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Dove allenerà Antonio Conte? “A Roma non ci sono le condizioni. Vado dove posso vincere”

L’ex tecnico del Chelsea fa un po’ di chiarezza sulle voci delle ultime settimane relative al suo futuro. Esclude la Roma (“non ci sono le condizioni al momento”), non si sbilancia sulla Juventus (“I matrimoni si fanno in due…”) e ribadisce lo stesso concetto anche per Milan e Inter. “Devo sentire che vincere è possibile. Altrimenti, senza problemi, posso continuare a restare fermo”.
A cura di Maurizio De Santis
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Al 60% Antonio Conte tornerà ad allenare in Italia nella prossima stagione. Non è chiaro ancora dove andrà ma è sicuro dove non andrà, escludendo lui stesso una delle squadre che più di tutte s'è interessata a lui formalizzando i primi contatti e provando a bruciare la concorrenza. "Oggi le condizioni non ci sono ma penso un giorno, prima o poi, andrò ad allenare la Roma", ha ammesso l'ex ct nell'intervista alla Gazzetta dello Sport contribuendo a fare un po' di chiarezza rispetto alle voci delle ultime settimane e soprattutto restringendo il campo delle ipotesi che al momento vedono l'Inter come candidatura più calda e la Juventus quale spettatrice tutt'altro che disinteressata (in attesa di definire la posizione di Massimiliano Allegri).

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Quante possibilità ci sono perché torni a Torino, laddove ha gettato le fondamenta per il ciclo vincente? La replica di Conte è molto chiara, in questo caso non c'è alcuna pregiudiziale. Se dalla stanza dei bottoni arrivasse un cenno chiaro, sarebbe pronto a discutere ma al momento i bianconeri non hanno ancora deciso se proseguire il percorso con il tecnico attuale oppure ripartire con una nuova guida.

Perché i matrimoni si facciano è necessario che siano in due a volerli…  – ha aggiunto Conte -. Penso che la Juve abbia iniziato un percorso e penso che siano molto contenti di Allegri che sicuramente ha continuato il lavoro, sta facendo molto bene. Un domani non si sa mai.

Niente Juve (per adesso), quante opportunità ci sono per Inter e Milan? Anche in questo caso non c'è reticenza semmai una condizione precisa, la stessa che lo ha portato a di ‘no, grazie' alle avances della Roma.

Io devo avere la percezione di poter battere chiunque. Devo sentire che vincere è possibile. Altrimenti, senza problemi, posso continuare a restare fermo. Voglio incidere, perché sono molto severo con me stesso. La vittoria è il mio obiettivo. Il percorso per arrivarci è fatto di lavoro, di sacrificio, di unità d'intenti, di pensare con il noi e non con l'io. Non sono un gestore, non credo che l'obiettivo di un allenatore sia fare meno danni possibile. Se pensano questo le società non mi chiamino.

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