Dopo 4 giornate di campionato la Juventus balla da sola

E' stata la domenica delle occasioni perdute. L'unica squadra a mantenere un ritmo come nessun'altra è stata la Juventus, neo capilista solitaria mentre tutte le dirette avversarie hanno pagato dazio con un turno più difficile del previsto, perdendo già terreno dai campioni d'Italia dopo sole 4 giornate. La Lazio ha perso in casa contro il Genoa, il Napoli e la Sampdoria non hanno fatto altrettanto, ma i loro pareggi non sono serviti più di tanto, con i bianconeri da domenica sera a +3 punti dal gruppo inseguitore. Ancora peggio è andata alle milanesi, incapaci di dimostrarsi almeno all'altezza della situazione: il Milan di un Allegri oramai tenuto in vita artificialmente sulla panchina rossonera e l'Inter di Stramaccioni infastidito e permaloso, un po' come la sua squadra attuale, hanno perso rovinosamente aprendo in maniera ufficiale la crisi del calcio meneghino.
In attesa di capire cosa accadrà con la Roma che attenda fiduciosa lo 0-3 a tavolino in casa di un Cagliari debilitato dalla lucida pazzia di Cellino che ha fatto rinviare Cagliari-Roma istigando alla ‘disobbedienza civile' i propri tifosi.
Gli imbattibili – Sono 44 turni. Con uno di Champions ad avvalorare che, forse, allora non è proprio un caso se questa Juventus, al di là delle parole di circostanza e delle speranze dell'ambiente, sia una realtà sempre più completa e competitiva con cui fare i conti. In Europa non c'è squadra che abbia fatto meglio degli uomini del duo Carrera-Conte: tutte le grandi hanno pagato pegno in stagione subendo almeno una sconfitta in gare ufficiali mentre la Juventus non conosce sconfitta dall'inizio della pasata stagione.
La vittoria di forza per 2-0 nell'anticipo di sabato sera è stata semplicemente la prova che questa Juve ha piena consapevolezza dei propri mezzi e dei propri limiti, dimostrando di saper costruire i successi anche passando attraverso l'insegnamento di alcuni errori di "gioventù". Così si spiega la volontà di schierare da subito tra i titolari Quagliarella, letale nel pareggio di Londra, decisivo nella doppietta che ha schiantato nella ripresa il Chievo Verona.

Pezzi persi per strada – Il tour de force cui sono costrette le varie squadre tra Europa e Serie A sta mietendo vittime ad ogni turno, ma i bianconeri sembrano immuni dal subire contraccolpi. Non la Lazio i Petkovic che, tra le migliori fin qui tra risultati e gioco espresso, ha pagato pegno all'Olimpico nel posticipo contro il Genoa che, invece di rilanciarla al passo della Juve, l'ha vista inginocchiarsi al gol partita di Borriello ad una manciata di minuti dalla fine. Un brutto stop che ridimensiona le ambizioni celesti, oggi dietro al Napli e alla Sampdoria.
I partenopei a Catania non hanno brillato: Mazzarri aveva sapientemente dosato forze e titolari nella passeggiata infrasettimanale contro l'Aik, ma ciò non è servito a permettere a Cavani & compagni (nella centesima partita del Matador in azzurro) di superare i rossoblù nel fortino del Massimino, uscendone con un pareggio a reti inviolate che sa un po' di resa davanti ad una gara ogni tre giorni. Meglio della Lazio, intendiamoci, ma sempre troppo poco per una Juventus che sembra aver deciso di creare maggior distanza tra sè e i rivali da qui alla fine di ottobre.
Fiatone grosso anche per la Sampdoria di Ciro Ferrara che ha riagguantato il pari contro il Torino per 1-1 dopo essere stata sotto di un gol per gran parte dell'incontro. I blucerchiati non hanno mai fatto segreto di voler puntare ad un buon campionato senza pensare in grande ma il punticino a Marassi ha ridato equilibrio ad un gruppo che avrebbe potuto perdere il contatto con la realtà della propria missione: salvarsi e puntare all'Europa.

Milano, ko tecnico – Chi ha perso contatto con la realtà è invece la Milano del calcio. Milan e Inter irriconoscibili, brutte e in fortissimo ritardo rispetto alle avversarie. Lasciando perdere la Juve ad oggi due spanne più forte dei nerazzurri (a sei punti) e dei rossoneri (a tre). Ridurre la crisi al tabù di San Siro è ingneroso e irrispettoso all'intelligenza di chi capisce di calcio. Massimiliano Allegri anche a Udine ha perso 2-1 ed è sceso in campo con uomini che sembrano non seguirlo più, un gruppo senza costrutto nè stimoli, incapace di gestire le partite, rincorrere sempre in affanno il risultato. Una brutta prova aggravata dal cedimento mentale oltre che tecnico dimostratosi con le espulsioni di Zapata e Boateng. Se poi si vuole ricordare che Udine doveva essere la gara della svolta, la situazione è ancora più complicata: la società ha confermato ufficialmente Allegri come tecnico nel dopo-partita e ciò significa che il livornese ha le ore contate. Serve una scossa, che arriverà, ma si rischia di bruciare gli ultimi contatti buoni invece che ripristinare il giusto voltaggio di corrente.
Anche dall'altra parte del Naviglio ci si ciba a fiele e bile: a San Siro festeggia anche il modesto Siena di Serse Cosmi, vittorioso per 2-0 sui resti nerazzurri. Solamente Stramaccioni ha visto una buona squadra e si ostina a evidenziare il bicchiere mezzo pieno di un "progetto che va comunque avanti". Il tecnico romano aveva fatto sciacquare la bocca a chi in tempi non sospetti (vittoria a Torino e pareggio col Rubin) aveva fatto notare un'Inter provinciale, lenta e macchinosa ai limiti di una formazione volta a metà classifica. Oggi è difficile dire il contrario e sostenere la tesi che "non si può pensare ad una sindrome San Siro" e che l'unico "vero stop non sono state le sconfitte e i pareggi in Europa ma la partita contro la Roma".
Quest'Inter – come il Milan – e Stramaccioni – come Allegri – stanno pagando un progetto che non li ha visti protagonisti coinvolti ma semplici spettatori paganti: entrambi i club sono stati mancati protagonisti nell'ultimo mercato, entrambi i tecnici si sono lamentati in tempi diversi del materiale a loro disposizione senza venire ascoltati.
Tra gli altri risultati di giornata spicca la vittoria dell'Atalanta sul Palermo in Zona Cesarini e – ovviamente – del Genoa a Roma contro la Lazio a favore di una classifica che, esclusa la lepre bianconera, rimane corta e compatta. C'è chi si diverte ad assistere ad un campionato così equilibrato, ma non si può nascondere più di un pizzico di nostalgia di quando in Serie A c'erano forse maggiori ‘gap' tra il gruppo di testa e le altre partecipanti ma si potea assistere alla freddezza di Ibrahmovic e alle giocate geniali di Lavezzi, in attesa di gustarsi i nuovi fenomeni Insigne, Immobile e Verratti l'unico dei tre a stupire in quest'inizio di stagione. In Francia, però.