E le ha giocate tutte “Drago”. In media, ha neutralizzato 2.9 tiri dall'interno dell'area, 0,3 dall'area piccola, due dalla distanza di media a partita. Come sottolinea Alfredo Giacobbe sull'Ultimo Uomo, in base allo scarto tra i gol incassati e quelli che avrebbe dovuto concedere secondo gli Expected Goals, (Dragowski) risulta il miglior portiere del campionato del girone di ritorno, davanti al napoletano Meret e al ferrarese Viviano”.

Le parate di Dragowski all'Empoli
Le parate di Dragowski all'Empoli

Dragowski, portiere moderno

In 14 partite, ha mantenuto tre volte la porta inviolata a fronte di oltre sette tiri in porta fronteggiati a partita, con il 76% di parate. Un rendimento che lo mette alle soglie dell'eccellenza in termini di percentuali di parate. Come sottolinea un'interessante analisi sul blog di Soccerment di marzo, spiccano i portieri che, pur giocando in squadre che concedono più tiri in porta a partita della media, riescono a non subire gol nel 30% o più delle partite giocate. Da questo punto di vista, uno dei più efficienti in Europa rimane Yann Sommer, il numero 1 del Borussia Monchengladbach, che ha chiuso la stagione con 13 clean sheet nonostante una media di tiri avversari nello specchio superiore ai 4 a partita.

Dragowski, si legge su Rivista Undici, “sta molto fuori dai pali, cerca sempre di anticipare il tuffo coprendo la porzione di porta in cui prevede finisca il tiro”. Di fatto è un portiere moderno, che è riuscito ad essere efficace per tutta la seconda metà della stagione.

I primi 10 portieri per media di parate in Europa (almeno 10 presenze)
I primi 10 portieri per media di parate in Europa (almeno 10 presenze)

A confermarlo c'è un secondo dato. La percentuale di parate, infatti, non è un dato sufficiente a spiegare il rendimento di un portiere, visto che non tutti i tiri sono uguali. Vengono però in aiuto gli expected goals, la stima dei gol attesi. Una percentuale di parate alta ha un valore inferiore, infatti, se la maggior parte delle conclusioni arrivano dalla lunga distanza, o da angoli stretti: se dunque il tiratore ha basse possibilità di segnare. Una quota elevata di interventi, in caso di conclusioni ravvicinate e pericolose, alza il valore di un portiere, lo eleva tra i grandi. Nelle 14 partite che lo hanno visto titolare, l'Empoli avrebbe potuto subire, stando al modello Opta, 0,21 gol per ogni tiro in porta concesso agli avversari. Dragowski riesce comunque a completare il 76% di parate. Rientra dunque nel margine basso del riquadro dei portieri che riescono a mantenere un rendimento sopra la media, in cui troviamo anche Salvatore Sirigu o Jan Oblak dell'Atletico Madrid.

La grafica Soccerment sui migliori portieri in relazione agli expected goals per ogni tiro in porta subito
La grafica Soccerment sui migliori portieri in relazione agli expected goals per ogni tiro in porta subito

"Ero il mio più grande problema"

Nella prima metà di campionato, alla Fiorentina, lo scenario era decisamente diverso. “Ero il mio più grande problema. Sono venuto alla Fiorentina per giocare e invece mi sono scontrato contro un muro” ha detto a sport.pl. Ha fatto fatica ad accettare la panchina, ha rifiutato comunque offerte dalla Spagna, dal Portogallo e anche dalla Polonia, ma ha deciso di non tornare a casa: era troppo presto. Ha scelto di “tornare al peso che avevo quando sono diventato professionista e tutto ha funzionato. Le cose stanno andando per il verso giusto. Ho sopportato duramente i problemi che ho avuto, il mio approccio è radicalmente cambiato. Adesso sono felice ogni giorno e in ogni allenamento. Le situazione che una volta mi creavano problemi adesso non hanno più effetto. Vivo passo dopo passo”. Era il suo più grande problema, ha detto, è diventato la soluzione dell'Empoli.

E ora che succederà? Scavalcato e chiuso da Lafont alla Fiorentina, nella seconda parte di stagione ha quadruplicato il suo valore di mercato. I viola l'hanno dovuto solo ammirare, da avversario, completare una parata “alla Gordon Banks” che è servita a negare il primo gol in Serie A a Vlahovic. Il paragone dell'inviato della Nazione, che ricordava l'affinità con la parata del secolo dell'inglese su Pelè ai Mondiali del 1970, non sembra azzardato.

Figlio di un ex centrocampista del Jagellonia, dove anche lui ha iniziato a giocare, sa essere freddo e decisivo anche nei momenti caldi. “Può diventare il secondo Jan Tomaszewski” diceva qualche tempo fa il primo, il Tomaszewski originale, il portiere istrionico e un po' pagliaccio che negò agli inglesi la qualificazione ai Mondiali del 1974: la sua partita da para-tutto a Wembley è rimasta nella storia. “Ha un grande potenziale, spero diventerà un grande: sotto certi punti di vista è più forte di come ero io alla sua età”.

Sirene dalla Premier

Non ha grandi punti deboli. Sa dove posizionarsi, ha riflessi svelti, tempi di reazione rapidi e questo lo aiuta su punizioni e rigori. Non giocare lo fa arrabbiare, non l'ha mai nascosto, ma quando poi comanda l'area mostra meno esitazioni e quasi nessuna concessione alla frustrazione. Fermo di polso, quando gestisce l'area e quando frustra un tiro particolarmente potente e lo corregge oltre il palo, Dragowski spicca per lucida consapevolezza, per controllo della situazione e dello spazio. Può ancora migliorare sul piano della distribuzione del pallone di piede, una qualità un tempo accessoria e oggi sempre più centrale nella scelta di un numero 1.

Il canto delle sirene della Premier League lo attira verso West Ham e Southampton. È nella lista dei desideri di una Roma da ricostruire dopo il saluto a Mirante. È il portiere del futuro del calcio italiano, e non solo.

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